Erdogan ha vinto, la lira turca ‘può anche crollare’. La cura si chiama Simsek?
Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha vinto, la lira turca ora può anche affondare, viene da dire.
La valuta continua infatti a crollare, testando nuovi minimi storici, dopo la vittoria alle elezioni in Turchia del presidente Erdogan che, battendo lo sfidante Kemal Kilicdaroglu al ballottaggio di fine maggio, si è assicurato il terzo mandato.
Erdogan rimarrà presidente fino al 2028.
La reazione sul mercato del forex? Il crollo della lira, per l’appunto, che già non versava in buone acque, in quanto vittima di quella che è ormai nota come follia monetaria del “sultano”.
Lira turca KO: -7% sul dollaro Usa, sell da crash storico 2021
Ieri la moneta turca è scivolata al nuovo valore più basso di sempre, capitolando del 7% circa sul dollaro Usa: un sell off che, per intensità, ricorda il crash storico del 2021.
La lira è scesa fino a quota 23,16 nei confronti del biglietto verde, estendendo le perdite sofferte dall’inizio dell’anno a oltre -19%.
Gli analisti che guardano alla valuta e al suo tonfo stavolta parlano non tanto di follia monetaria di Erdogan, che ha sempre cercato di sfidare le leggi monetarie, dicendosi pronto a sfiammare l’inflazione galoppante in Turchia non con il rialzo dei tassi, ma esattamente con il contrario, ovvero con i tagli ai tassi.
Piuttosto, la caduta viene spiegata con il fatto che il presidente turco, vedendosi riconfermato con le elezioni allo scranno più alto del paese, avrebbe deciso di lasciare la parola al mercato.
In che senso?
Erdogan e le manovre sulle riserve valutarie per blindare la lira
Per capire quanto sta accadendo bisogna ricordare che, durante la campagna elettorale portata avanti prima dell’appuntamento delle elezioni politiche, la Turchia di Erdogan è intervenuta diverse volte sul forex.
Obiettivo, blindare la lira turca. Come: con lo strumento delle riserve valutarie.
Il loro utilizzo è stato così intenso al punto da portarle ai numeri negativi. L’agenzia Reuters ha diffuso infatti la notizia di come il valore netto delle riserve valutarie presenti nei forzieri della Banca centrale della Turchia sia sceso addirittura sotto lo zero, per la prima volta dal 2022, affondando a quota -151,3 milioni di dollari, lo scorso 19 maggio.
Erdogan ha praticamente costretto la Banca centrale della Turchia, nota per essere una istituzione ormai fantoccio, a utilizzare decine di miliardi di riserve di dollari pur di non far capitolare la lira, durante il periodo precedente l’Election Day.
Ma ora le elezioni si sono concluse, decretando la vittoria di Erdogan. Tutto è andato secondo i piani del presidente, rendendo meno impellente la necessità di mettere al sicuro la lira dagli smobilizzi dei trader.
Nel lasciare la parola al mercato, Erdogan ha così permesso (finalmente, direbbe qualcuno) al mercato di prezzare la lira.
E la sonora bocciatura non si è fatta aspettare.
Alcuni trader interpellati da Bloomberg lo hanno detto chiaro e tondo: le banche della Turchia hanno smesso di vendere dollari nel tentativo di tenere in piedi la lira turca, dando così il via a forti smobilizzi sulla moneta.
Il risultato è il crollo del 7% riportato ieri dalla lira turca: un crollo storico, che ha riportato subito alla mente il crash del 2021 e che ha confermato la flessione più forte in termini assoluti della moneta, nei confronti del dollaro americano.
L’alert di Goldman Sachs. La manipolazione di Erdogan
Già prima del ballottaggio quando, a seguito del primo turno delle elezioni, Erdogan non era riuscito ad assicurarsi subito la vittoria, la lira turca era crollata.
Il crollo era stato dovuto non tanto al risultato elettorale, quanto alla nota che era stata diramata da Clemens Grafe, strategist della divisione forex di Goldman Sachs.
Grafe aveva riportato la notizia relativa al calo degli asset esteri, su base netta, detenuti dalla banca centrale della Turchia, fino al valore negativo di -14,8 miliardi di dollari, lanciando l’alert sulla liquidità della lira e facendo notare come la valuta fosse stata fino a quel momento manipolata e gonfiata proprio con i movimenti che avevano interessato le riserve della banca centrale.
Lo strategist di Goldman Sachs aveva lanciato un avvertimento su come il valore della lira turca fosse ben superiore a quello giustificato dai fondamentali.
Il ritorno di Simsek alle Finanze, a lui la cura contro l’inflazione
A questo punto, chiusa la parentesi delle elezioni, si spera in Mehmet Simsek, ex banchiere di Merrill Lynch nominato da Erdogan per ricoprire la carica di ministro delle Finanze.
E’ stato Simsek stesso, in occasione della sua nomina al dicastero, a parlare della necessità che la Turchia torni ad adottare misure “razionali” nella gestione dell’economia.
“La stabilità dei prezzi sarà il nostro target principale – ha detto Şimşek – Far scendere l’inflazione a una cifra, nel medio termine, è di importanza cruciale per il nostro paese”.
Di lavoro da fare ce n’è tanto, visto che, “grazie” alla follia monetaria di Erdogan, il tasso di inflazione della Turchia è schizzato nell’ottobre del 2022 all’85%.
Nei messaggi deliranti di Erdogan, che si è autoproclamato nemico dei tassi di interesse, non sono mancati in passato anche chiari riferimenti alla religione, pur di giustificare la carrellata di tagli dei tassi.
E in una intervista rilasciata di recente alla nell’alla CNN rilasciata qualche settimana fa, il delirio di Erdogan era continuato:
“Per favore, seguitemi dopo le elezioni. Vedrete che sia l’inflazione che i tassi di interesse scenderanno“, ha promesso, rispondendo poi con “Sì, assolutamente” alla domanda se, con una sua vittoria, non ci sarebbero stati cambiamenti alla politica monetaria del paese.
Simsek, ex banchiere di Merrill Lynch, aveva ricoperto già in passato la posizione di ministro delle Finanze e, anche, di vicepremier, sempre con Erdogan, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2018, prima di prendersi una pausa di cinque anni dalla politica.
Nel frattempo, in Turchia, l’inflazione ha rallentato decisamente il passo, confermando al contempo ritmi di crescita monstre. Nel mese di maggio, il tasso di crescita è stato pari a + 39,59%.
Negli ultimi cinque anni, la lira turca ha bruciato più dell’80% del suo valore.