Notizie Valute e materie prime Con Brexit il dollaro torna valuta rifugio, cresceranno le spinte ribassiste sull’euro

Con Brexit il dollaro torna valuta rifugio, cresceranno le spinte ribassiste sull’euro

Pubblicato 24 Giugno 2016 Aggiornato 5 Luglio 2019 15:01
Non solo crollo della sterlina. Il materializzarsi della Brexit fa riscoprire il dollaro come valuta rifugio insieme allo yen. L’esito del referendum britannico, con la prevalenza dei “leave” con il 51,9% contro il 48,1% dei remain, scompiglia le carte sul mercato valutario con la corsa degli investitori verso le valute percepite maggiormente come bene rifugio. 
Il dollaro statunitense sta salendo contro tutte le altre valute tranne che contro lo yen. Il cross dollaro/yen è sceso fino a 99,02 questa mattina, con un calo intraday del 7%, scendendo sotto la soglia di 100 per la prima volta dal novembre 2013. Il cross tra le due valute è poi risalito fino a 102,8. Fa clamore soprattutto il crollo della sterlina con cambio GBP/USD sceso da 1,4877 a 1,3229, livello minimo dal 1985, per poi rimbalzare parzialmente a 1,38. 
Sotto pressione le valute dei maggiori partner commerciali della Gran Bretagna 
Il materializzarsi della Brexit si fa sentire sulle valute dei Paesi maggiori partner commerciali del Regno Unito. “Al momento i mercati considerano l’evento negativo per la sterlina, anche se prevediamo che, una volta passato il clamore, il mercato si renderà conto di quanto negativo per l’euro sia davvero il voto sulla Brexit, e inizierà a ricaricare i corti sulla moneta unica“, sottolinea Arnaud Masset, Market Strategist di Swissquote Europe. 
Bank of England potrebbe valutare taglio tassi 
Occhi puntati su possibili interventi concertati da parte delle banche centrali che potrebbero decidere di fornire liquidità ai mercati. La Brexit potrebbe costringere la Bank of England a non essere più una follower della Federal Reserve. Matteo Paganini, chief analyst di Fxcm Italia, non esclude che in UK possano decidere di procedere con potenziali tagli di tassi nel futuro prossimo. “Interventi singoli da parte delle banche centrali, con quella del Giappone sotto i riflettori a causa di un rafforzamento dello yen contro il dollaro su livelli che non si vedevano da fine 2013, risultano invece meno probabili pur non essendo da escludere del tutto (il livello da monitorare con attenzione si muove intorno a 95 yen per dollaro)”, conclude Paganini.