Coronavirus minaccia per BTP e corporate bond italiani? Occhio a cds anche su UniCredit e Intesa
I cds alias credit default swap relativi ai BTP ma anche alle due banche italiane più grandi, UniCredit e Intesa SanPaolo, tornano a essere osservati speciali. E’ quanto riporta un articolo di Reuters, precisando come il costo per assicurarsi contro il rischio di un eventuale default in futuro del debito sovrano emesso dal Tesoro, così come dei debiti emessi dai due istituti, ha sofferto l’effetto coronavirus.
Oltre ad abbattersi su Piazza Affari, il panico coronavirus ha preso d’assalto, infatti, anche i titoli di stato del made in Italy e i corporate bond.
Reuters riporta il trend dei cds a cinque anni relativi ai bond sovrani italiani a cinque anni: i contratti sono saliti di 2 punti base rispetto alla chiusura di martedì, fino a 116 punti base, record in quattro settimane, secondo i dati di IHS Markit.
In rialzo anche i cds sui bond di UniCredit e Intesa SanPaolo: in questo caso i credit default swap sono cresciuti di 4 punti base a quota 78, al valore più alto, rispettivamente, dalla metà e dalla fine di gennaio.
A dispetto dei dati, tuttavia, alcuni strategist rimangono positivi sui bond italiani, siano essi titoli di stato o corporate bond.
Tim Graf, responsabile Macro Strategy per l’area EMEA di State Street, non esclude una fase di repricing per i bond italiani, a seguito dei sell che si sono abbattuti nelle due sessioni precedenti sui BTP & Co. Anche Graf fa riferimento al trend dei credit default swap a cinque anni, sottolineando come i contratti viaggino a un livello superiore di 10 punti base rispetto al martedì della settimana scorsa.
“È logico supporre che i movimenti dei titoli obbligazionari italiani nelle ultime 48 ore stiano attribuendo un certo grado di rischio di credito a questi asset, visto che in questo periodo i credit default swap (CDS) a cinque anni sono di circa 10 punti base più ampi. È ragionevole pensare che il timore che il virus si diffonda in un paese europeo richieda un certo repricing, anche se ultimamente il momentum di mercato ha supportato notevolmente i BTP. Di conseguenza potrebbe trattarsi in ugual misura sia di un’inversione di una tendenza recente sia di un repricing. Anche in questo caso, il repricing del credito non sarà drammatico, ma costituirà un nuovo fattore di rischio che non era contemplato in precedenza. Per esempio i credit default swap italiani a cinque anni si sono ridotti di oltre 60 punti base nell’ultimo anno, quindi questo è solo una leggera correzione di una mossa molto più grande”.
Attenzione a tal proposito all’andamento dello spread BTP-Bund a 10 anni, termometro della febbre Italia, avvicinatosi a quota 150 punti base.
Mondher Bettaien-Loriot, responsabile della divisione di corporate bond di Vontobel Asset Management, ritiene inoltre che i bond corporate italiani siano “relativamente resilienti” all’emergenza del coronavirus.
“Gran parte dei bond corporate presenti negli indici del credito è rappresentata da (obbligazioni di) banche, utilities e telecom. Tutte queste (società) sono, essenzialmente, orientate al mercato domestico e non sono cicliche, ed è dunque meno probabile che (i bond relativi) soffrano. Si tratta, anche, di società molto redditizie: di conseguenza la domanda per i loro prodotti dovrebbe resistere”.
In ogni caso, il gestore di portafoglio ha fatto notare, facendo riferimento ai dati statistici relativi alle influenze normali, che il numero dei casi (di persone infettate) tende a salire verso la fine di febbraio, prima di raggiungere un picco a marzo e iniziare a scendere ad aprile”.
“Questo (calendario) può essere usato come una road map per rafforzare la natura temporanea di questo episodio in Italia. Se ciò dovesse accadere, non crediamo che questa incidenza possa avere un impatto sui rating di più lungo termine sulle società italiane, visto che i rating sui mercati del credito sono orientati nel medio termine, e considerato che le agenzie (di rating) di norma assegnano i rating nel corso dei cicli”.
Non tutti sono così positivi: è il caso degli esperti di ING e di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM, che temono che il coronavirus possa infettare lo spread. Anche se la Bce anche se non più di Mario Draghi ma di Christine Lagarde potrebbe sorprendere, anche con un nuovo bazooka XXL.