Notizie Notizie Italia Cottarelli: senza Monti e Fornero debito-Pil al 145%. Troika in Italia, Draghi non sarebbe bastato

Cottarelli: senza Monti e Fornero debito-Pil al 145%. Troika in Italia, Draghi non sarebbe bastato

Pubblicato 2 Luglio 2018 Aggiornato 3 Febbraio 2019 19:34

Senza le politiche di austerity adottate da Mario Monti e da Elsa Fornero, il rapporto debito-Pil dell’Italia sarebbe salito fino al 145%. La conclusione a cui arriva l’Osservatorio dei Conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli, con tanto di moniti-consigli che l’ex Fmi e quasi-premier di un governo tecnico a firma Mattarella  dà al governo M5S-Lega, alimenta una carrellata di polemiche.

Sui social va di scena lo scontro tra chi gli dà ragione e chi invece ricorda l’equazione debito-Pil per smentirlo.

Se il Pil scende a causa di misure recessive, viene affermato, necessariamente il debito sale: se il debito è salito dopo le manovre di lacrime e sangue di Monti, nulla di cui stupirsi, dunque.

Ma per l’Osservatorio dei conti pubblici il motivo è un altro, e l’austerity di Monti-Fornero non ha nulla a che vedere con il rialzo del debito.

Il riferimento è alla crescita del debito pubblico dal 116,5 per cento del Pil a fine 2011 al 131,8 per cento del Pil a fine 2017.

“Questo aumento è avvenuto in un periodo di presunta ‘austerità fiscale’, il che viene spesso addotto dai sostenitori di politiche di espansione fiscale per sostenere che le politiche di restrizione fiscale sono controproducenti: per effetto di queste politiche il Pil scende e il rapporto tra debito pubblico e Pil aumenta”, si legge nel rapporto.

“In realtà, dopo la stretta fiscale del 2012, la politica fiscale ha cessato di essere restrittiva, o per lo meno non si è effettuata nessuna ulteriore restrizione: l’intera riduzione del deficit osservata negli ultimi anni è dovuta alla minor spesa per interessi, come effetto di una politica monetaria molto espansiva (con tassi di interesse molto bassi; mentre l’avanzo primario è rimasto pressoché costante. Anzi, al netto del ciclo economico, l’avanzo primario si è ridotto”.

“Resta però il fatto che nel 2012 la politica fiscale è stata stretta in modo significativo, attraverso tagli di spesa e aumenti delle tasse pari a 2,4 per cento del Pil. Cosa sarebbe successo al rapporto tra debito pubblico e Pil se non ci fosse stata la stretta fiscale?”

Le parole di Cottarelli sono state riportate dal quotidiano La Repubblica, che ha anticipato il rapporto prima che esso venisse presentato nel sito dell’Osservatorio dei conti pubblici.

Riguardo alla manovra fiscale restrittiva, riporta Repubblica, Cottarelli ricorda che:

“Allora ci fu una decisa stretta fiscale con la legge Fornero, la reintroduzione dell’Imu, l’aumento dell’Iva, dell’Ires e delle accise su benzina e alcolici. Si disse: sono misure recessive. Però senza quella stretta il rapporto fra debito e Pil sarebbe aumentato ancora più rapidamente e oggi sarebbe fra il 142 e il 145 per cento, con conseguenze drammatiche per l’Italia. Lo spread sarebbe molto più alto, il credito bancario più difficile, l’isolamento internazionale del Paese ancora peggiore, i rapporti con la Bce compromessi”.

Tra l’altro, l’economista tiene a precisare che “non si è mai verificata in nessun Paese” l’ipotesi che misure espansionistiche influiscano favorevolmente sul rapporto con il debito agendo sul denominatore, alzando dunque il Pil.

Il tutto viene spiegato in modo puntuale nel sito dell’Osservatorio dei Conti pubblici sulla base di una simulazione, che è stata effettuata utilizzando stime dell’effetto della stretta fiscale sull’economia, “i cosiddetti moltiplicatori fiscali“. E la conclusione lascia di stucco molti colleghi di Cottarelli, economisti anch’essi:

“Senza le politiche di austerità introdotte nel 2012 – ribadisce lo studio – il rapporto tra debito e Pil sarebbe aumentato più rapidamente e sarebbe attualmente tra il 142 e il 145 per cento a seconda della stima percentuale del valore delle misure applicate (2,4% del Pil o 3,1% come indicato nel Def 2013)”.

A quel punto, l’Italia sarebbe stata spacciata e avrebbe fatto molto probabilmente la stessa fine della Grecia: “Il whatever it takes di Draghi e il bazooka di politica monetaria Quantitative easing della Bce “non sarebbero stati possibili in presenza di una mina-Italia di tali proporzioni innescata”, dice Cottarelli, stando a quanto riportato da La Repubblica:

“La crisi si sarebbe approfondita andando probabilmente fuori controllo, con una caduta del Pil nonostante la presenza di politiche fiscali espansive ancora peggiore di quella che c’è stata, con tutte le conseguenze nefaste che si possono immaginare”.

Sulla base di questi presupposti, Cottarelli afferma che darebbe “due consigli al governo M5S-Lega:

“Il primo è fare quelle riforme che davvero servono a far crescere l’economia italiana, e queste riforme stanno nel contratto di governo, sto parlando della riduzione in modo decisivo della burocrazia, che sta uccidendo l’economia italiana”, poi “rendere la giustizia civile più veloce”, e “molto importante è la lotta alla corruzione”.

Il secondo consiglio, va avanti, “è dire non illudetevi che l’economia italiana crescerà, facendo più debiti, perché abbiamo un debito già così elevato, che sarebbe controproducente, lo spread andrebbe su” e questo, chiude, “farebbe rallentare l’economia”.

Occhio inoltre a quello che ha fatto notare Antonio M. Rinaldi che, come riporta Formiche.net, sito per cui scrive, è al momento professore straordinario di Economia Politica presso la Link Campus University di Roma e docente di Finanza Aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara. Ha pubblicato nel 2011 “Il Fallimento dell’Euro?” e nel 2013 “Europa Kaputt,(s)venduti all’euro” per manifestare tutto il disappunto nell’attuale costruzione e conduzione europea. Con il suo maestro di politica economica, prof. Paolo Savona (attuale ministro degli Affari europei del governo M5S-Lega e Pomo della discordia tra il Quirinale e Matteo Salvini, nei giorni infuocati precedenti la formazione dell’esecutivo) e con il prof. Michele Fratianni, ha concepito una proposta operativa per il consolidamento del debito pubblico italiano”.