La Cina stringe la cinghia: festeggia il Natale con i tassi, per economisti è solo l’inizio
Tanto tuonò che piovve. La Cina ha festeggiato il Natale, muovendo sui tassi. Lo ha fatto in sordina durante le festività natalizie. Pechino ha annunciato il 25 dicembre il secondo aumento dei tassi d’interesse in due settimane, rafforzando le misure per il contenimento dell’inflazione. La banca centrale, la People Bank of China, innalzerà di 25 punti il tasso di riferimento per i prestiti, che arriverà al 5,81%, e di 25 punti il tasso di riferimento per i depositi, che salirà al 2,75%.
In un comunicato diffuso sul suo sito web, la banca ha spiegato che gli aumenti sono entrati in vigore dal giorno di Santo Stefano. La decisione segue le dichiarazioni secondo le quali Pechino passerà da una politica monetaria moderatamente espansiva a una prudente. Di certo questa manovra è stata dettata dalla necessità di tenere a bada l’inflazione e la corsa dei prezzi del mercato immobiliare. Già lo scorso ottobre le autorità cinesi hanno aumentato il costo del denaro di un quarto di punto con lo scopo di arginare la febbre dei prezzi crescente.
Era dato per scontato che la Cina avrebbe deciso per una nuova stretta del costo del denaro entro la fine dell’anno, per rimarcare l’impegno del governo a imbrigliare l’inflazione. Un rialzo dei tassi è, infatti, la concreta traduzione di quanto annunciato da Pechino a inizio dicembre, vale a dire l’abbandono di una posizione “adeguatamente espansiva” nella politica monetaria in favore di una più “prudente” conduzione.
Una mossa attesa da tempo: praticamente tutti gli economisti avevano scommesso ormai da mesi che la Cina stringerà la cinghia prima che si chiuda il 2010. In realtà secondo gli analisti siamo solo agli inizi della stagione della stretta monetaria. Per gli esperti della banca americana Jp Morgan una nuova stretta dalla Cina arriverà nella prima metà del 2011.