Da sherpa Ue altro passo verso procedura infrazione. Assonime: governo faccia ‘Whatever it Takes’ per scongiurare ‘arrivo Troika’
Mentre il premier Conte e Tria si mostrano fiduciosi sulla possibilità di sventare la procedura di infrazione contro l’Italia, parlando in occasione dell’assemblea di Assonime (l’Associazione delle società per azioni), gli sherpa dell’Ecofin confermano le raccomandazioni della Commissione. Ergo: l’Italia ha violato il patto di stabilità sia nel 2018 che nel 2019.
Gli appelli affinché il governo M5S-Lega presenti un piano anti-debito che riesca a convincere Bruxelles si fanno più accorati. Tra di essi, c’è anche quello di Innocenzo Cipolletta, riconfermato per il secondo mandato presidente di Assonime, che chiede misure per sventare il peggio. Anche perchè, visto quanto deciso dai tecnici dell’Ue, a questo punto l’apertura formale della procedura di infrazione potrebbe arrivare già con le riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, previste per l’8-9 luglio.
E’ bene dunque per l’Italia che il governo M5S-Lega passi dalle parole ai fatti, presentando un piano che lo stesso premier Giuseppe Conte ha detto di voler credibile.
Non per niente ieri Cipolletta, rivolgendosi al governo, ha parafrasato la frase del presidente della Bce Mario Draghi, auspicando che l’esecutivo di Conte faccia il «whatever it takes» per scongiurare «una procedura d’infrazione» e «l’arrivo della Troika». Ieri Cipolletta ha anche messo in guardia sul fatto che «vengono rispolverati slogan e atteggiamenti del periodo più buio del nostro paese: quello del ventennio fascista che pensavamo aver messo definitivamente nei musei della storia».
“Non è tempo per riduzioni della pressione fiscale in disavanzo. Né è tempo per un aumento della spesa pubblica, che anzi va ridotta”,- ha sottolineato il numero uno di Assonime, nella relazione presentata ieri – Questo non vuol dire che il Governo non abbia ambiti di manovra. Occorre una svolta. Per sostenere la crescita bisogna realizzare opere che da subito abbiano un concreto impatto sulla ripresa dell’economia: dal rapido completamento delle importanti opere infrastrutturali già avviate o pronte a partire, agli interventi diffusi sul territorio. Non è questione di scegliere tra grandi e piccole opere: al Paese servono entrambe”.
A giudizio di Cipolletta occorre puntare con decisione su “un deciso e strutturale miglioramento dei conti pubblici che comporti una riduzione nel tempo del peso del debito pubblico”. Soltanto così – ha sottolineato – sarà possibile una “riduzione dello spread e quindi del peso degli interessi, liberando risorse pubbliche per gli investimenti pubblici”.
Nessuna sorpresa dal numero uno per la procedura di infrazione che potrebbe abbattersi sull’Italia:
“C’era da aspettarselo, purtroppo – ha osservato Cipolletta – Questo è il momento di prendere sul serio le osservazioni che ci vengono dall’Europa e, con la dovuta attenzione ai bisogni degli italiani, condurre un negoziato che fermi la minaccia”.
Scoppia intanto il caso Jean-Claude Juncker, dopo l’intervista rilasciata dal presidente della Commissione europea a Politico.eu.
Intervista in cui tutte le pecche italiane sono tornate alla ribalta e in cui, ovviamente, non sono mancati moniti di vario tipo:
“Pensiamo che l’Italia si stia muovendo in una direzione sbagliata, quindi dobbiamo prendere decisioni rilevanti in questo campo, ma penso che l’Italia rischia di essere nei prossimi anni nella procedura per i disavanzi eccessivi – ha detto Juncker, lanciando una chiara stoccata al governo giallo-verde:
“L’Italia è l’Italia e ha i problemi dell’Italia, diversi dai problemi degli altri paesi, ma simili sotto certi aspetti. Stiamo introducendo queste misure di flessibilità” e “il riconoscimento delle riforme strutturali, tenendo conto dei problemi dei cicli economici e dei terremoti e di altri problemi”.
Ma “nessuno in Italia lo sa perché il governo italiano dà l’impressione che la Commissione sia contro il Sud Europa e questo è sbagliato”.
Juncker ha tenuto a precisare che, con il suo richiamo all’Italia, non ha alcuna intenzione di umiliare il paese:
“Non voglio umiliare la Repubblica italiana con dichiarazioni pubbliche, perché ne ho il più grande rispetto per diverse ragioni – ha aggiunto Juncker -, ma riteniamo che si stia muovendo in una direzione sbagliata”.
Pacata la risposta del premier Giuseppe Conte, che non si trova certo nella posizione di poter alzare la voce con il numero uno della Commissione europea. Detto questo, Conte ha ripreso anche il caso Grecia:
“Con Juncker, lo posso dire, ho un rapporto molto cordiale, direi amicale, gli riconosco molta lealtà anche nella fase molto travagliata di dicembre: ha dato una grossa mano all’Italia”.
Detto questo, “all’amico Juncker quando dice che sbagliamo direzione rispondo che ha sbagliato lui direzione sulla Grecia. Lo dico con la massima cordialità: prima di attribuirci un torto mi lasci dialogare e aggiornarlo sui conti”.
Nella giornata di ieri, sia il premier Conte che il ministro delle Finanze Giovanni Tria hanno riferito, in parte intervenendo proprio all’assemblea di Assonime, di credere che l’Italia riuscirà a rispettare il patto di stabilità e che il deficit-Pil si attesterà quest’anno a un livello inferiore sia rispetto a quanto previsto dal Def di aprile, che a quanto stimato dalla Commissione europea.