Cina: nuovo crollo della Borsa di Shanghai (-6,15%), mercati Asia-Pacifico ai minimi da due anni
Nuovo crollo della Borsa di Shanghai dopo l’elevata volatilità della scorsa settimana alimentata dalle mosse della Banca centrale cinese, che per tre giorni consecutivi ha svalutato il fixing giornaliero dello yuan nei confronti del dollaro Usa. Le decisioni della People’s Bank of China sono state viste dal mercato come un tentativo di arginare il rallentamento dell’economia del Dragone, anche se il Fmi ha apprezzato la mossa considerandola come una maggiore apertura al mercato da parte delle autorità di Pechino.
Questa mattina è arrivato un nuovo scossone sulla piazza finanziaria di Shanghai dove l’indice Composite ha chiuso con un tonfo del 6,15% a 3.748 punti. In rosso tutte le altre Borse dell’area Asia-Pacifico: l’indice settoriale MSCI Asia Pacific Ex Japan è scivolato ai minimi degli ultimi due anni e, da fine aprile, ha lasciato sul parterre circa 18 punti percentuali del suo valore.
Il crollo di oggi della Borsa di Shanghai non trova una spiegazione univoca tra gli analisti che citano diversi fattori. Per alcuni operatori lo scivolone è stato causato dai timori di minori stimoli da parte di Pechino dopo la pubblicazione dei dati sul mercato immobiliare migliori delle attese, mentre altri analisti scorgono le preoccupazioni per ulteriori svalutazioni del renminbi. Infine da segnalare la maxi iniezione di liquidità da parte della Banca centrale cinese, che questa mattina ha immesso nel sistema circa 17 miliardi di euro attraverso operazioni pronti contro termine.