Notizie Notizie Italia Eurispes: in Italia crescita dei salari magra rispetto all’Ue

Eurispes: in Italia crescita dei salari magra rispetto all’Ue

30 Marzo 2007 07:19

L’Italia si scopre tra le Cenerentole d’Europa anche per quanto riguarda la crescita dei salari. I lavoratori del Belpaese lo avevano intuito vedendo il costo della vita aumentare senza poter far nulla per tenerne il passo. Ora è arrivata una conferma da uno studio effettuato dall’Eurispes sull’andamento dei salari nell’Unione europea.


Secondo l’analisi effettuata dall’Istituto di studi politici, economici e sociali tra il 2000, anno di adozione della moneta unica, e il 2005, la retribuzione lorda dei dipendenti italiani è cresciuta in media del 13,7%, cifra che colloca lo Stivale al terz’ultimo posto della speciale classifica. Peggio è andata solo agli svedesi e ai tedeschi i quali però partivano da livelli retributivi superiori. La media a livello Contintale si è attestata quasi cinque punti percentuali più in alto, al 18% con la punta di diamante rappresentata dalla Gran Bretagna dove i salari sono cresciuti di quasi 28 punti percentuali nei cinque anni presi in considerazione.


A fronte di un’inflazione che è invece cresciuta con un passo più rapido, lo studio di Eurispes pone l’Italia tra le ultime della classiche anche per quanto riguarda il potere d’acquisto dei lavoratori. In questo caso il Belpaese è davanti solo al Portogallo. Una medaglia con due facce che favorisce la Nazione incrementandone la competitività rispetto agli altri Paesi, ma che sfavorisce invece i consumi domestici rendendo più difficile per il lavoratore dipendente arrivar a fine mese. Anche in questo caso c’è però chi sta peggio. Spagna, Portogallo e Grecia hanno un costo unitario del lavoro inferiore rispetto all’Italia completando il quadro di una macroregione Sudeuropea dove le retribuzioni sembrano essere inferiori. Prova ne sia che il costo del lavoro maggiore è quello di Nazioni nordiche per eccellenza come la Danimarca o la Svezia, già incontrata come fanalino di coda per quanto riguarda la crescita media dei salari tra il 2000 e il 2005.


Il costo del lavoro è però al lordo di tasse e contributi. Tolti questi sono ben pochi gli spiccioli che restano in tasca al lavoratore italiano e il Belpaese chiude all’ultimo posto questa speciale classifica. La differenza tra stipendio lordo e stipendio netto ha un nome, cuneo fiscale ed è proprio la grandezza di tale cuneo a penalizzare maggiormente il lavoratore dello Stivale. Considerando il cuneo fiscale l’Italia balza tra le prime della classe preceduta solo da Belgio, Svezia e Germania.


Alessandro Piu