I cinguettii di Twitter fanno impazzire l’Arabia Saudita: +440% i tweets nel 2010
I cinguettii di Twitter fanno impazzire l’Arabia Saudita. Il numero degli utenti del sito di microblogging è cresciuto del 240% nel 2010, ben al di sopra della media mondiale. E’ il quotidiano arabo in lingua inglese Asharq Al Awsat a segnalare la notizia. In particolare se si guardano solo i tweets, la crescita è ancora più impressionante: sono cresciuti del 440%, ben oltre il 95% della media mondiale. La diffusione dei nuovi dati che dimostrano il repentino aumento dell’uso dei social network e dei blog tra i giovani, arriva il giorno dopo la stretta al settore annunciata dal regno ultraconservatore. In base alle nuove regole i blog e i media on-line dovranno avere un editore che dovrà avere il beneplacito del Ministero della Cultura e anche ottenere una licenza del governo prima di approdare in rete.
Per ottenere tali autorizzazioni bisognerà avere cittadinanza saudita, un’età superiore ai 20 anni, con tanto di titolo scolastico e documenti che attestino comportamenti adeguati. Chi violerà queste disposizioni andrà incontro a multe salate. Le nuove regole interesseranno anche la pubblicità su internet, website personali, archivi on line e chat. Si tratta di un sistema in linea con lo sviluppo che il settore sta vivendo, ha spiegato il ministro dell’Informazione Abdul Aziz Khoja, secondo quanto riporta Arab News.
Secondo gli ultimi dati disponibili, Twitter ha 175 milioni di utenti registrati, di cui 89 milioni che accedono quotidianamente al sito. L’ascesa del social network nel mondo arabo è solo l’ultima tappa di una tendenza globale ormai in atto da tempo. Come segnala il New York Times, questo trend dimostra che Goldman Sachs, nell’acquisire la quota in Facebook, ha visto bene in quanto i benefici di questa operazione saranno molti. In primo luogo – segnala il giornale americano – la banca si è messa nella posizione di essere scelta per la redditizia initial public offering di Facebook quando avverrà. I suoi abbienti clienti potranno vantarsi con gli amici del golf di avere una partecipazione pre-Borsa in Facebook.
A questo si aggiunge la fortuna accumulata dal co-fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, e dai vertici della società che andrà monetizzata e gestita. E in questo senso la storia corre in aiuto: è piena di precedenti in questo senso. Nel 1956 Goldman è stata advisor di un’importante famiglia di Detroit chiamata Ford per l’ipo. Il risultato è stato che i Ford sono divenuti i primi clienti del private wealth management di Goldman. L’ex presidente di Goldman, John Thornton , è nel consiglio di amministrazione di Ford, ha ricostruito il New York Times.
Nel 1994 a New York un commerciante di abbigliamento di nome Ralph lauren cercava fondi per ampliare la propria attività. Goldman ha investito 135 milioni di dollari per un 28% nell’azienda. Ralph Lauren è arrivata in Borsa nel 1997, proprio sotto le cure di Goldman. Oggi l’attività di Ralph Lauren vale circa 8 miliardi di dollari. Poi c’è il precedente eBay. Negli anni ’90, quando il sito è approdato in Borsa aiutato da Goldman, la società ha versato milioni di dollari in commissioni alla società e Goldman si è trovata anche a gestire la ricchezza di Meg Whitman. Con Facebook è solo questione di tempo. C’è chi scommette che anche in questo affaire, alla Goldman Sachs i conti torneranno.