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Da Julius Baer rassicurazioni sul II semestre dei mercati azionari

8 Maggio 2007 12:50

“In uno scenario come quello attuale le correzioni di mercato sono una buona occasione d’acquisto”. Lo ha detto David Kohl, del Group Economic Research di Bank Julius Baer Ag, intervenendo alla sessione primaverile del consueto workshop trimestrale di Julius Baer Asset Management svoltosi questa mattina a Milano. Analizzando lo scenario macroeconomico e le opportunità per il 2007 Kohl si è soffermato in particolare sulle prospettive del ciclo economico in Europa e negli Usa sottolineando l’ancora notevole livello della liquidità globale. Nella visione di Kohl proprio la liquidità sarebbe il fattore principale di supporto agli investimenti nelle asset class più rischiose. Un aspetto su cui peraltro non agirebbe più nemmeno l’effetto di drenaggio prodotto dal greggio. “La spesa globale per il petrolio – ha evidenziato – è diminuita nell’anno in corso, liberando ulteriori flussi di liquidità”.


 


Secondo Kohl ci sono però anche dei motivi di preoccupazione. A partire dalle probabilità di recessione per i prossimi 12 mesi che, calcolate sulla base dei movimenti della curva dei tassi risulta in crescita e ad oggi intorno al 40%. Il rischio inflazione inoltre non sarebbe del tutto sopito, in particolare in Gran Bretagna, in Canada e negli Usa. Da ultimo fattore preoccupante Kohl ha citato le notevoli differenze all’interno dell’Eurozona, che potranno rendere difficile una politica monetaria comune. Non solo l’Europa ospiterebbe però delle contraddizioni. A giudizio di Kohl il ciclo economico vivrebbe oggi fasi diverse a livello globale. “Da un lato – ha spiegato – Germania, Francia e soprattutto Italia hanno superato il punto massimo di crescita e si avviano a un graduale rallentamento, mentre Giappone, Canada, Cina e Australia attraversano ancora una fase espansiva”. I fattori di preoccupazione citati non destano però i timori di Kohl: “I tassi reali non sono al di sopra del potenziale di crescita dell’economia, primo segnale negativo per gli investimenti più rischiosi, e gli spread di rendimento sui tassi sono estremamente bassi, altrimenti costituirebbero un segnale dell’aumentata avversione al rischio dell’investitore”.


 


Le considerazioni macroeconomiche di Kohl hanno trovato eco nella presentazione offerta da Stefano Zoffoli del team asset allocation della società d’investimento. Secondo Zoffoli il rallentamento degli Usa non modifica il trend di crescita a livello globale e l’eccesso di capacità produttiva non induce a credere in una recessione, mentre lo scenario più probabile sarebbe quello di un soft landing. A livello di asset allocation le azioni restano leggermente favorite. Il favore di Zoffoli va sia alle grandi che alle piccole capitalizzazioni. “Le valutazioni favoriscono le large caps – ha spiegato – tuttavia rimangono buone le prospettive per le piccole aziende, possibili candidate ad acquisizioni”. Tra i settori da privilegiare Zoffoli ha indicato materie prime, assicurazioni e industria: “L’estrazione e la lavorazione di materie prime – ha chiarito – sono tuttora insufficienti rispetto alla domanda. Le assicurazioni hanno reso molto più redditizio il loro core business. Le aziende industriali denotano cospicui portafogli ordini e possono ulteriormente aumentare i loro utili sulla scia della domanda dei paesi emergenti”. Da ridurre invece il peso di farmaceutici e IT, e da sottoponderare sarebbero le utility: “Nonostante la valutazione storicamente bassa e le ristrutturazioni in corso – ha detto – al settore farmaceutico mancano notizie decisamente positive per compiere la svolta. L’IT lotta con una contrazione dei margini e le utilità hanno una valutazione elevata”. Non ci sono invece aree geografiche favorite. Per Zoffoli si è infatti assistito a una convergenza delle valutazioni in termini di prezzo/valore di libro. Nessuna paura infine per gli investimenti immobiliari. “Negli Usa – spiega – è in corso una frenata ma negli altri paesi la domanda rimane elevata. La generosa concessione dei crediti da parte delle banche e l’aumento dei redditi spingono all’acquisto anche gli investitori privati”.