Correntisti azzannati da costi più alti a causa tassi negativi. Ma vere vittime non sono banche italiane, che hanno più che compensato stangata con TLTRO Bce
Nell’anno pandemico 2020, il peso dei tassi negativi che le banche dell’area euro si sono accollate nell’effettuare depositi nei forzieri della Bce è balzato al livello record di 8,5 miliardi di euro, portando gli oneri totali a 34 miliardi di euro, dall’introduzione della politica dei tassi sotto zero lanciata dalla banca centrale. E’ quanto emerge da una ricerca della società tedesca FinTech Deposit Solutions, da cui emerge anche che le banche che hanno pagato lo scotto minore sono state quelle di Italia e Spagna. Merito del programma TLTRO III lanciato dalla stessa Bce per arginare il peso dei tassi negativi sulla redditività delle banche.
Il programma TLTRO III, lanciato l’anno scorso, permette infatti agli istituti di credito di prendere a prestito denaro dalla banca centrale a un tasso di interesse che può essere negativo fino a -1%, a seconda dei criteri che vengono centrati.
In questo modo, le banche ricevono prestiti e vengono praticamente pagate per farlo, visto che non solo non pagano interessi sulle somme ricevute, ma ricevono gli interessi dal prestatore, in questo caso dalla Bce.
Dai dati raccolti dalla società tedesca, emerge che, ad attingere ai finanziamenti del TLTRO III sono state in particolare banche greche, italiane, spagnole e portoghesi: insieme, gli istituti hanno ricevuto prestiti dalla Bce, nell’ambito del piano, per un valore fino al 12% dei loro asset totali.
Ora, nel caso delle banche italiane e spagnole, si stima che gli interessi ricevuti con il TLTRO III siano stati tali da aver superato rispettivamente di 1,6 miliardi e 1 miliardo il valore degli oneri legati ai depositi effettuati presso la Bce.
I correntisti italiani non saranno tanto contenti di apprendere questo particolare, a fronte dei costi più alti che stanno pagando sui depositi nelle banche, che hanno sempre citato come motivazione quella dell’impatto negativo, sulla redditività, dei tassi negativi (che, inevitabilmente, c’è). E non saranno tanto contenti di queste informazioni perché, di fatto, le banche italiane sono quelle che se la stanno cavando meglio, in questo contesto di tassi sotto lo zero.
Tim Sievers, ceo e fondatore di Deposit Solutions, ha commentato il fenomeno ricordando che “il programma TLTRO III della Bce è stato inteso principalmente per incentivare l’erogazione dei prestiti da parte delle banche” e aggiungendo che “per le banche dell’Europa del Sud, il programma si è mostrato una misura efficiente per compensare gli oneri dei tassi negativi sui depositi”.
Detto questo, “la strada intrapresa da queste banche è rischiosa. Una eccessiva dipendenza dai programmi TLTRO rende la raccolta delle banche dipendente dalla banca centrale, esponendole a un rischio con la scadenza delle TLTRO”.
Vero scotto tassi negativi pagato da banche francesi e tedesche
Le banche francesi e tedesche non sono state così fortunate come quelle dell’Europa del Sud. Anch’esse sono ricorse, nel 2020, ai prestiti a tassi agevolati concessi dalla Bce con le operazioni di TLTRO: tuttavia, gli interessi percepiti sono stati inferiori a quelli che hanno dovuto pagare nel depositare la loro liquidità presso la banca centrale. Tanto che la società tedesca Deposit Solutions ritiene che, anche nello scenario migliore, le banche di Francia e Germania avranno pagato rispettivamente oneri di 410 milioni di euro e 1 miliardo di euro in più rispetto a quanto percepito attraverso il piano TLTRO.
Come titola lo studio di Deposit Solutions, “le banche del sud Europa hanno beneficiato in modo sproporzionato dalle operazioni di TLTRO III”.
A quanto sono ammontati invece gli oneri versati per le liquidità depositate presso la Bce?
Nel 2020, le banche tedesche e francesi hanno inciso sull’ammontare totale dei costi delle banche dell’Eurozona legati ai tassi negativi per più del 60% del totale, pagando rispettivamente 2,7 miliardi e 2,5 miliardi. Le banche italiane, spagnole e olandesi hanno invece pagato complessivamente 1,5 miliardi di euro in totale, il 17% degli oneri totali.
Sievers ha sottolineato, nel caso della Germania che, “nel 2020, gli oneri legati ai tassi negativi sui depositi (presso la Bce) sono stati pari al 17% degli utili lordi delle banche“.
“Nell’arco degli ultimi due anni – ha puntualizzato Sievers – la Bce ha introdotto vari strumenti per aiutare ad alleviare il peso dei tassi negativi sulle banche. Tuttavia, né il tiering lanciato nel 2019 né i prestiti TLTRO III riescono a compensare in modo sufficiente il peso sofferto dalle banche dell’Eurozona. E questo rende ancora più difficile per le banche offrire ai loro clienti una soluzione per le loro necessità di risparmio”.
Al punto, aggiungiamo noi, che la la situazione, com’era d’altronde inevitabile, si sta complicando non solo per le banche ma anche per i correntisti. In Italia, a parte un caso – che vede protagonista tra l’altro una banca tedesca – i tassi di interesse negativi non hanno ancora colpito i conti correnti. Ciò significa che, per ora, nessun depositante è costretto a pagare un tasso negativo per le liquidità che parcheggia in banca. Non ufficialmente, almeno, visto che i tassi negativi non saranno ancora arrivati, ma i costi che i clienti si trovano a versare per il solo fatto di aver portato i loro soldi in banca stanno crescendo sempre di più.
La gestione della liquidità da parte delle banche sta diventando inoltre un tale fardello, e qualcosa di così poco redditizio, che si sta arrivando a casi senza precedenti, come quello che ha visto protagonista Fineco, che ha invitato i clienti a investire, pena la chiusura dei conti.Tutto questo, mentre si parla sempre di più di salasso dei conti correnti, visto l’aumento fino a +70% del canone per alcuni correntisti di UniCredit e gli aumenti dei costi che avrebbero colpito anche i clienti di Bnp, Mps e BPM. Ma, per l’appunto, le banche italiane sarebbero riuscite a compensare la zavorra dei tassi negativi con il TLTRO. Anzi, come precisa lo studio, più che a compensare.
Detto questo, Sievers scrive che un “atteggiamento friendly che le banche possono adottare sia per ridurre la liquidità che per rafforzare la relazione con i clienti stessi è offrire agli stessi prodotti di depositi (come di gestione del risparmio) di terze parti. E’ quanto stanno facendo le casse di risparmio tedesche più importanti, le banche cooperative e le banche retail come Deutsche Bank, in Germania, utilizzando la piattaforma di open banking della stessa Deposit Solutions (ovvero la stessa società che ha pubblicato lo studio di cui sopra).
“Le banche che forniscono prodotti di deposito di parti terze possono offrire ai loro clienti un’alternativa attraente ai tassi zero o anche negativi, rafforzando così la relazione con il cliente, e riducendo allo stesso tempo in modo efficiente il peso dei tassi di interesse negativi sui depositi presso la Bce – ha spiegato Tim Sievers – Queste istituzioni sono spesso banche di successo, specializzate, attive in aree di business che non prevedono l’accesso ai clienti retail, come il factoring, il leasing, le banche commerciali o erogatrici di mutui. Queste banche possono integrare la loro raccolta con depositi stabili dei clienti senza dover costruire la propria rete retail locale e sono di conseguenza capaci di offrire un tasso di interesse più appetibile rispetto a quello di molte banche retail”.