Notizie Notizie Mondo Dazi auto, Trump: ‘arma più potente per piegare partner commercio’. UE prepara vendetta da $300 miliardi

Dazi auto, Trump: ‘arma più potente per piegare partner commercio’. UE prepara vendetta da $300 miliardi

2 Luglio 2018 15:53

I dazi sulle importazioni di auto sono l’arma più potente per strappare concessioni ai partner commerciali degli Stati Uniti. Parola di Donald Trump che, in un’intervista rilasciata a Fox, ha commentato le tariffe punitive che la sua America First si appresta a lanciare.

Riferendosi a un’analisi messa a punto dalla sua amministrazione alla fine di maggio proprio per studiare cosa accadrebbe se gli Usa imponessero dazi doganali del 20% sui veicoli importati, il presidente americano si è così espresso:

Sono le auto la cosa grossa. Possiamo parlare di acciaio, possiamo parlare di tutto. Ma la cosa più grande sono le auto”.

In realtà, i funzionari del governo Trump hanno sottolineato che nessuna decisione su un eventuale lancio dei dazi sulle auto è stata ancora presa.

Il verdetto finale dovrebbe arrivare tuttavia prima delle elezioni di metà mandato del Congresso Usa, in calendario nel mese di novembre.

Intanto l’Unione europea affila le sue armi e minaccia, nel caso in cui i dazi sulle auto saranno alla fine imposte – secondo quanto riporta il Financial Times -, ritorsioni commerciali per un valore fino a $300 miliardi. Secondo il quotidiano britannico l’Ue avrebbe già inviato al dipartimento del Commercio Usa una missiva, in cui avrebbe presentato i dettagli del piano che adotterebbe nel caso in cui la sua industria automobilistica venisse colpita.

In questo contesto di continua escalation del protezionismo, l’interrogativo che assilla gli operatori è il seguente: chi ha più da perdere in una eventuale guerra commerciale combattuta contro l’America di Trump?

Il Sole 24 Ore riporta un grafico stilato dall’Organizzazione Mondiale del commercio e dagli analisti di Deutsche Asset Management Investment. La risposta è tutta lì. Il grafico mette in evidenza il grado di dipendenza del Pil dal commercio e la percentuale di esportazioni dirette verso gli Stati Uniti.

“Nella zona in alto a destra del grafico – fa notare l’articolo de Il Sole 24 Ore – ci sono i due Paesi che più verrebbero colpiti da una guerra commerciale generalizzata: Messico e Canada, non a caso i due Stati che confinano con gli Usa, dove finisce il 70-80% delle loro esportazioni”.

Germania, Corea, Francia, Gran Bretagna e Italia sono altri cinque grandi paesi esportatori che compaiono nel grafico. Nonostante ciò, c’è da dire che “i loro flussi di vendite verso gli Stati Uniti, per quanto considerevoli, non superano il 20% del totale”.