Citigroup punta ad acquisizioni in Germania, ma la vera scommessa è la Cina
Dopo essersi ufficialmente smarcata dai rumors di mercato relativi a un interesse per Barclays, Citigroup ammette di stare guardando alle opportunità di crescita sul mercato europeo. Con l’assunzione dell’incarico di advisor della stessa Barclays per le trattative di takeover con Abn Amro, Citigroup ha dapprima ristretto il campo delle possibili opzioni strategiche al di fuori del mercato statunitense, definendolo meglio nella giornata di oggi.
Citibank, divisione di Citigroup, ha reso infatti noto di voler procedere ad acquisizioni in terra tedesca. Al centro del mirino istituti bancari di ogni taglia, dalla piccola alla grande. L’ufficializzazione è venuta da un portavoce dopo le prime ammissioni del capo della divisione tedesca, Sue Harnett. Nessuna specificazione è venuta in merito al possibile oggetto dell’interesse. Il portavoce si è limitato a constatare che sul mercato tedesco vi sono solo poche occasioni, senza però chiarire se queste si trovano nel retail o nell’investment banking. Il portavoce ha comunque precisato che la banca resta focalizzata sulla crescita interna.
Affermazione che si scontra comunque con i piani di crescita del ceo del gruppo Charles Prince. Il manager ha infatti preventivato oggi la possibilità di incrementare l’organico del gruppo in Asia per più di 10mila impiegati attraverso acquisizioni. Citigroup si è infatti già fatta avanti per la taiwanese Bank of Overseas Chinese e Nikko Cordial, la casa di brokeraggio di stanza a Tokio. 1000 persone saranno invece assunte in Cina per potenziare l’organico della locale divisione di investment banking. Il personale di Citigroup in Cina ammonta attualmente a 3mila unità. Lo scorso anno un consorzio guidato da Citigroup ha acquisito per 3,1 miliardi di dollari il controllo della Guangdong Development Bank. Sempre in Cina la banca americana controlla il 5% di Shanghai Pudong Development Bank, una quota che i vertici vorrebbero presto portare al 20%. Ad oggi Citigroup genera circa il 20% dei propri profitti sui mercati asiatici, ma tale quota è destinata a salire, in considerazione dell’incremento al 60% degli utili extra Usa pianificato dal gruppo.
Anche nel mondo della finanza pare dunque che si potranno ripetere le tensioni già avutesi nel settore manifatturiero, con la progressiva erosione di posti di lavoro americani da parte dei paesi emergenti. Nelle scorse settimane indiscrezioni di stampa hanno infatti portato alla luce un piano di Citigroup per tagliare di 15mila unità il proprio organico tra Stati Uniti ed Europa.