Notizie Notizie Mondo Mercati emergenti: 6 motivi per cui potrebbero essere tra i peggiori del 2019

Mercati emergenti: 6 motivi per cui potrebbero essere tra i peggiori del 2019

2 Gennaio 2019 11:37

Una gamma di titoli ai  massimi nel gennaio 2018. Ma la tregua potrebbe non durare a lungo.  “La teoria è semplice“, spiega Anthony Peters, un analista indipendente intervistato da Bloomberg, che è a lungo si è occupato dei mercati delle nazioni in via di sviluppo. “Questi mercati hanno il potenziale per andare molto più in basso per tanto più tempo di quanto chiunque abbia mai pensato possibile“.

Sono cinque i motivi per cui la situazione all’interno dei mercati emergenti potrebbe non risultare particolarmente rosea nel 2019. Vediamoli insieme.

 

La Fed e il dollaro

Gli investitori osserveranno attentamente le mosse della Federal Reserve dopo che il governatore Jerome Powell si è mostrato non poi così accomodante come avevano sperato dopo l’aumento del tasso d’interesse della banca centrale il 19 dicembre. Oltre a ciò, la Banca Centrale Europea è pronta a terminare il programma di acquisti di beni che hanno spinto miliardi di euro in mercati con rendimenti più elevati come Polonia e Ungheria. Ciò potrebbe costringere le autorità monetarie dell’Europa orientale ad aumentare i tassi, cosa a cui hanno resistito da tempo. Nell’Asia emergente, invece, le economie fortemente dipendenti dagli investimenti stranieri, come l’Indonesia, dovranno affrontare la sfida di mantenere la stabilità valutaria e arginare i deflussi.

 

La guerra commerciale 

Il presidente cinese Xi Jinping avrebbe dichiarato ad alcune delle figure militari e affaristiche più influenti della nazione che Pechino non si tirerà indietro rapidamente riguardo alle richieste degli Stati Uniti in materia di commercio e investimenti. Qualunque aumento delle tensioni tra le due economie dominanti del mondo probabilmente danneggerebbe le attività asiatiche: basti pensare che il principale indice azionario cinese ha sofferto il peggior anno dal 2008 e anche le azioni di Corea del Sud e Taiwan sono in netto calo. Una delegazione commerciale degli Stati Uniti si starebbe preparando a recarsi a Pechino per i colloqui previsti per la settimana del 7 gennaio.

 

Populismi

Brasile e Messico hanno iniziato il 2019 con nuovi presidenti populisti, anche se dai due lati opposti della medagli. I titoli brasiliani sono saliti a livelli record dopo che il presidente eletto Jair Bolsonaro ha dichiarato che avrebbe venduto dozzine di compagnie statali e avrebbe scelto Paulo Guedes come consulente economico della University of Chicago. L’ala destra, tuttavia, deve affrontare una dura sfida per riformare il sistema pensionistico generoso (ed esaurito) del paese, e questo sarà fondamentale per sostenere il rally del mercato. In Messico, il presidente di sinistra Andres Manuel Lopez Obrador ha iniziato a trafficare dopo aver cancellato il progetto di un aeroporto da 13 miliardi di dollari. Alcune preoccupazioni sono diminuite dopo la pubblicazione di un piano fiscale conservativo per il 2019 e dopo che gli obbligazionisti hanno accettato l’offerta del Messico di riacquistare 1,8 miliardi di dollari di debito utilizzati per finanziare la costruzione dell’aeroporto. Ciò nonostante, gli investitori guarderanno per vedere se il presidente può mantenere un avanzo di bilancio primario pur spendendo di più nei programmi sociali.

 

Sanzioni russe

Anche dopo che il Tesoro degli Stati Uniti si è dichiarato pronto a revocare le sanzioni a una delle maggiori compagnie della Russia, la United Co. Rusal, gli investitori si manterranno cauti sulle mosse del Congresso. Se le indagini del Consigliere speciale Robert Mueller sull’interferenza del Cremlino nelle elezioni americane del 2016 giungeranno a una conclusione schiacciante, ciò potrebbe innescare nuove sanzioni, comprese le restrizioni sul commercio del debito sovrano russo o delle banche.

 

Petrolio

Il crollo del Brent da inizio ottobre a meno di 55 dollari al barile è una cattiva notizia per molte delle principali economie in via di sviluppo. L’Arabia Saudita ha bisogno di prezzi fino a 95 dollari al barile per equilibrare il suo bilancio del 2019, secondo le stime di Bloomberg Economics. Il paese saudita è recentemente entrato con le sue azioni nell’indice dei mercati emergenti, ma con la stretta finanziaria in atto questo potrebbe non essere sufficiente per attirare gli investimenti di cui il regno ha disperatamente bisogno.

 

Elezioni

Ci sono diverse elezioni da monitorare nel 2019. Le elezioni generali in India ad aprile/maggio, con gli analisti di Credit Suisse che sostengono che i mercati non abbiano ancora scontato il rischio di un governo di coalizione, che potrebbe far deragliare le riforme economiche del primo ministro Narendra Modi. La Thailandia è pronta al voto il 24 febbraio dopo diversi ritardi da quando il partito al governo ha preso il posto grazie a un colpo di stato militare nel 2014, e gli investitori sono preoccupati per la prospettiva di disordini sociali. La svolta dell’Indonesia è il 17 aprile – una rivincita tra il presidente Joko Widodo e il suo rivale Prabowo Subianto. In Argentina, Mauricio Macri, molto conosciuto dagli gli investitori stranieri, affronta un’elezione a ottobre. Con l’economia in recessione e l’inflazione quasi al 50%, gli investitori temono che gli elettori possano rivolgersi all’ex presidente populista Cristina Fernandez de Kirchner. Le elezioni del Sud Africa a maggio saranno un test chiave per il presidente Cyril Ramaphosa. Se il suo partito non riuscirà a conquistare una maggioranza significativa, potrebbe essere costretto a ritardare le riforme favorevoli al mercato. Secondo Citigroup, ciò potrebbe innescare un downgrade del rating del credito e miliardi di dollari in uscita. Il Nigeria, invece, voteranno a metà febbraio. La loro scelta principale è tra il presidente Muhammadu Buhari, che sta lottando per sostenere un’economia anemica, e l’ex vicepresidente Atiku Abubakar, visto come più favorevole agli affari ma a lungo perseguitato dalle accuse di corruzione.