Coprirsi dal rischio bolletta puntando su questi ETF. Rally da capogiro da inizio anno
Caro bolletta tra i temi più caldi seguiti in questi giorni, in particolare in Italia, dove il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha avvertito che i prezzi delle bollette, in questo trimestre, schizzeranno del 40%. D’altronde, la corsa del gas naturale continua: alcuni prezzi hanno già testato il record dal 2014, sovraperformando nelle ultime sessioni il petrolio e molte altre commodities. Per i futures sul gas naturale, il precedente record è stato stracciato nella seduta di lunedì, con le quotazioni volate a $5,09 per BTU, valore massimo dal febbraio di sette anni fa.
E la corsa continua, visto che lo stesso contratto con scadenza a ottobre di quest’anno sul New York Mercantile Exchange sale oggi di quasi il 4% attorno a $5,464.
In generale, i prezzi sono volati del 116% da inizio anno, mentre il principale indice benchmark del gas naturale, lo United States Natural Gas ETF, (NYSEARCA:UNG), è balzato dell’88,6% nello stesso arco temporale.
Situazione ancora più allarmante in altri mercati chiave del gas naturale nel mondo, con i futures sull’indice benchmark dell’Asia e i prezzi spot del gas naturale in Europa che sono arrivati anche a quintuplicarsi rispetto ai valori dello scorso anno, volando fino a $18 per MMBtu.
Situazione allarmante ma anche scelta azzeccata, tuttavia, per chi ha saputo prevedere ed è rimasto investito in questo comparto: tutelandosi, si può dire, dal rischio caro bolletta.
Boom gas naturale, analisti: durerà ancora, occhio ai vari ETF
E, nonostante i rally imponenti, alcuni esperti sostengono che la fase rialzista sia ben lontana dall’essersi conclusa..
Stan Brownell, analista di Argus Media, e Luke Jackson, di S&P Global Platts , stimano per esempio che i prezzi presso l’Henry Hub di Erath, Louisiana, balzeranno fino a $10 e anche oltre: se ciò si verificasse, vorrebbe dire che i prezzi del gas naturale raddoppierebbero rispetto ai livelli correnti schizzando fino ai massimi dal 2008, quando gli Stati Uniti producevano circa il 40% in meno del gas naturale.
Occhio intanto agli Sg Etc Natural Gas Collateralized e Wisdomtree Nat Gas – Eur Daily Hedged quotati in Italia, che oggi continuano a essere in rialzo, confermando la performance bullish dall’inizio dell’anno.
L’ETC è volato in un mese di oltre +34%, facendo da inizio anno quasi +117% circa, mentre il Wisdomtree ha fatto in un mese oltre +35% e da inizio anno +104%.
Poi c’è il contratto di gas naturale benchmark in Europa, che dallo scorso marzo è schizzato di oltre +300%.
Il boom delle quotazioni si spiega con diversi fattori, tra cui l’attesa di un inverno particolarmente freddo in Europa e l’aumento della domanda di materie prime che sta caratterizzando il mondo intero nella fase di ripresa economica post Covid-19.
Questi due fattori hanno fatto schizzare gli ordini, cancellando diverse scorte di gas naturale.
L’America fa fronte inoltre all’effetto del passaggio dell’uragano Ida, che ha messo KO un ammontare considerevole di produzione di gas: basti pensare che, nel Golfo del Messico, il 77% della produzione di petrolio e di gas è ancora offline. E che, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica Usa, le scorte di gas naturale viaggiano al momento a un valore inferiore del 17% su base annua, e del 7,4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Europa e Asia a caccia di LNG made in Usa
Detto questo, la responsabilità di prezzi così alti non ricade tanto sugli Stati Uniti. Stando all’agenzia federale Usa per l’energia, i consumi nazionali di gas naturale da inizio anno fino a giugno sono infatti in linea con i livelli del 2020. E’ la domanda internazionale di gas naturale ma anche di gas naturale liquefatto americano LNG che sta scatenando il boom dei prezzi.
In particolare l’Asia e l’Europa devono ancora prepararsi per l’inverno, e la maggior parte dei rifornimenti dovrà arrivare necessariamente dagli Stati Uniti, in quanto gli esportatori di LNG non americani, come la Russia, hanno rallentato le consegne, a causa di problemi legati soprattutto alla necessità di manutenzione degli impianti.
Il dato relativo alle scorte di gas naturale in Europa dice tutto: le scorte sono in calo di ben il 16% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, e a settembre sono scivolate al minimo record.
Inoltre, i continui blackout che hanno colpito i canali di esportazione dell’LNG, in diversi paesi come Australia, Malesia, Nigeria, Algeria, Norvegia, Trinida e Tobago hanno contribuito ad aumentare la domanda per l’LNG made in Usa.