La correlazione ai BTP condanna le banche: Unicredit, Banco e MPS giù del 23% dai top 2019
Banco Bpm, Unicredit e e Mps le peggiori con -23%, Intesa Sanpaolo oltre -20% così come UBI, mentre Bper limita il passivo a -17,5%. E’ un vero e proprio campo di battaglia il saldo in Borsa delle ultime sei settimane, ossia dai massimi dello scorso 17 aprile, per le big bancarie del Ftse Mib.
Momento nero dettato dalle difficoltà dell’intero Ftse Mib con il ritorno delle tensioni sullo spread; ad accentuare il saldo negativo c’è anche l’effetto dividendo per alcune banche, in particolare Intesa Sanpaolo che il 20 maggio ha staccato una maxi-cedola di 0,197 euro (yield vicino al 9%); l’altra big Unicredit aveva staccato la cedola il 23 aprile.
Legame a doppio filo con i Btp nel bene e (soprattutto) nel male
L’analisi delle correlazioni tra rendimenti governativi e Ftse Italia All Share Banks evidenzia come tra febbraio e metà aprile 2019 il forte calo dei rendimenti aveva permesso una veloce accelerazione del comparto bancario al rialzo, l’inversione di tendenza dello yield del BTP ha di fatto generato un cambio di direzione dell’indice bancario di riferimento (vedi immagine).
L’indice Ftse Italia All Share Banks da massimi del 17 aprile segna una correzione di oltre il 20%, passivo che solitamente viene identificato come quello di ingresso in mercato Orso. Bruciati quindi tutti i guadagni dei primi 3 mesi e mezzo dell’anno. Allargando l’orizzonte temporale, il saldo a 12 mesi è ampiamente negativo (-23% circa) e dai massimi del luglio 2015 l’indice delle banche italiane segna un crollo del 60%.
Ftse Mib paga la forte dipendenza dai titoli finanziari
La debolezza delle banche non manca di pesare sul Ftse Mib che paga la sua forte dipendenza dal settore bancario e scivola sotto la soglia psicologica dei 20 mila punti. L’indice guida di Piazza Affari, che vede il settore finanziario nel suo complesso pesare per oltre un terzo del totale, ha toccato questa mattina un minimo a 19.927 punti, con un calo intraday di oltre 1 punto e mezzo percentuale.
L’indice italiano, dopo il massimo 2019 a 22.052 punti, ha invertito con forza il trend scendendo sotto i 20.236 punti, supporto statico chiave. L’Ufficio Studi di FinanzaOnline indica ora area 19.300 punti come nuovo possibile punto di arrivo importante in caso di netto peggioramento della situazione. Al rialzo, invece, solo il superamento di 21.000 punti darebbe un segnale di tornata calma sull’indice italiano. Si consiglia la massima cautela in questa fase sui titoli del Ftse Mib.
Il settore bancario al momento non sembra trovare giovamento dal calo dello spread in area 280 pb grazie anche al buon esito dell’asta Bot, con tassi rimasti in negativo. Domani test ulteriore con l’asta BTP.
Secondo Amundi AM l’incertezza economica e l’aumento dello scenario di rischio manterranno il “costo della protezione” molto elevato e, di conseguenza, il rendimento dei titoli di stato core rimarrà molto basso. Per l’Italia, la pressione per maggiori stimoli fiscali probabilmente metterà sotto stress gli spread dei BTP e le banche e aumenterà la volatilità. Ma Amundi non ritiene che ciò sia una grave minaccia nel breve periodo “perché l’Italia e l’Unione Europea potrebbero trovare un accordo su un orientamento fiscale più flessibile”.