Notizie USA Escalation guerra commerciale, scatta rialzo dazi Usa contro Cina. Attenti a vendetta Pechino

Escalation guerra commerciale, scatta rialzo dazi Usa contro Cina. Attenti a vendetta Pechino

10 Maggio 2019 09:11

Quelle minacce che Donald Trump aveva scritto nero su bianco su Twitter, e che forse qualcuno aveva preso sotto gamba, sono diventate realtà: scaduto il termine per il raggiungimento di un’intesa commerciale Usa-Cina, fissato alla mezzanotte ora di New York, i dazi doganali contro $200 miliardi di prodotti cinesi sono stati alzati dal 10% al 25%. Ma ora si teme la vendetta di Pechino, che ha più di un’arma finanziaria con cui colpire gli interessi americani.

Nessun esito favorevole dall’incontro che si è tenuto nella giornata di ieri, descritto dal vice responsabile dell’ufficio stampa della Casa Bianca Judd Deere:

“Questa sera (ieri sera per chi legge, ora americana), il rappresentante del Commercio Usa Robert Lighthizer e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin hanno incontrato il presidente Trump per discutere sui negoziati commerciali in corso con la Cina. L’ambasciatore e il segretario hanno poi partecipato a una cena di lavoro con il vice premier (cinese) Liu He, e hanno concordato di proseguire le trattative domattina (oggi per chi legge) presso l’USTR”.

I colloqui continueranno dunque  oggi, e qualcuno sui mercati spera davvero che qualche compromesso possa essere raggiunto.

In ogni caso la Cina sicuramente non resterà a guardare: un avvertimento è arrivato già dal ministero del Commercio, che ha reso noto che Pechino risponderà all’aumento dei dazi, senza fornire tuttavia ulteriori dettagli. Ma che la si chiami ritorsione o vendetta, il governo cinese agirà.

Ovviamente, come ricorda un articolo di Bloomberg, alcune armi finanziarie che fanno parte dell’arsenale cinese sono già note: si tratta dei titoli di stato Usa e che riempiono le casse di Pechino e che, se smobilizzati, potrebbero provocare un vero e proprio crollo delle quotazioni degli asset americani.

La Cina detiene, per la precisione, debito governativo Usa per un valore di $1,1 trilioni, più di qualsiasi altra nazione al mondo.

Se decidesse di ridurre la propria esposizione nei confronti dei Treasuries, l’impatto potrebbe essere molto potente. Già lo scorso anno, sui mercati dei bond Usa scoppiò il caos quando venne diffuso un report da cui era emerso che i funzionari cinesi avevano raccomandato di rallentare o addirittura porre fine agli acquisti di Treasuries.

Ma la Cina è anche il principale acquirente di semi di soia prodotti negli Usa (su cui ha già imposto dazi del 25%).

La maggior parte delle coltivazioni dei semi di soia è concentrata negli stati americani del Midwest, che rappresentano il bacino elettorale più grande di Trump. In vista delle elezioni presidenziali del 2020, la solidità dell’economia di quest’area è dunque un requisito fondamentale che il presidente vorrà continuare a garantire. Da segnalare che i futures sui semi di soia sono scivolati dell’11% dallo scorso 10 aprile. E’ anche in quest’arena che la Cina potrebbe così sferrare la sua vendetta.

Ricorrendo sempre all’arma dei tweet, nei giorni scorsi Trump ha alzato decisamente i toni contro la Cina. E ieri ha snobbato anche la gravità di un’escalation della guerra commerciale, definendo l’imposizione dei dazi un’alternativa ‘eccellente’ al raggiungimento di un accordo.