La crisi morde la Spagna: tassi asta mai così alti dal 1997, banche sotto pressione
I tassi d’interesse sul debito spagnolo hanno raggiunto i livelli più alti dal 1997. All’indomani della minaccia di Moody’s di un nuovo declassamento del rating spagnolo, il Tesoro spagnolo ha collocato questa mattina 2,4 miliardi di titoli di Stato a 10 e 15 anni. Per i titoli decennali il rendimento medio è salito al 5,446% dal 4,615% dell’ultima asta del 18 novembre e sui 15 anni è balzato al 5,953% dal 4,541% dell’asta del 21 ottobre. El Mundo online scrive che “la Spagna è obbligata a pagare ai livelli del 1997 il suo debito a 10 e 15 anni dopo le minacce di Moody’s”, rilevando che i tassi a 10 anni sono saliti del 18% e quelli a 15 anni del 31%.
“Il timore che la Spagna stia seguendo lo stesso cammino di Grecia e Irlanda e debba chiedere l’aiuto dei suoi partner dell’euro” ha “spaventato gli investitori” scrive El Pais online, e “il Tesoro ha dovuto offrire interessi più alti: questo implica maggiori costi per le casse dello Stato in un momento in cui si punta al risparmio”. L’asta tenuta oggi da Madrid è l’ultima prevista per quest’anno e – ha spiegato il governo spagnolo – rappresenta un pre-finanziamento per il 2011.
Chi ha recapitato prima del previsto il regalo di Natale a Zapatero è stato Moody’s, che ha messo la Spagna sotto osservazione, minacciando di abbassare il voto sul debito spagnolo fra tre mesi, mentre Fitch ha declassato da AA- a A+ quello della Confederazione delle casse di risparmio spagnole (Ceca). Alla base delle osservazioni di Moody’s, c’è quel fabbisogno di rifinanziamento che – solo per le casse pubbliche – nel 2011 toccherà i 170 miliardi di euro, mentre altri 30 miliardi dovranno essere raccolti dai governi regionali. Sempre il prossimo anno, gli istituti di credito spagnoli dovrebbero raccogliere sul mercato capitali per circa 90 miliardi di euro. Quanto basta per far alzare la soglia di allerta sul paese.
Eppure le banche spagnole hanno ridotto nel mese di dicembre la loro dipendenza dal Bancomat della Bce: i prestiti sono scesi a 61,1 miliardi di euro. Si tratta del valore più basso da gennaio. Lo scorso luglio gli istituti iberici avevano “prelevato” 130,l2 miliardi di euro. “Le banche sono ben capitalizzate, meglio di quelle italiane”, segnala un analista che preferisce mantenere l’anonimato. “C’è troppo allarmismo in questo momento sui mercato. Stiamo vivendo una fase difficile, ma gli istituti spagnoli sono solventi, hanno ratio di capitale molto più alti rispetto a quelli che troviamo in altri paesi, continuano ad avere accesso alla liquidità a breve termine”.
“Le preoccupazioni sulla sostenibilità dei debiti sovrani hanno riproposto le preoccupazioni sulla salute del sistema bancario. Ma i costi di un eventuale ricapitalizzazione in Spagna sono gestibili”, gli fa eco Tullia Bucco di Unicredit. “In questo momento, la maggior fonte di vulnerabilità delle banche spagnole risiede nelle limitazioni della liquidità, che rimangono elevate per quegli istituti di dimensioni medio piccole e che potrebbero essere messi sotto pressione se l’implementazione della riforma del settore del risparmio diventerà prossima”. Ma al di là delle tesi i mercati sono sotto pressione. Alla Borsa di Madrid l’Ibex cede lo 0,67% a 9.942 punti. Segno meno per il comparto bancario. Il Santander perde l’1,25%, scambiando a quota 8,45 euro, il Bbva arretra dell’1,43% a 7,72 euro, Banesto cede lo 0,92% a 6,32 euro.