Notizie Notizie Mondo Elezioni Spagna: Timori di una paralisi politica e della capacità di ripresa dell’economia iberica

Elezioni Spagna: Timori di una paralisi politica e della capacità di ripresa dell’economia iberica

30 Maggio 2016 11:46

La Spagna torna al voto il 26 giugno, la seconda volta in sei mesi e tre giorni dopo il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, il cui esito potrebbe influire sul fragile equilibrio politico di Madrid. L’Ue guarda a questo appuntamento con apprensione, dopo che le nuove stime sul deficit spagnolo, pari al 3,9% del Pil, hanno gettato un’ombra sulle capacità di ripresa dell’economia iberica. Ombre che si infittiscono dopo gli ultimi sondaggi, che danno il Partido Popular di Mariano Rajoy in testa, ma con numeri non sufficienti per governare. La paralisi politica in Spagna, oltre alla Brexit, preoccupa Bruxelles. Così come le pulsioni separatiste della Catalogna, che rischiano di indebolire il progetto europeo. Ma il vero e proprio allarme nasce dalle poco brillanti condizioni economiche del Paese.
Deficit oltre le stime
Il deficit spagnolo nel 2016 toccherà infatti il 3,9% del Pil, ben nove punti oltre la soglia oltre la quale scatta la procedura d’infrazione, e si attesterà al 3,1% nel 2017. Si tratta di percentuali decisamente superiori a quelle stimate dal governo di Madrid, ovvero 3,6% per il 2016 e 2,9% per il 2017,  inserite per di più in un quadro economico segnato da una forte disoccupazione, pari al 21%, la cui dinamica si mostra di nuovo in crescita.
Spesa pubblica in aumento
Quanto al primo trimestre, la crescita del Pil si è attestata a 0,8% q/q, a un ritmo simile al terzo e quarto trimestre 2015. La ripartizione delle voci rivela che i consumi sono stati il principale fattore di crescita (+0,9% q/q) in linea con le aspettative del mercato. Più sorprendente è stato il forte aumento della spesa pubblica, che ha raggiunto lo 0,8% sul trimestre precedente confermando la situazione difficile delle finanze pubbliche spagnole, che rende probabile la richiesta della Commissione europea di nuove misure fiscali per conformarsi all’obiettivo di disavanzo. Nel frattempo la crescita degli investimenti ha rallentato oltre le aspettative allo 0,4% rispetto all’1,1% dell’ultimo trimestre 2015. Infine, il contributo del commercio è stata negativo come previsto, a causa di esportazioni più deboli, rispetto alle importazioni, la cui crescita è rimasta stabile rispetto al trimestre precedente (0,4% q/q).
Occupazione in frenata
“Guardando al futuro, ci aspettiamo che l’incertezza politica prolungata, possa continuare a pesare sugli investimenti nel secondo e terzo trimestre, mentre il consumo privato dovrebbe rallentare, come suggerito dal deterioramento delle aspettative di fiducia dei consumatori”, è il commento di Apolline Menut, analista di Barclays Equity Research. Il rallentamento della domanda delle famiglie dovrebbe essere sostenuta dal graduale venir meno di fattori di sostegno temporanei (soprattutto tagli fiscali e forte calo del prezzo del petrolio) e da una certa moderazione nella creazione di occupazione. “Ci aspettiamo che la crescita dell’occupazione cominci a rallentare e passare dal +2,9% del 2015 al +2,5% nel 2016, in linea con l’attività economica, prevista in crescita del 2,8% nel 2016, dopo il 3,2% realizzato nel 2015“, conclude Menut.