Notizie Notizie Italia Coronavirus: ‘sfortuna epica per l’Italia e le sue banche, rischio di nuovi salvataggi, default e stop crediti

Coronavirus: ‘sfortuna epica per l’Italia e le sue banche, rischio di nuovi salvataggi, default e stop crediti

19 Marzo 2020 09:54

Con il lockdown dell’Italia destinato a essere prorogato oltre alla scadenza del 3 aprile a causa della pandemia coronavirus- ad ammetterlo è stato lo stesso premier Giuseppe Conte-, l’attenzione degli investitori e degli economisti di tutto il mondo torna a concentrarsi sulle banche italiane. Banche italiane che finalmente avevano riacquistato la fiducia dei mercati, dopo aver lavorato in alcuni casi in modo incessante a ripulire i loro bilanci dalla zavorra degli NPL, crediti deteriorati.

A hospital employee wearing protection mask and gear shows a swab, a cotton wab for taking mouth specimen, used at a temporary emergency structure set up outside the accident and emergency department, where any new arrivals presenting suspect new coronavirus symptoms will be tested, at the Brescia hospital, Lombardy, on March 13, 2020. (Photo by Miguel MEDINA / AFP) (Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Ma “la pandemia è arrivata proprio quando l’ansia tradizionale per le banche italiane stava diminuendo – si legge nell’articolo del New York Times ‘A New Hurt in Italy From the Coronavirus: A Banking Crisis che paventa il ritorno di una crisi bancaria in Italia .

Viene ricordato che il valore complessimo dei bad loans -crediti deteriorati – nel sistema era sceso dai 350 miliardi di euro del 2015 a meno di 200 miliardi di euro entro la fine del 2018 (in base ai dati più recenti forniti da Bankitalia).

Nello stesso periodo di tempo, stando ai dati della Banca Mondiale, la percetuale dei crediti deteriorati delle banche sul totale dei prestiti era calata dal 18% all’8%.

Tuttavia, a conferma del fenomeno del doom loop, le banche italiane avevano aumentato anche gli acquisti del debito governativo italiano, dunque dei BTP, amplificando la loro vulnerabilità ai problemi del paese (e rendendosi ancora più ostaggio delle oscillazioni dello spread, appena salvato dallo scudo della Bce.

Tanto che, entro il febbraio del 2019, le banche italiane avevano aumentato le quote in titoli di stato italiani del 14% rispetto all’anno precedente, stando ai dati di Moody’s.

Tornerà il virus letale dei crediti deteriorati?

Con le ripercussioni del lockdown sull’economia italiana – negozi chiusi, consumi al palo per quarantena forzata, produzioni in molti casi ferme, fiducia destinata a toccare il fondo, molti investimenti bloccati e/o interrotti – sarà punto a capo? Quante aziende  non ce la faranno e restituire i prestiti contratti, tornando a fare spazio così, nei bilanci delle banche, ad un altro virus letale per il sistema finanziario, quello dei crediti deteriorati?

“Stando alle stime recenti di Oxford Economics, con l’talia messa di fatto in quarantena, l’industria chiusa e le spese per consumi praticamente ferme a parte quelle per i generi alimentari e le medicine, l’economia dovrebbe contrarsi del 3% quest’annno”. E il punto è che la stessa istituzione ha confermato che questa stima sul Pil a -3% potrebbe rivelarsi anche ottimistica.

“Le misure adottate, volte a bloccare la diffusione del coronavirus – sia in Italia che in tutto il mondo – potrebbero ulteriormente deprimere l’attività economica, rendendo una recessione globale sempre più probabile”.

Il New York Times parla di “sfortuna epica” per l’Italia e le banche italiane – riferendosi al diffondersi del COVID-19 – e del rischio che, con il forte deterioramento dei fondamentali economici, alcune di esse dovranno essere salvate.

Così Nicola Borri, professore di finanza presso la Luiss:

“E’ probabile che le banche avranno bisogno di essere salvate. L’economia si è praticamente fermata. Assisteremo a default massicci e chiaramente, le banche italiane saranno colpite”.

In realtà Borri è preoccupato, più che per la prospettiva di un salvataggio degli istituti di credito, per le condizioni che potrebbero essere imposte agli stessi a fronte delle operazioni di salvataggio. (..) L’Europa, per esempio, potrebbe condizionare il salvataggio alla richiesta, alle banche italiane, di limitare le attività di prestiti, al fine di tornare ad accumulare riserve di capitali. Con conseguenze catastrofiche per l’economia, visto che ora più che mai le aziende hanno bisogno della linfa vitale del credito.

Come dice Borri, la presenza di queste condizioni “potrebbe prolungare o rendere più profonda la recessione – ha insistito Borri  – e più che essere preoccupato per il default delle banche, sono preoccupato per le conseguenze che la loro debolezza avrebbe sull’economia”.

Tra le banche l’articolo cita il caso di Intesa SanPaolo, che ha appena annunciato una linea di credito del valore di 15 miliardi di euro per quelle piccole e medie imprese la cui redditività sta pagando caro lo scotto del coronavirus.

“Ma il destino di Intesa è legato in modo indissolubile a quello dell’Italia. I prestiti della banca sono concentrati quasi del tutto sulle aziende italiane e il suo titolo ha perso 1/4 del suo valore da quando è emersa la pandemia”, scrive il New York Times nell’articolo firmato da Peter S. Goodman, corrispondente da Londra.

“Ci aspettiamo una grande recessione – ha detto Borri – E le banche italiane sono di norma molto concentrate sull’economia italiana. Quando l’economia italiana va male, le banche non vanno bene”.