Dieci temi d’investimento per il 2019
Il 2018 che sta per concludersi è stato caratterizzato da una serie di eventi importanti come le crisi valutarie di Turchia e Argentina, la volatilità dei mercati del petrolio ma anche la politica è stata la protagonista con le incertezze che sono arrivate dall’Italia, le elezioni metà mandato negli Stati Uniti e quelle presidenziali in Messico e Brasile, insieme alla protesta dei gilet gialli che hanno dato parecchio filo da torcere al presidente Macron senza dimenticare le tensioni commerciali tra le due superpotenze Usa e Cina e il caos Brexit. Molte di queste incertezze saranno presenti anche nel 2019, ma nonostante ciò gli analisti affermano che vi sono concrete opportunità per investire in maniera prudente e trarre vantaggio da un contesto che, nel complesso, rimane relativamente favorevole. Così Stéphane Monier, Chief Investment Officer, Banque Lombard Odier & Cie SA individua dieci temi di investimento per il 2019.
Volatilità destinata a rimanere, ma fondamentali rimangono solidi
In primis, dice l’analista, la volatilità del sentiment dei mercati non sarà passeggera. “Ciononostante, ci sono diversi motivi che ci spingono a rimanere cautamente ottimisti: il nuovo anno inizierà con valutazioni più favorevoli e fondamentali ancora solidi” afferma Monier. Focus su liquidità e cash visto che “in un contesto di crescente incertezza, la liquidità degli asset ci aiuta a ponderare le nostre esposizione in base al rischio, mentre l’aumento della liquidità ci consente di cogliere le opportunità tattiche selettive che si presentano”.
Azioni vs bond
Le azioni sono ancora una volta preferite rispetto ai segmenti del reddito fisso high beta, che sono più sensibili ai tassi e che, potenzialmente, possono soffrire di illiquidità. “Continuiamo anche ad essere sottopesati sul credito e non deteniamo bond high yield. Non essendoci una recessione all’orizzonte, riteniamo che le azioni siano meno a rischio, con valutazioni adeguate all’attuale livello dei tassi e la redditività in ambito corporate non ne risentirà fino a quando i tassi reali resteranno al di sotto del potenziale di crescita” continua l’analista. Guardando ai profitti corporate negli Stati Uniti, questi possono aver raggiunto un picco ma “per il futuro ci aspettiamo una crescita degli utili in linea con la loro stessa media di lungo periodo, basata su una crescita delle vendite stabile, su una forte attività di buyback di azioni proprie e su un impatto limitato dei margini più bassi”.
Emergenti a prezzi di saldo
Altro tema da non sottovalutare nel 2019 i mercati emergenti che quest’anno hanno sofferto in tutte le asset class e sono caratterizzati da una crescita molto negativa ma, dice l’analista, godono di saldi di bilancio sostanzialmente sani, di adeguate riserve in valuta estera e di cicli economici ancora giovani. Nel 2019 inoltre si registrerà il picco per i tassi reali registreranno il picco nel 2019, mentre per il dollaro si prevede una certa debolezza valutaria. “Prevediamo che nel 2019 ci sarà un ampio deprezzamento del dollaro a causa della riduzione della politica fiscale espansionistica statunitense del 2018, seguita da una diminuzione della crescita economica del paese” dice Monier. Rimanendo in tema valute, la sterlina ha toccato i minimi in quasi 20 mesi e secondo l’analista il Regno Unito eviterà un hard Brexit o un “no deal”, perché, alla fine, o il Primo Ministro Theresa May otterrà un accordo di uscita dell’Unione Europea attraverso il Parlamento, oppure sarà il paese stesso a mettere unilateralmente fine alla Brexit, magari dopo un secondo referendum. Entrambi gli scenari sarebbero positivi conclude Monier.
Valute e materie prime
Infine, data la mancanza di un bene rifugio tradizionale, spesso fornito dai titoli di Stato statunitensi, gli analisti hanno cercato altrove delle strategie di diversificazione e di copertura, in particolare per i portafogli europei. “Per quanto riguarda le valute” sottolinea “abbiamo privilegiato le strategie di copertura, investendo prima lo yen giapponese rispetto all’euro e poi rispetto al dollaro, al fine di ammortizzare la volatilità. Per il prossimo anno, ci aspettiamo che il segmento valutario dei mercati emergenti si stabilizzi dopo il forte sell-off del 2018 e preferiamo valute con forti bilanci esterni, con riforme in corso e bassa dipendenza dal dollaro”. Per la diversificazione nel settore commodity, dice l’analista, è opportuno avere un’esposizione diversificata. “I prezzi correnti non indicano uno stretto equilibrio tra domanda e offerta, con un potenziale aumento dei prezzi del petrolio e dei metalli di base. Un’eventuale escalation della controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina o l’aumento della tensione in Medio Oriente comporterebbe un rialzo del prezzo dell’oro e/o del petrolio, mentre una soluzione alla guerra commerciale porterebbe a una sovraperformance dei metalli di base” conclude Monier.