Notizie Notizie Italia Dombrovskis minaccia procedura infrazione, Tria lascia Ecofin in anticipo. A Vespa: ‘Non avrei firmato Fiscal Compact’

Dombrovskis minaccia procedura infrazione, Tria lascia Ecofin in anticipo. A Vespa: ‘Non avrei firmato Fiscal Compact’

6 Novembre 2018 16:46

Anche la riunione dell’Ecofin, all’indomani di quella dell’Eurogruppo, diventa il palco perfetto da cui i funzionari dell’Unione europea tuonano contro il governo italiano, intimandogli di cambiare la manovra economica per il 2019. Oggi arriva anche la minaccia della procedura di infrazione per deficit eccessivo che Bruxelles, come dice il numero due della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, potrebbe decidere di lanciare, nel caso in cui la legge di bilancio non venisse modificata entro la scadenza del 13 novembre. E la tensione Roma-Bruxelles deve essere piuttosto alta, se si considera che Tria ha lasciato la riunione dell’Ecofin in anticipo, cancellando la conferenza stampa indetta per l’occasione.

Il ministro, accerchiato già ieri in occasione della riunione dell’Eurogruppo, non fa nulla per negare la presenza di divergenze ma neanche la volontà di andare avanti nel dialogo. Le dichiarazioni vengono rilasciate al suo arrivo all’Ecofin, ma Tria poi lascia la riunione, per l’appunto, in anticipo, decidendo di ignorare le domande dei giornalisti.

Sono sempre di più i paesi europei a fare fronte comune contro l’Italia, accusata con il suo atteggiamento di mettere a rischio l’euro e l’obiettivo di una maggiore integrazione dell’Eurozona.

Le frasi rilasciate dal ministro Tria si confermano, come al solito, misurate e ponderate, come il ruolo di titolare del Tesoro che ricopre richiede.

Il vero Tria-pensiero risulta più chiaro nel nuovo libro di Bruno Vespa “Rivoluzione – Uomini e retroscena della Terza Repubblica”, che uscirà domani, mercoledì 7 novembre.

Intervistato da Vespa, Tria si spinge oltre le sue dichiarazioni ufficiali, spiegando quello che, a suo avviso, è il vero fallimento dell’Europa e chiarendo la sua posizione nei confronti degli imperativi che arrivano da Bruxelles:

Alla domanda se avrebbe firmato il trattato di Maastricht, il ministro risponde, infatti, con queste parole:

“Non avrei firmato altre cose arrivate dopo”. “Come il Fiscal Compact, che la Gran Bretagna non firmò. Non avrei firmato e messo in Costituzione il pareggio di bilancio. Non sono contrario al principio in sé, ma una norma del genere non ha senso se alla politica monetaria sovranazionale non si affianca una politica fiscale unitaria. Il fallimento dell’Europa sta qui”.

Ancora Tria:

La politica fiscale è espressione della sovranità politica. O abbiamo una politica fiscale europea affidata a un’autorità politica (e per questo discrezionale) o le cose non funzionano. Io sono disposto a far scendere da un treno in corsa un conducente nazionale per farvi salire uno sovranazionale, ma non farei scendere il conducente nazionale per affidare il treno a un pilota automatico. Questo è il grande nodo irrisolto“.

Riunione Ecofin: Dombrovskis spiega il caso Italia

Il tempo stringe per l’Italia che, entro la scadenza del prossimo 13 novembre, dovrà dare una risposta all’Ue. In occasione della riunione dell’Ecofin, il commissario Pierre Moscovici parla anche oggi,  senza fare mistero delle sue aspettative.

Allo stesso tempo, il commissario francese afferma che il 13 novembre non ci sarà alcuna fine del mondo.

Le parole del numero due della Commissione, Valdis Dombrovskis, sono tuttavia dure:

Se la manovra “non dovesse cambiare in modo significativo, dovremmo riconsiderare le nostre conclusioni sulla procedura per deficit eccessivo”, dice il funzionario.

Intanto lo spread BTP-Bund sfiora quota 300 punti base, a fronte di rendimenti sui BTP decennali che salgono fin oltre il 3,4%.

Dombrovskis conferma anche lui l’importanza del dialogo, ma sottolinea anche che la Commissione si aspetta una “correzione notevole” della legge di bilancio perché, sottolinea, “l’Italia prevede una deviazione significativa, visto che il paese dovrebbe diminuire il deficit/Pil strutturale dello 0,6% e invece ha intenzione di aumentarlo dello 0,8%”.

Il vicepresidente della Commissione Ue spiega in una conferenza stampa successiva alla riunione dell’Ecofin che la deviazione corrisponde all’1,4% del Pil, “piuttosto rilevante”.

A chi accusa l’Ue di penalizzare l’Italia chiudendo un occhio sulle deviazioni degli altri paesi, Dombroviskis ammette che ci sono stati casi di paesi “con livelli di deficit molto più alti”, tanto che, “durante la crisi finanziaria siamo arrivati ad avere più di 20 Stati membri in procedura per deficit eccessivo”.

Tuttavia, “ciò che conta è l’equilibrio strutturale: non importa tanto quanto sia alto il deficit, ma in che punto del ciclo economico ci si trova. Se il periodo è di profonda crisi, si ha bisogno di un deficit più grande, perché questo agisce, in un certo senso, da stabilizzatore del bilancio. Ma se si è in un periodo di crescita economica, e nell’Ue attualmente siamo nel sesto anno consecutivo di crescita, i paesi devono ridurre il proprio deficit di bilancio”.