Elezioni Usa e volatilità Wall Street: lo scenario che potrebbe portare a un novembre caotico
L’attenzione dei mercati nell’ultima settimana si è iniziata a spostare alle elezioni statunitensi. Il 3 novembre non è ancora alle porte, ma c’è chi come gli operatori in derivati che si posiziona in vista di possibili turbolenze pre e post voto. Nel frattempo l’impasse sul nuovo pacchetto di stimolo per l’emergenza Covid sembra difficilmente bloccabile. Una sua approvazione prima delle elezioni giocherebbe sicuramente a favore di Trump che starebBe cercando di mediare un difficile compromesso. I Democratici sono a favore di un pacchetto da 2.000 Mld$ e potrebbero trarre vantaggio da un mancato accordo prima delle elezioni, mentre i Repubblicani sono a favore di uno da 1.000 Mld$ e Trump spingerebbe per un deal a metà strada (1.500 Mld$).
Venerdì è stato giorno di quattro streghe (scadenza opzioni e future su indici e azioni) a Wall Street, un evento trimestrale che tende a far aumentare i volumi e la volatilità sia il giorno stesso, che nei giorni precedenti a causa dei ribilanciamenti di portafoglio degli operatori in derivati. “Questi ultimi stanno già prezzando un aumento della volatilità nel periodo delle elezioni presidenziali USA – rimarcano gli esperti di MPS Capital Services – come testimoniato dalla curva sul Vix future che presenta un picco proprio in tale mese, per poi ridimensionarsi gradualmente nei mesi successivi”. Il mondo delle opzioni prezza un picco della volatilità implicita a novembre e dicembre.
Elezioni Usa e il rischio riconteggio voti
Tra analisti di mercato serpeggia in questi mesi il concreto timore che la volatilità potrebbe rimanere alta nei prossimi mesi e persino aumentare e la prima motivazione riguarda proprio le elezioni presidenziali americane. È impossibile prevedere il vincitore, nonostante nei sondaggi Joe Biden sia in vantaggio rispetto a Donald Trump. “Tuttavia, è probabile che questa incertezza si tradurrà in un aumento della volatilità. Basti pensare, come ricorda John Plassard, Investment Specialist del gruppo Mirabaud, che nel novembre 2000 il solo riconteggio dei voti durante la corsa alle presidenziali di Al Gore e George W. Bush ha determinato un brusco incremento della volatilità.
Questa volta l’uso massiccio del voto postale potrebbe portare, in caso di sconfitta di Trump, a uno stallo istituzionale indigesto ai mercati. E’ infatti elevata la probabilità che il presidente uscente, in caso di sconfitta di misura, contesterà il risultato, prolungando stallo e incertezza e contribuendo ad agitare un panorama politico ormai estremamente polarizzato.
In generale gli anni delle presidenziali tendono ad essere propizi per i mercati con però una volatilità più accentuata nei due mesi precedenti le urne.
Perchè il Vix è rimasto basso in questi mesi?
Intanto nelle prime settimane di settembre la volatilità è tornata a fare capolino a Wall Street. Nei mesi precedenti un chiaro freno al VIX è stato il ruolo delle banche centrali. Plassard rimarca come le Banche Centrali hanno contribuito a ridurre la volatilità grazie ai loro interventi sui mercati. La Banca dei Regolamenti Internazionali ha anche accusato a un certo punto le Banche Centrali, di soffocare la volatilità, spingendo gli investitori verso asset rischiosi con le loro politiche di tassi pari zero e i loro programmi di acquisto di asset. Anche l’uso di strumenti di comunicazione da parte dei diversi comitati monetari ha svolto un ruolo importante (ad esempio, fornendo la forward guidance). Questi strumenti, spiega Plassard, permettono ai mercati di anticipare e comprendere meglio ciò che le Banche Centrali stanno per fare, e ciò tende a ridurre la volatilità.
Un altro fattore molto importante per spiegare questo fenomeno è la bassa inflazione. Storicamente (pensiamo in particolare al crollo del 1994),il panico tra gli investitori sui rischi inflazionistici è stato uno dei motivi dell’aumento della volatilità. Alla fine, però, i timori legati a possibili shock politici o geopolitici si erano notevolmente affievoliti o almeno fino alla fine del primo trimestre del 2020. Gli investitori si erano infatti “abituati” alle sorprese politiche (tensioni politiche europee, elezioni americane, ecc.) e alle crisi geopolitiche (Medio Oriente, Venezuela, ecc.).
Il coronavirus ha cambiato tutto spazzando via il periodo di bassa volatilità. Il 16 marzo 2020, si legge nel report, il VIX ha raggiunto il livello più alto da quando è stato creato, chiudendo con un incredibile 82,69. A ciò ha fatto seguito, naturalmente, un calo corrispondente all’allentamento delle restrizioni causate dal Covid-19 e un rimbalzo dei mercati azionari.
Alta volatilità nei prossimi mesi
Ci sono diverse ragioni per cui la volatilità potrebbe rimanere alta nei prossimi mesi e persino aumentare. La prima motivazione, spiega Plassard, riguarda le elezioni presidenziali americane. È impossibile prevedere il vincitore, nonostante nei sondaggi Joe Biden sia in vantaggio rispetto a Donald Trump. Tuttavia, è probabile che questa incertezza si tradurrà in un aumento della volatilità. Basti pensare che nel novembre 2000 il solo riconteggio dei voti durante la corsa alle presidenziali di Al Gore e George W. Bush ha determinato un brusco incremento della volatilità.
Un’altra ragione, si legge nel report, riguarda il ribilanciamento tra i settori. Di recente abbiamo visto che il calo dei titoli tecnologici a favore di titoli più ciclici ha portato a un aumento della volatilità. Tale ribilanciamento (che non era una rotazione ciclica) storicamente è sempre accompagnato da un’impennata dell’instabilità sui mercati. Non dovrebbe essere diverso nemmeno questa volta.
Infine, c’è la questione del coronavirus che è ovviamente una delle principali fonti di volatilità. È ancora incerto quando sarà disponibile un vaccino o se il prossimo inverno porterà una nuova ondata. Questi elementi di incertezza alimenteranno ovviamente la volatilità.
Le conseguenze sui mercati
Per quanto riguarda la forma che potrebbe avere la ripresa, a V, U o W, è difficile capire, secondo Plassard, come si comporterà l’economia mondiale nei prossimi mesi. Con i mercati in rialzo grazie alle forti aspettative di un rimbalzo della crescita, qualsiasi delusione nei prossimi mesi sui dati di disoccupazione, inflazione o semplicemente crescita potrebbe alimentare la volatilità.
Le conseguenze dell’aumento della volatilità sono piuttosto varie. Siamo abituati a dire che essa è inversamente correlata all’andamento dei mercati azionari per due ragioni principali: anzitutto perché un VIX elevato riflette il nervosismo, che non va di pari passo con un rialzo degli indici; in secondo luogo, perché molti fondi (soprattutto negli Stati Uniti) utilizzano strategie che riducono la loro esposizione alle azioni quando il VIX aumenta. Oggi, conclude Plassard, le incertezze sui mercati sono tante ed è quindi probabile un ritorno della volatilità.