Notizie Notizie Mondo Il caso Repsol in Argentina fa temere nuove espropriazioni. Rischi per le italiane?

Il caso Repsol in Argentina fa temere nuove espropriazioni. Rischi per le italiane?

17 Aprile 2012 09:17

Scoppia la crisi diplomatica tra Argentina e Spagna dopo che il governo di Buenos Aires ha varato un piano per espropriare la compagnia petrolifera YPF, controllata per il 57% dalla spagnola Repsol. Un progetto che oltre a scatenare le ire di Madrid fa preoccupare anche altri Paesi europei, Italia compresa, che contano diverse società esposte all’Argentina.

Rischio Argentina?
La decisione dell’Argentina di nazionalizzare YPF ai danni di Repsol fa salire molto il rischio paese. Il progetto infatti potrebbe coinvolgere in futuro altri asset stranieri presenti nel Paese ed essere adottato anche da altri Paesi del Sud America (i processi di nazionalizzazione non sono certo nuovi in America Latina, vi ricordate quello intrapreso da Chavez in Venezuela?). In Spagna, oltre a Repsol, sono molte le società esposte all’Argentina: Prosegur (per un 15% della sua valutazione), DIA (5%), Telefonica (4,6%), Gas Natural (2%), Bbva (1,7%) e Santander (1%).

E anche in Italia non sono poche le società che hanno filiali e business nel Paese sudamericano. Tra le più esposte Tenaris, con il 18% della capacità installata e circa il 24% della capacità produttiva (non a caso questa mattina il titolo è il peggiore del Ftse Mib con un calo del 3,7%) e Telecom Italia con il 4,7% dei profitti netti attesi per il 2012. Ma anche Enel (per lo 0,6% del suo Ebitda), Fiat Industrial (per circa il 4% dei volumi); Brembo (meno del 2% dei ricavi); Impregilo (qualche piccola concessione); Pirelli (per il 6% delle vendite); Prysmian (meno del 2% del fatturato) e Trevi (per il 4-5% delle vendite). “Il rischio – commentano gli analisti di Intermonte – sembra essere al momento circoscritto alla situazione specifica di Repsol/YPF che aveva una posizione dominante sugli asset in Argentina. Tuttavia è una decisione grave che apre un periodo di incertezza. Non ci aspetteremmo rischi di nazionalizzazione delle imprese italiane ma la presenza in Argentina è un fattore di rischio”.

Il caso Repsol
Secondo un annuncio ufficiale effettuato ieri alla presenza della presidente Cristina Kirchner, il governo di Buenos Aires sta per presentare un progetto di legge in base al quale lo Stato otterrà il controllo del 51% di YPF, società petrolifera controllata per il 57% dalla spagnola Repsol. Al momento, nessuna indicazione sul prezzo della transazione è stato fornito. Ma alcuni esperti calcolano un prezzo di almeno 40 dollari per azione, ossia 15,7 miliardi di dollari. “Secondo fonti legali – hanno ricordato oggi gli analisti di Equita – il governo argentino ha il diritto di espropriare YPF per ragioni strategiche, ma deve pagare il prezzo di mercato”.

La reazione
La risposta della spagnola Repsol che controlla YPF non si è fatta attendere. “La misura annunciata – si legge nella nota diffusi ieri sera – è illegittima e gravemente discriminatoria, e il suo interesse pubblico non è in alcun modo giustificato”. Il gruppo ha fatto sapere che non intende restare a guardare: “Repsol effettuerà tutte le azioni giuridiche pertinenti per preservare il valore di tutti i suoi beni e gli interessi di tutti i loro azionisti”. E’ probabile che Repsol ricorrerà direttamente all’arbitrato con la Banca Mondiale per la nazionalizzazione di YPF. La notizia pesa sull’azione. Questa mattina Repsol cede il 5% scambiando sul listino di Madrid a 16,61 euro, dopo aver perso nei primi scambi fino al 7%.