Eurodollaro al test di 1,2, Atene e Bce sotto i riflettori
Gli analisti sono concordi, il 2015 sarà l’anno del dollaro. Questo perché a guidare i mercati saranno ancora le decisioni di politica monetaria delle banche centrali. Se negli Stati Uniti la Federal Reserve, seppur con “pazienza”, si appresta a normalizzare la situazione, in Europa il meglio deve ancora arrivare.
Per il chairman della Bce Mario Draghi il pericolo di tassi di inflazione negativi è reale e di conseguenza le possibilità di un quantitative easing in grande stile stanno aumentando. Peter Praet, capo economista dell’istituto con sede a Francoforte, stima un inflazione sotto zero “per una parte sostanziale del 2015”. “Gennaio si appresta ad essere un mese difficile per la moneta unica alla luce delle voci di un quantitative easing e delle tensioni politiche in Grecia”, rileva David Madden, analista di IG.
In questo contesto il cambio tra la moneta unica e il biglietto verde oggi è sceso fino a 1,2034 dollari facendo segnare il livello minore dal giugno del 2010. Nonostante il -12% registrato dall’euro nel 2014, la performance peggiore dal 2005, la caduta non è finita.
Al di là dello spread tra politiche monetarie e delle tensioni in arrivo da Atene, per Société Générale l’euro, causa tassi di interesse negativi, si troverà a fronteggiare anche minori flussi di capitale in entrata. “L’eurodollaro si sta preparando a testare 1,2 e il consenso di mercato sull’eur/usd, che per fine anno vede il cross a 1,18, potrebbe essere uno dei primi ad esser rivisti”.