Death cross (’Incrocio della morte‘) vicino per il bitcoin, ecco cosa indica. Intanto Goldman mette mano a stime su rialzi Fed
Non promette bene il grafico del bitcoin, sceso di circa il 40% dai massimi storici dello scorso 10 novembre in area 69.000 $. Sulla strada della criptovaluta maggiore al mondo si affaccia nuovamente un indicatore ribassista conosciuto come “death cross”, , ossia incrocio della morte, una figura tecnica che prende forma nei casi di ribassi cospicui e abbastanza duraturi.
Il modello grafico dal nome minaccioso sembra destinato a essere confermato questa settimana tra le crescenti preoccupazioni di una Federal Reserve più aggressiva nel contrasto all’inflazione. Oggi addirittura gli esperti di Goldman Sachs hanno rivisto le loro previsioni per il 2022 indicando ben quattro rialzi dei tassi. Goldman prevede inoltre che la banca centrale statunitense ridimensioni il proprio bilancio a partire da luglio.
Cos’è il “death cross”
Il cosiddetto incrocio della morte (“Death cross”) si verifica quando la media mobile a 50 giorni taglia verso il basso quella a 200 giorni. Un fenomeno che in analisi tecnica è visto come un anticipatore di importanti accelerazioni al ribasso.
Il track record di questo indicatore tecnico non però così univoco. Secondo una ricerca di Kraken, molti dei precedenti death cross che hanno riguardato il bitcoin, compresi quelli visti nel 2014 e nel 2018, hanno coinciso con un sell-off nei giorni successivi che ha confermato un mercato ribassista. Di contro a giugno 2021, a fine marzo 2020 e ottobre 2019 l’incrocio della morte è stato un falso segnale che ha segnato importanti minimi dei prezzi. In particolare quello di metà giugno 2021 si è risolto in una nuova corsa al rialzo che ha portato i prezzi del bitcoin ai massimi assoluti di novembre.
Bitcoin e nodo inflazione
I timori di una Fed aggressiva hanno attanagliato il mercato dei bitcoin verso la fine dello scorso trimestre dopo che la banca centrale ha spostato la sua attenzione sul controllo dell’inflazione dalla massima occupazione. A dicembre, la Fed ha annunciato almeno tre rialzi dei tassi entro la fine del 2022 e la fine del programma di acquisto di attività entro marzo.
In attesa dei dati sulla crescita del cpi USA a dicembre (in agenda mercoledì), gli esperti di Goldman Sachs oggi hanno rivisto le loro previsioni circa il numero di volte che la Federal Reserve alzerà i tassi, indicando ben quattro rialzi nel 2022. I rapidi progressi nel mercato del lavoro statunitense e i segnali da falco arrivati dalle minute del Federal Open Market Committee del 14-15 dicembre suggeriscono una normalizzazione più rapida”, asserisce Goldman Sachs che ai rialzi più previsti a marzo, giugno e settembre adesso ha aggiunto anche un 4° aumento del costo del denaro a dicembre. Relativamente alle non farm payrolls Us di dicembre (+199mila), gli analisti si aspettano una revisione al rialzo del dato così come è successo per quasi tutti i dati mensili nel 2021. Di contro, l’aumento dei salari indica anche una crescente scarsità di manodopera abbinato a una domanda molto forte.
Sull’evoluzione della pandemia, la casa d’affari statunitense rimarca che la variante omicron si sta confermando più trasmissibile ma anche meno grave. Sia casi confermati che ospedalizzazioni sono ora in calo non solo in Sud Africa ma anche a Londra, primo paese dell’emisfero settentrionale a vedere un focolaio omicron. “Se questo modello regge altrove, l’impatto economico dovrebbe essere in gran parte alle nostre spalle alla fine del primo trimestre, almeno nelle economie avanzate”, è la previsione di Goldman.