Volkswagen apre a risarcimenti per Dieselgate, UNC insorge: trattamento privilegiato per clienti tedeschi e statunitensi
Potrebbe arrivare la svolta per il caso dieselgate e i circa 440mila clienti della Volkswagen potrebbero esser risarciti dopo lo scoppio dello scandalo sui software che modificavano i dati sulle emissioni dei motori diesel della casa automobilistica di Wolfsburg. “La Volkswagen e la Federazione delle organizzazioni tedesche dei consumatori (VZBV) hanno concordato di avviare discussioni su un possibile accordo“, ha affermato la società in una nota. Si tratta però di discussioni che sono “in una fase iniziale e non vi è alcuna garanzia” di un accordo e sperano di trovare una “soluzione pratica a vantaggio del cliente” precisa la casa automobilistica tedesca.
La causa legale contro Volkswagen
La Federazione delle organizzazioni dei consumatori tedeschi, che rappresenta oltre 400.000 proprietari di auto diesel Volkswagen, aveva avviato lo scorso settembre un procedimento giudiziario presso la Procura di Braunschweig. Quest’ultima ha citato in giudizio i vertici di Volkswagen per manipolazione del mercato. L’accusa ai dirigenti della Volkswagen, secondo i pm, è che gli investitori erano stati informati “deliberatamente troppo tardi” sui rischi del Dieselgate. Nel mirino dei giudici tedeschi sono finiti il presidente del Consiglio di sorveglianza, Dieter Poetsch, l’amministratore delegato, Herbert Diess, e l’ex amministratore delegato, Martin Winterkorn. Ora l’apertura da parte della Volkswagen ai risarcimenti.
UNC: Italia trattata come la Cenerentola d’Europa
Una buona notizia, per i tedeschi mentre l’Italia continua ad essere trattata dalla casa automobilistica tedesca come la Cenerentola d’Europa. Così commenta la notizia dei possibili risarcimenti della VW ai clienti Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “I consumatori tedeschi e americani godono di un trattamento privilegiato rispetto agli italiani, complice anche una normativa nostrana con le armi spuntate, sia perché a differenza degli Stati Uniti nella nostra class action non è previsto il danno punitivo sia perché le sanzioni comminabili dalle Authority sono sempre irrisorie, inferiori all’illecito guadagno o al danno subito dalla collettività” afferma Dona. “Fino ad oggi, vedasi l’incontro che c’è stato nel 2016 presso il ministero dello Sviluppo Economico tra il CNCU, il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti ed i vertici di Volkswagen Group Italia, c’è sempre stata una totale chiusura rispetto alle proposte dei consumatori” prosegue Dona. “Chiediamo ora che il Mise torni alla carica, convocando nuovamente la Volkswagen per un nuovo tentativo di transazione” conclude Dona.