Notizie Notizie Italia Elezioni Usa: che Trump vinca o perda ecco cosa fare con l’oro. Per i Treasury fine del ‘reflation trade’

Elezioni Usa: che Trump vinca o perda ecco cosa fare con l’oro. Per i Treasury fine del ‘reflation trade’

4 Novembre 2020 13:17

Che alle elezioni presidenziali Usa vinca il presidente in carica Donald Trump o lo sfidante democratico Joe Biden, l’oro ne beneficerà. E’ quanto si legge nell’outlook firmato da Ned Naylor-Leyland, responsabile della divisione di oro e argento di Jupiter AM, che però avverte come le contestazioni sul risultato elettorale sarebbero invece negative, per l’asset.

Elezioni presidenziali Usa, l'outlook sull'oro è uguale a prescindere che Donald Trump perda o vinca
TOPSHOT – Gold bullion bars are pictured after being inspected and polished at the ABC Refinery in Sydney on August 5, 2020. – Gold prices hit 2,000 USD an ounce on markets for the first time on August 4, the latest surge in a commodity seen as a refuge amid economic uncertainty. (Photo by DAVID GRAY / AFP) (Photo by DAVID GRAY/AFP via Getty Images)

“Senza un chiaro vincitore ancora evidente e con l’elettorato americano diviso più che mai, i mercati e gli investitori in oro sono concentrati sul ruolo di un terzo attore in questo dramma – il presidente della Federal Reserve (Fed) Powell. I mercati sono rimasti sostenuti e i tassi di interesse reali bassi a causa dell’implicito accesso senza fine al meccanismo di stampa di moneta da parte della Fed. Se ci fosse effettivamente un esito elettorale contestato con controversie e ritardi, ne conseguirebbe che l’accesso a una politica monetaria e fiscale di supporto potrebbe essere limitato per alcuni mesi. A mio parere, ciò ha chiare implicazioni negative per i mercati. L’oro probabilmente mostrerebbe un calo nel breve termine se fosse sul tavolo un esito contestato, poiché il rischio è di un brusco rialzo dei tassi reali e di un ritorno alla volatilità vista nei primi mesi di quest’anno. D’altra parte, una vittoria per Joe Biden o Donald Trump dovrebbe essere positiva per il prezzo dell’oro e dell’argento. Entrambi i candidati autorizzerebbero un pacchetto di stimolo fiscale che il Paese non può permettersi, la Fed sarebbe di sostegno e i tassi di interesse reali scenderebbero probabilmente ancora di più”.

La massima incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali Usa ha portato l’oro a scontare, all’inizio, gli acquisti che si sono riversati sul dollaro. Dopo l’iniziale fiammata, il dollaro ha smorzato tuttavia notevolmente i guadagni nei confronti delle principali valute, che avevano portato il Dollar Index a salire fino a +0,7%. Di conseguenza, dopo aver ceduto fino a -0,7%, le quotazioni del bene rifugio per eccellenza recuperano terreno viaggiando ora attorno a quota $1.900 l’oncia.

Gli analisti commentano lo smorzarsi dei guadagni sul dollaro Usa con le maggiori probabilità che Donald Trump possa essere rieletto.

Riguardo ai Treasuries Usa, i tassi a 10 anni sono scesi di ben 9 punti base allo 0,766%, al minimo dallo scorso 18 ottobre, dunque delle ultime due settimane circa. I tassi trentennali sono calati di 10 punti base all’1,560%. I cali sono rilevanti se si considera che, nelle ore precedenti, i tassi decennali avevano testato il record in cinque mesi, pari allo 0,945%, quando la vittoria di Donald Trump in Florida aveva fatto sperare in un risultato certo e imminente dell’Election Day. Invece no, non si sa ancora chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti.

Treasuries Usa: la fine del ‘reflation trade’ e il ritorno alla volatilità

Riguardo al trend dei Treasuries Usa e a come faranno nel post elezioni Usa, attenzione ai commenti di Ariel Bezalel, responsabile della divisione di strategia, e di Harry Richards, gestore di fondi della divisione di reddito fisso di Jupiter AM.

Così, nel commento intitolato “USA: La fine del “reflation trade” e il ritorno della volatilità”

“Il risultato delle elezioni americane è ancora incerto, ma l’investimento a favore di uno scenario di vittoria di Biden e conseguente reflazione, il c.d. Biden Reflation Trade, che era stato sempre più prezzato dai mercati, sta già iniziando a raffreddarsi mentre gli investitori rivalutano il rischio. I mercati erano pronti per una vittoria decisiva di Biden e dei Democratici. Molti investitori avevano posizioni lunghe sulle commodities, corte sul dollaro USA e sui Treasury, nella speranza che un maggiore stimolo fiscale sotto una presidenza e un congresso in controllo Democratico avrebbe alimentato la crescita e la reflazione. Ma ancora una volta sembra che i sondaggi abbiano sbagliato, e che il mercato si sia montato la testa. Una vittoria prepotente di Biden è ormai fuori questione”.

Gli analisti si riferiscono di fatto al testa a testa che sta caratterizzando queste elezioni presidenziali del 2020, con il candidato democratico alla Casa Bianca ed ex vicepresidente Usa dell’amministrazione di Barack Obama, Joe Biden, che è sì in vantaggio, ma non di molto nei confronti del presidente in carica, Donald Trump. Bloomberg parla di 213 voti dei grandi elettori a sostegno di Trump e di 238 voti pro-Biden.

Elezioni Usa: ‘campagna aggressiva di Trump sottovalutata?

“La campagna aggressiva di Trump sembra essere stata certamente sottovalutata dalla maggior parte dei commentatori del mercato. Se nessuno dei due partiti vince in modo decisivo, la prospettiva di far passare efficacemente un ampio stimolo fiscale diventa più difficile con un governo diviso e una maggioranza risicata. A questo punto, una vittoria marginale di Biden sembrerebbe essere il peggior risultato per gli asset di rischio – anche se registrerebbero un rimbalzo iniziale – in quanto significherebbe probabilmente ritardi prolungati nel far passare gli stimoli fiscali insieme ad un aumento delle tasse sulle imprese e sugli individui più facoltosi. In questo quadro di incertezza, il dollaro USA si è rafforzato e i Treasury statunitensi hanno visto rialzi. Con il crollo dei rendimenti obbligazionari, i mercati sono fuggiti ancora una volta verso l’elevato potenziale di crescita del settore tecnologico, che sta facendo salire gli indici azionari”. (occhio al balzo dei futures sul Nasdaq, alimentato dai buy sui titoli delle Big Tech, del calibro di Apple, Amazon & Co).

“Ci aspettiamo una maggiore volatilità nelle prossime settimane – proseguono gli esperti di Jupiter AM – L’incertezza non è mai un bene per il sentiment di rischio e a nostro avviso il pericolo che il “reflation trade” continui a raffreddarsi è alto. In questo contesto ci aspettiamo che il dollaro e i Treasury statunitensi continuino a rafforzarsi con l’aumento della domanda di porti sicuri per i propri investimenti. Considerando quanto vicini siano i due candidati nelle urne, c’è anche un rischio crescente che il risultato sia contestato. (e di fatto, il presidente Trump non ha fatto nulla per smorzare questi timori. Tutt’altro, vista la minaccia di ricorrere alla Corte Suprema e l’autoproclamazione come vincitore). Questo aumenterà senza dubbio la volatilità. Una vittoria marginale di una delle due parti farà sì che un’ampia fetta della popolazione statunitense si sentirà in qualche modo privata dei propri diritti, causando ulteriori problemi sociali”.

Per concludere, “guardando al lungo termine, indipendentemente dall’eventuale vincitore, qualsiasi pacchetto di stimolo fiscale sarà probabilmente soggetto a ritardi e ostacoli, con un divario tra il momento in cui è più necessario e quello in cui la legislazione viene approvata. Inoltre, qualsiasi impatto economico reale derivante dall’aumento della spesa fiscale sarà probabilmente di breve durata e non porterà alla reflazione che molti sperano: più alto è il debito pubblico, minore è l’impatto della spesa pubblica sull’economia. Le tensioni con la Cina sembrano destinate ad acuirsi in entrambi i casi: ci si può aspettare una ripresa delle guerre commerciali con un altro mandato di Trump, mentre Biden sembra più incline ad affrontare le questioni relative ai diritti umani. Nel frattempo, si profila all’orizzonte una politica monetaria più estrema, che aggraverebbe ulteriormente le profonde questioni sociali, come le disuguaglianze di reddito e le forti divisioni politiche.