Notizie Valute e materie prime Commodity sotto la lente: il petrolio e la decisione dell’Opec+, l’oro rivede 2mila$

Commodity sotto la lente: il petrolio e la decisione dell’Opec+, l’oro rivede 2mila$

23 Novembre 2023 11:26

Commodity sotto la lente in questo finale di mese. Da un lato, prosegue la fase di debolezza del petrolio che arretra anche oggi dopo la decisione dell’Opec+ di rinviare l’attesa riunione di fine mese per discutere della politica di produzione per il 2024. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri pomeriggio, con un comunicato di poche righe è stato annunciato che il meeting previsto per il 26 novembre è stato posticipato al 30 novembre. A livello di quotazioni, il Brent cede circa l’1,6% a 80,66 dollari mentree il Wti perde l’1,4% a 76 dollari.
Dall’altro lato, avanza invece l’oro che ieri ha oltrepassato la soglia di 2mila dollari al barile e stamattina viaggi a quota 1.993,05 dollari l’oncia.

Riunione rimandata, cosa sta accadendo?

L’Opec+ avrebbe dovuto riunirsi domenica 26 novembre. L’incontro però è stato rinviato di qualche giorno, e più precisamente a giovedì 30 novembre. Nessuna presa di posizione ufficiale, ma questa decisione mette in luce ancora una volta i difficili equilibri tra i membri, con il disaccordo tra i membri che torna in primo piano e pone l’accento sull’incertezza che regna sul futuro della politica di produzione del gruppo per il 2024. Secondo alcune indiscrezioni il rinvio sarebbe legato all’insoddisfazione dell’Arabia Saudita per i livelli di produzione petrolifera degli altri membri. In particolare, stando alle indicazioni trapelate da alcuni delegati anonimi, la decisione a sorpresa sarebbe legata a contrasti sulle quote produttive dei membri africani, da questi ultimi ritenute troppo basse per il 2024.

Sotto la lente Angola, Congo e Nigeria, i cui obiettivi di produzione sono stati tagliati poiché hanno faticato a raggiungere gli obiettivi del 2023. Questi membri avevano manifestato la loro insoddisfazione e si era deciso che i loro obiettivi sarebbero stati rivisti entro la fine del 2023 e possibilmente rivisti al rialzo. “Chiaramente ciò non è avvenuto – ricordano gli esperti di ING -. L’obiettivo di produzione dell’Angola è stato tagliato da 1,46 milioni di barili/giorno nel 2023 a 1,28 milioni di barili/giorno nel 2024, quello del Congo è passato da 310 milioni di barili/giorno a 276 milioni di barili/giorno, e infine quello della Nigeria è stato tagliato da 1,74 milioni di barili/giorno a 1,38 milioni”.

“Il disaccordo tra i membri probabilmente aumenterà la volatilità del mercato nel corso della prossima settimana”, segnalano ancora gli esperti secondo i quali al momento non appare chiaro come “ciò influenzerà la politica nel complesso, o se potrebbe avere qualche impatto sull’Arabia Saudita che estenderà il taglio volontario di 1 milione di barili al giorno all’inizio del 2024”.

“Forte volatilità sul petrolio (il Brent è arrivato a perdere quasi il 5% per poi chiudere a -0,6%) in seguito al rinvio della riunione OPEC+. La volatilità intraday potrebbe essere stata accentuata anche da riposizionamenti sui derivati, poiché era presente un elevato ammontare di opzioni sul Brent in scadenza il 27 novembre – segnalano gli strategist di Mps Capital Services -. Tali strategie, utilizzate per scommettere sull’esito del meeting, sono pertanto state probabilmente rimodulate sulla scadenza successiva“. E aggiungono che “l’apprezzamento del dollaro ha pesato sulle altre materie prime, in particolare sui metalli preziosi e industriali, che stamani però provano a recuperare parzialmente”.

Finale d’anno

L’oro e quota 2mila

Se il petrolio perde terreno, l’oro continua a salire con i prezzi che si aggirano appena sotto la soglia dei 2.000 dollari. Come spesso accade per il metallo giallo, le quotazioni sono influenzate da ogni dichiarazione che arriva dalla Federal Reserve (Fed) che in settimana ha pubblicato i verbali della riunione di inizio novembre. Sulla questione oro, Ricardo Evangelista, analista Senior di ActivTrades, spiega che il metallo “ha trovato un forte sostegno all’inizio della settimana, quando le aspettative che il ciclo di rialzo dei tassi della Fed fosse terminato si sono consolidate tra gli investitori. Lo stato d’animo che ne è derivato ha portato a un minimo di due mesi e mezzo per il biglietto verde e ha visto scendere i rendimenti del Tesoro, in una dinamica che ha favorito il metallo prezioso“. Tuttavia, aggiunge, la successiva pubblicazione dei verbali della Fed ha raffreddato l’entusiasmo e la pubblicazione di forti dati sul lavoro mercoledì ha aggravato il sentimento di incertezza, in quanto gli investitori hanno esitato a definire la prossima mossa di politica monetaria della Fed.

In generale, l’esperto sottolinea come in presenza del persistere della visione “più alta più a lungo” e il ridursi delle aspettative di un taglio dei tassi nella prima metà del 2024, il rialzo dei prezzi dell’oro potrebbe essere limitato.

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