Confcommercio: consumi +0,5% ad aprile, massimi da due anni. Pil 2015 visto a +1,1%
Ripartono i consumi ad aprile. L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra una crescita pari allo 0,5% rispetto a marzo, la più elevata degli ultimi due anni dopo il calo dello 0,1% del mese scorso, e un incremento dello 0,8% tendenziale. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, consolida la tendenza al progressivo miglioramento in atto dall’estate del 2014. Così l’Ufficio Studi di Confcommercio in una nota nel giorno dell’assemblea annuale. “Il dato dell’ultimo mese sembra indicare la possibilità di una ripresa dei consumi più accentuata rispetto a quanto rilevato fino ad oggi ed avvalora, unitamente alle indicazioni positive provenienti da altri indicatori congiunturali, l’ipotesi di una crescita superiore all’1% già nel 2015″, spiega Confcommercio. “Il quadro complessivo, seppure caratterizzato da molti segnali di miglioramento, presenta, comunque, alcuni elementi d’incertezza legati essenzialmente alle percezione da parte delle famiglie e delle imprese della solidità della ripresa”.
Nel 2015 Confcommercio vede il Pil crescere dell’1,1% e i consumi dell’1,2%, poi nel 2016 il Pil dovrebbe crescere dell’1,4% e i consumi dell’1%. Per l’Ufficio Studi “la ripresa c’è, ma restano dubbi sulla sua intensità”. Dopo il primo trimestre con variazioni congiunturali e tendenziali del Pil finalmente positive (+0,3% e +0,1%, rispettivamente) ad aprile i dati provvisori dell’ICC (+0,5%) e degli occupati (+0,7%) sono in forte crescita rispetto al mese di marzo. Tuttavia, nel mese di maggio si sono manifestati nuovi elementi di incertezza, rilevati dai due cali consecutivi del clima di fiducia di famiglie e imprese. “Confermiamo le nostre previsioni di crescita all’1,1% per il 2015 ed all’1,4% per il 2016. Sono risultati ampiamente conseguibili in ipotesi di evoluzione favorevole della fiducia che necessita di azioni trasparenti di rassicurazione da parte delle istituzioni”.
“Le dinamiche attese per il biennio – sottolinea l’Ufficio Studi – favoriranno solo un moderato recupero di quanto perso negli anni della recessione in termini di produzione di ricchezza, di reddito disponibile e di consumi delle famiglie. In valori pro capite, tra il 2007 ed il 2014 gli italiani in media hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% per il Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi. Ipotizzando per il Pil, i consumi ed il reddito disponibile una variazione di lungo periodo analoga al tasso medio annuo di variazione delle nostre previsioni macroeconomiche (1,25% per il Pil, 0,95% per i consumi dei residenti e 1,05% per il reddito disponibile) ed una variazione della popolazione in linea con le stime prodotte dall’Istat negli scenari di lungo periodo (+0,2% annuo), solo tra quindici anni circa si tornerà ai valori del 2007: prima il Pil pro capite intorno al 2027, poi la spesa delle famiglie (al 2030) e, ultimo, il reddito disponibile (intorno al 2032)”.
A detta degli esperti, “per ridurre i tempi di recupero di circa 6-8 anni sarebbe necessario un tasso di crescita doppio rispetto a quello rappresentato nel nostro scenario di previsione per il 2015-16, valori che, però, la nostra economia non sperimenta da molto tempo. L’attivazione rapida delle riforme strutturali, il consolidarsi di un diffuso clima di fiducia favorevole e una credibile politica fiscale distensiva renderebbero questa sfida alla portata del nostro paese”.