Notizie Notizie Mondo Elezioni Usa: quale partito farà meglio ai mercati? Ecco come investire secondo gli analisti

Elezioni Usa: quale partito farà meglio ai mercati? Ecco come investire secondo gli analisti

9 Agosto 2016 09:00

elezioni UsaLa battaglia per la Casa Bianca è entrata ormai nel vivo. In queste ultime settimane i candidati alla presidenza degli Stati Uniti stanno concentrando l’attenzione sulle sfide che attendono il Paese, in primis l’instabilità economica. Con la retorica politica dominata da temi negativi che mettono costantemente in risalto i problemi con cui la prima economia mondiale deve confrontarsi, gli operatori potrebbero essere più timorosi. In un momento delicato come questo, come muoversi dal punto di vista degli investimenti? E anche dopo le elezioni, come reagiranno i mercati finanziari?

“Pazientare e rimanere concentrati su orizzonti di lungo termine, senza arrischiarsi a prevedere i movimenti del mercato”. E’ il consiglio di Matt Miller, analista politico di Capital Group, secondo cui le elezioni presidenziali negli Stati Uniti si sono spesso tenute in un clima turbolento. Senza andare troppo lontano, nel 2008, mentre Barack Obama e John McCain facevano campagna elettorale, il Paese era stretto nella morsa della peggiore crisi economica dopo la Grande Depressione. Ancora prima, nel 1968, il candidato repubblicano Richard Nixon e quello democratico Hubert Humphrey si erano sfidati per la poltrona di presidente mentre infuriavano le proteste contro la guerra in Vietnam e i disordini razziali, con l’assassinio di Robert Kennedy e di Martin Luther King.
“Le campagne presidenziali focalizzano l’attenzione dell’opinione pubblica sulle notizie negative e questo può rappresentare una pericolosa distrazione per gli investitori“, avverte Miller Tuttavia, che suggerisce dunque di prescindere dalle distorsioni di breve termine per rimanere concentrati sugli obiettivi di lungo periodo senza pretendere di prevedere i movimenti del mercato.  

Quale partito fa meglio ai mercati: repubblicani o democratici?
“Nessuno dei due – risponde l’esperto di Capital Group – Il successo di un investimento dipende maggiormente dalla solidità dell’economia Usa piuttosto che dal partito vincitore della sfida per la Casa Bianca. Qualunque sarà l’esito delle prossime elezioni, a nostro avviso l’impatto sui mercati risulterà pressoché identico”.

wall street, mercati, UsaConsiderandola performance storica dell’indice S&P500 negli ultimi otto decenni, emerge che in 17 anni su 18 in cui si sono tenute elezioni presidenziali, un ipotetico investimento di 10.000 dollari nell’indice effettuato all’inizio di ciascun anno elettorale sarebbe aumentato di valore nei successivi 10 anni. Quando ha vinto un democratico, l’ipotetico investimento iniziale avrebbe raggiunto mediamente quota 29.456 dollari un decennio più tardi, mentre quando alla Casa bianca si è seduto un repubblicano, il valore medio a 10 anni sarebbe salito a 32.413 dollari. Per entrambi i partiti, si contano molteplici casi in cui i rendimenti decennali avrebbero superato la soglia di 30.000 dollari.

Ad esempio, una somma di 10.000 dollari investita all’inizio del 1936, quando gli Stati Uniti erano in preda alla Grande Depressione e il democratico Franklin Roosevelt vinse le elezioni, sarebbero diventati 22.418 dollari nel 1946, con un tasso di crescita annuo composito pari all’8,41%. Lo stesso importo investito nell’indice nel 1968, anno in cui il repubblicano Richard Nixon è diventato presidente, avrebbe raggiunto un valore di 14.240 dollari nell’arco del decennio successivo. In questo caso, il tasso di crescita annuo composito è pari al 3,6% nonostante l’invasione della Cambogia da parte degli Stati Uniti, lo scandalo Watergate e le conseguenti dimissioni di Nixon. Lo stesso investimento fatto nel 1988, quando a vincere le elezioni è stato George Bush, avrebbe fruttato il guadagno maggiore, poiché 10.000 dollari sarebbero diventati 52.448 nel 1998.
 
Quale elezione presidenziale è andata in controtendenza?
La vittoria di George Bush su Al Gore nel 2000 ha inaugurato il cosiddetto “decennio perduto” per i titoli azionari, con l’indice S&P500 che ha chiuso il periodo con un rendimento negativo. Ma va considerato che in quei dieci anni si sono verificati due eventi di portata devastante: il crollo delle dot.com nel 2000 e la crisi finanziaria del 2008.