Da Mirafiori il tavolo con i sindacati trasloca a Pomigliano, Fiat in corsa in Borsa
Dopo Mirafiori, lo scontro con i sindacati riparte da Pomigliano d’Arco. Da questa mattina Fiat e Fim, Uilm, Ugl e Fsmic si stanno confrontando per mettere a punto il contratto di lavoro per l’assunzione dei lavoratori dell’impianto campano, circa 4.600 al momento, per la newco costituita dal Lingotto a Pomigliano sulla base dell’accordo siglato a giugno senza la Fiom. L’intesa, che sarà probabilmente raggiunta già mercoledì, dovrebbe essere un riferimento per quella che andrà fatta entro il 2012 per la newco che sarà costituita a Mirafiori sulla base dell’accordo siglato il 23 dicembre, sempre senza la Fiom.
Nella trattativa che si è aperta qualche ora fa, Fiat e sindacati stanno discutendo ovviamente di salario, ma anche di orario e di normativa in generale, inserendo in quello che sarà un contratto aziendale quanto definito nell’accordo di Pomigliano in termini di turni, pause, straordinari, diritti sindacali. Secondo diversi osservatori l’intesa per lo stabilimento campano farà probabilmente da apripista anche alla trattativa per l’impianto di Mirafiori e poi per il contratto dell’auto, con la prossima riunione in Federmeccanica fissata per il 24 gennaio. Intanto, mercoledì la Fiom riunisce il suo comitato centrale, per decidere come reagire. E come lavorare in vista del referendum che dovrebbe tenersi a Mirafiori a metà gennaio. Perché se anche nello stabilimento torinese la consultazione dovesse spianare la strada all’accordo separato, le tute blu della Cgil resterebbero, di fatto, fuori dalla prima industria metalmeccanica del Paese.
In attesa che venga fatto qualche passo avanti, Fiat non perde tempo a Piazza Affari. Il titolo della casa auto di Torino guadagna l’1,33% a 15,19 euro. Anche oggi da Pechino è arrivata una novità per il mondo delle quattro ruote: dopo l’annuncio di ieri dell’introduzione di alcune misure per limitare le immatricolazioni di nuove auto con l’obiettivo di contrastare il traffico e l’inquinamento, oggi la Cina ha indicato che imporrà una tassa del 10% sulle auto di piccole cilindrata a partire dal primo gennaio. Ma complici i volumi sottili, la notizia viene snobbata dagli operatori che non sono in vacanza. Anche gli analisti danno man forte.
“Anche se non è positive, in particolar modo se le restrizioni del governo saranno applicate anche alle aree urbane, il pensiamo che il settore abbia avuto ieri una reazione esagerata. Nelle nostre stime e in parte nel consensus era in parte già scontato, dal momento che le immatricolazioni di auto nel 2011 sono cresciute a un tasso inferiore (+15% in linea alle nostre previsioni) rispetto a quanto atteso per il 2010 (+27-20%)”, commentano gli esprti di Banca Imi nel report uscito questa mattina, ribadendo il buy su Fiat con target a 17 euro.
“Le restrizioni cinesi dovrebbero penalizzare soprattutto il segmento premium. Anche in questo caso, tuttavia restiamo convinti che nonostante i paletti di Pechino, il segmento premium in Cina dovrebbe essere protagonista di una crescita più significativa rispetto ai Paesi sviluppati”, aggiunge il broker, specificando che per quel che riguarda Fiat non c’è nessun impatto sul gruppo dal momento che la produzione cinese con la joint venture GAC verrà avviata nel secondo semestre del 2011. “I target indicati da Fiat in Cina – concludono – sono altamente conservativi dal momento che fattorizzano una quota di mercato molto bassa al 2014 (2%)”.