Da Ferrari a Campari, ecco chi paga il conto del mini-dollaro

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Il dollaro è sempre più mini. La settimana si è aperta all’insegna di un deprezzamento generalizzato della valuta verde che potrebbe essere in gran parte legato a flussi di fine trimestre.
Il Dollar Index ha così chiuso i peggiori primi sei mesi dell’anno dal 1973, con un deprezzamento di poco superiore al 10%. Le politiche commerciali di Trump, un clima di sfiducia sugli asset Usa, il timore della recessione e le tensioni sui tassi (con pretese di tagli) tra il presidente Donald Trump e il numero uno della Fed, Jerome Powell, sono alcune delle cause alla base del movimento innescatosi da qualche mese. Una situazione che ha forti ripercussioni finanziarie, in particolare sul business di alcune aziende italiane già alle prese con i dazi.
Ma ci sono dei titoli a Piazza Affari che sono nel mirino, da Stellantis a Campari ecco chi paga il conto valutario.
Il cambio
Con il dollaro ai minimi, il cambio euro/dollaro ha rotto la resistenza posta a 1,1763, spingendosi temporaneamente sopra 1,18. Di recente sulla sua ascesa si è espresso il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos: “Penso che il livello non sia un problema – ha detto de Guindos -. Ritengo che sia perfettamente accettabile secondo le nostre proiezioni. La vera questione è che dovremmo cercare di evitare qualsiasi tipo di eccesso. Conta molto di più la velocità dell’aggiustamento rispetto al livello. Ma penso che 1,17, anche 1,20 siano livelli che possiamo accettare, qualcosa oltre quel livello sarebbe molto più complicato. Ma 1,20 secondo me, è perfettamente accettabile”.
Rilevante anche il dato del Global Fund Manager Survey di Bank of America di giugno 2025 secondo cui il 35% dei gestori globali è sottopesato sul dollaro. Non accadeva dal 2006. Il sondaggio, condotto su 190 gestori di fondi che gestiscono oltre 520 miliardi di dollari, segnala una forte rotazione verso Europa e mercati emergenti.
Da Cucinelli a Ferrari, le società più esposte
L’effetto combinato di dazi statunitensi al 10% sui prodotti europei uniti a un analogo o addirittura superiore apprezzamento dell’euro sul dollaro, avrebbero un impatto significativo sulle esportazioni della zona euro, ha avvertito il banchiere centrale della Bce, Martins Kazaks. “. Secondo i dati più recenti forniti da Eurostat, l’export di beni e servizi rappresenta circa il 46% del Pil dell’Eurozona e intorno al 47-50% per l’intera Ue.
Tante le azioni italiane che sono esposte a questo scenario. Tra le quotate con la maggior esposizione agli Stati Uniti (che risentono dunque dello squilibrio tra ricavi in dollari e costi in altre valute), il team di ricerca di Banca Akros ha individuato Brunello Cucinelli ( 30% delle vendite in Usa, Campari (28% delle vendite in Usa), Ferrari (25% delle vendite in Usa), Stm (40% delle vendite in Usa) e Stellantis (37% delle vendite in Usa).
Le aziende con un’elevata esposizione agli Stati Uniti, ma prevalentemente legata alla conversione valutaria (ricavi e costi entrambi in dollari) includono Diasorin (50% delle vendite in Usa, business locale), Tenaris (50% delle vendite in Usa, business locale), Buzzi (40% delle vendite in Usa, business locale) e Prysmian (36% delle vendite in Usa, business locale). In conclusione, Akros ritiene che “le aziende che potrebbero essere maggiormente impattate dalla debolezza del dollaro, considerando il limitato pricing power, siano in particolare Stellantis e Stm, anche se quest’ultima dovrebbe beneficiare nel breve termine della propria politica di copertura progressiva”.
Il caso Campari
Campari, che deriva il 28% dei suoi ricavi totali dagli Stati Uniti, è una delle società più esposte sia sul fronte dazi, sia per via del dollaro. I dazi colpiranno i prodotti che non possono essere fabbricati negli Stati Uniti a causa della loro denominazione d’origine, come tequila, cognac e champagne. Anche per questo negli Stati Uniti Campari sta ampliando la sua presenza oltre gli otto Stati federali in cui attualmente opera (oggi la distribuzione è su 50 Stati).
In un recente report, Deutsche Bank ha ridotto il target price delle azioni a 5,70 da 5,90, mantenendo il rating hold in vista del prossimo rapporto sugli utili della società.
Il produttore italiano di alcolici presenterà i risultati del secondo trimestre 2025 il 31 luglio, e Deutsche Bank prevede una crescita organica dei ricavi dell’1,6% e un calo dell’utile operativo organico del 5,5% per il trimestre. Deutsche Bank prevede che Campari genererà un utile operativo rettificato di 182 milioni nel secondo trimestre e anticipa che la società rivedrà la sua guidance per l’intero anno 2025, che indica una crescita organica delle vendite “moderata” con un margine organico sostanzialmente stabile.