Danone, ampio il ventaglio delle possibili destinazioni per i 5,3 miliardi di Kraft
Danone ad esempio è uno dei gruppi alimentari che a livello mondiale è maggiormente impegnato in Cina. Oltre la Grande muraglia il gruppo francese detiene il 51% della joint venture Wahaha, gruppo produttore di bevande leader nel paese asiatico. Per salire al 100%, secondo stime degli analisti di Bear Stearns, servirebbe un impegno finanziario pari a 2,7 miliardi di euro. Sempre in Cina Danone ha il 20% di Huiyuan Juice Group (quotata a Hong Kong), il maggior produttore di succhi di frutta del Paese. Un altro fronte di potenziale sviluppo è quello russo. Nel Paese Danone vanta una partecipazione nel gruppo alimentare Wim-bill-dann, incrementata settimana scorsa al 18,4% dal precedente 13,8%. Da ultimo Danone potrebbe accrescere la quota del 20% nel produttore giapponese di yogurt pro-biotici Yakult, società quotata sulla borsa di Tokyo.
Non è comunque del tutto da accantonare anche la prospettiva di una distribuzione di risorse agli azionisti attraverso un dividendo straordinario o il riacquisto di azioni proprie. Si tratterebbe però di una scelta che troverebbe scarso apprezzamento almeno tra gli investitori istituzionali. Da Jp Morgan si sono già affrettati a sottolineare che Danone dovrà sfruttare il suo forte posizionamento e i fondi derivanti dalla cessione per fare nuove acquisizioni.
C’è di più però. Come si legge stamani sul Wall Street Journal, la cessione del business dei biscotti aumenterebbe l’appetibilità di Danone quale candidato per un’operazione di takeover. Poco meno di due anni fa il titolo Danone era stato al centro di forti acquisti speculativi determinati da indiscrezioni circa un interesse di Pepsi a rilevarne le attività. All’epoca si parlò anche di un rastrellamento di titoli da parte del gruppo americano.