Elezioni Brasile: l’eventuale vittoria del “Trumpinho” fa sperare sulle riforme
Il Brasile si prepara alle votazioni in programma domenica 7 ottobre per eleggere il presidente e i membri del Congresso nazionale. Il voto si svolge in un clima di grande tensione che vede gli elettori divisi: da una parte i sostenitori del Partito dei lavoratori di sinistra con il candidato Fernando Haddad, dall’altra i cittadini vicini al candidato di destra Jair Bolsonaro, un populista che sta diventando noto a livello locale con l’appellativo di ‘O Trumpinho’.
Le previsioni di voto
A far da sfondo a questa tornata elettorale carioca la corruzione e il periodo di forte declino economico. Al centro della campagna elettorale ci sono stati l’esclusione dell’ex presidente Lula dalla corsa per la carica di presidente e l’accoltellamento del candidato del Partito social-liberale Bolsonaro, avvenuta durante un comizio. Ma chi sono i due candidati? Ne fornisce un’attenta analisi Edwin Gutierrez, Head of Emerging Markets Sovereign di Aberdeen Standard Investments secondo cui al primo turno delle elezioni presidenziali si vedrà probabilmente in testa il populista di estrema destra Jair Bolsonaro mentre il secondo turno sarà un testa a testa.
Chi sono i due candidati
Sostenitore della linea dura, Bolsonaro è paragonato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per i suoi commenti tanto che viene soprannominato O Trumpihno e The Economist lo ha indicato come una “minaccia alla democrazia”. Tante le manifestazioni organizzate contro le sue idee dalle donne in tutto il mondo che hanno chiesto di non votare per lui con lo slogan #EleNao (“Lui no”). Bolsonaro, rispetto agli altri candidati, ha il più alto tasso di oppositori tra i molti gruppi di minoranza, dove è altamente impopolare, per non parlare della popolazione femminile, pari al 52% del totale degli elettori, verso cui Bolsonaro è stato sempre offensivo in tutta la sua carriera. Lo storico Partito dei lavoratori di sinistra ha scelto come suo rappresentate Fernando Haddad, docente e in passato sindaco di San Paolo, dopo che il Tribunale supremo elettorale ha bloccato la candidatura dell’ex presidente Lula, che ha governato il Brasile dal 2003 al 2011. Haddad rappresenta il partito dei lavoratori che ha dominato la scena politica brasiliana per così tanto tempo e la cui credibilità è stata distrutta dalle indagini sulla corruzione degli ultimi anni. Bolsonaro è certamente il candidato più vicino ai mercati dice l’analista. “Questo non tanto per la forza delle sue politiche (ammette apertamente di sapere poco di economia), ma perché non è Haddad”. “Sia per gli investitori stranieri che locali, la differenza sostanziale tra i due candidati si riduce a due questioni: la riforma delle pensioni e il processo di privatizzazione” continua l’analista.
“Sia gli investitori stranieri che quelli domestici hanno alleggerito le loro posizioni in Brasile in vista del primo turno. Ciò si riflette nella negoziazione di contratti futures che sono in costante calo” dice l’analista. “Se Bolsonaro dovesse vincere, potremmo assistere a un’inversione di tendenza con un conseguente rialzo degli asset brasiliani. Ciò non è diverso da quanto è accaduto in occasione delle elezioni messicane, quando gli investitori hanno capito che il populista Manuel López Obrador non sarebbe stato negativo per l’economia, come avevano temuto.
Chi è Paulo Guedes uomo chiave per Trumpinho
Un uomo chiave per Bolsonaro è Paulo Guedes, un ex banchiere che sta facendo di Bolsonaro un esperto di economia e che è dietro la riforma pensionistica e i piani di privatizzazione portati avanti dal candidato di destra. “Se Guedes riuscirà a gestire l’agenda di Bolsonaro in modo efficiente e veloce” dice l’analista di Aberdeen “ allora il premio di rischio sugli asset brasiliani comincerà a scendere e dovremmo assistere ad una ripresa degli investimenti locali che dal 2012 è stata in gran parte moribonda”.
“Se l’agenda di Guedes non dovesse essere seguita e lui decidesse di tirarsi indietro – una reale possibilità dato che con Bolsonaro ha poco in comune in termini di ideologia politica – allora Bolsonaro potrebbe togliersi davvero i guanti populisti. Senza un chiaro piano economico, è probabile che ritorni a seguire la sua anima socialmente conservatrice. Questo segnerebbe l’ennesimo anello debole in un periodo particolarmente infausto per il Brasile”. “In altre parole” conclude “per le riforme ci sono speranze, ma non crediamoci troppo”.