Draghi designato presidente Bce all’unanimità. Si apre il toto-nomine al Fmi

Nessun ostacolo sulla strada di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea (Bce). Come da attese, l’Eurogruppo lo ha designato presidente dell’Eurotower all’unanimità. Il responso è arrivato ieri in tarda serata, dopo un intenso pomeriggio di lavoro all’Eurogruppo, che ha approvato gli aiuti al Portogallo e ha dovuto discutere sul caso Grecia (senza raggiungere nessuna decisione a riguardo). E se da una parte si è chiuso senza sorprese il toto-nomine per la più importante poltrona della Bce, dall’altra si è invece aperto con non poco stupore il fronte dei possibili candidati alla presidenza del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), dopo l’arresto di Dominique Strauss-Kahn nel fine settimana a New York con l’accusa di violenza sessuale.
Ieri i 17 ministri europei riuniti a Bruxelles hanno dato il via libera agli aiuti da 78 miliardi di euro al Portogallo. Nessuna decisione invece per quanto riguarda il caso Grecia, che ha sollevato non poche discussioni. Gli animi si sono però riappacificati con la scelta del nuovo presidente della Bce. In tarda serata è infatti arrivata la nomina, decisa all’unanimità, di Mario Draghi come candidato unico alla guida dell’istituto. La scelta era praticamente già stata fatta. Nei mesi scorsi, il Governatore di Bankitalia aveva infatti raccolto il consenso del presidente francese, Nicolas Sarkozy, e infine era arrivato anche l’appoggio decisivo della cancelliera tedesca, Angela Merkel.
La nomina di Draghi verrà ufficializzata questa mattina dall’Ecofin. Ma non sarà l’ultimo passaggio. La vera investitura arriverà solo a fine giugno, per la precisione il prossimo 24 giugno, in occasione della riunione dei capi di Stato e di governo Ue a Bruxelles. Prima di quella data, Draghi dovrà sottoporsi al Parlamento europeo. L’incarico, una volta terminate le procedure, inizierà il primo di novembre. Il 31 ottobre infatti scadrà il mandato di Jean-Claude Trichet, dopo otto anni di guida alla Bce.
La sua nomina ha già però sollevato a Francoforte un interrogativo che riguarda il futuro di un altro italiano, Lorenzo Bini Smaghi. Sì perché con la nomina di Draghi, la sua presenza all’interno del board della Bce non rispetta le regole che prevedono un solo uomo dallo stesso Paese ai vertici dell’istituto. Il suo mandato in teoria scadrà nel 2013 e Bini Smaghi sembra non avere intenzione di alzarsi dalla sedia prima del tempo.
E se la candidatura di Draghi alla presidenza della Bce non ha destato sorprese, non si può certo dire la stessa cosa dello scandalo scoppiato al Fmi. Secondo le ultime notizie, il numero uno dell’istituto, Dominique Strauss-Kahn, rimarrà in carcere Oltreoceano in attesa di giudizio. Il tribunale ha infatti respinto la richiesta di cauzione da 1 milione di dollari in quanto ritiene Strauss-Kahn un uomo pericolo che potrebbe sfuggire facilmente alla giustizia. L’accusa è di violenza sessuale ai danni di una cameriera dell’albergo Sofitel in un cui alloggiava.
Strauss-Kahn non si è ancora dimesso dalla presidenza del Fmi (la guida è stata temporaneamente affidata al vicepresidente John Lipsky), ma già impazza il toto-nomine. Iero sera si è riunito in sede straordinaria il consiglio esecutivo dell’istituto. E subito il dibattito si è acceso, con l’Europa che ha ribadito la volontà a nominare un suo candidato alla direzione del Fmi, in risposta alle pressioni crescenti di Usa e dei Paesi emergenti. Secondo il modello seguito a partire dalla seconda guerra mondiale, agli europei spetterebbe la posizione di comando del Fmi mentre agli americani la guida della Banca mondiale. Ma già nel 2007, alla nomina di Strauss-Kahn, la procedura standard iniziava a scricchiolare, con la proposta di una nomina non tramite passaporto ma secondo il merito.