Notizie Notizie Italia Carige, svolta last-minute: verso accordo Fitd-Ccb. Cassa pronta a impegnarsi su equity e bond

Carige, svolta last-minute: verso accordo Fitd-Ccb. Cassa pronta a impegnarsi su equity e bond

25 Luglio 2019 10:13

Svolta Carige, Cassa Centrale Banca e Fitd si avvicinano a un’intesa, e le ultime indiscrezioni fanno sapere che il piano per salvare la banca, pur con qualche dettaglio ancora da definire, sarà inviato alla Bce entro oggi, firmato Ccb-Fitd: un salvataggio in extremis o anche last-minute, si potrebbe dire, visto che proprio oggi scade l’ultimatum che Francoforte ha fissato al 25 luglio per mettere in sicurezza l’istituto.

Tutto ok, dunque? Non proprio. Rimangono due ostacoli da non sottovalutare alla realizzazione del piano stesso: primo ostacolo, la decisione della Bce, che potrebbe anche non approvare il piano, sebbene si tratti di una possibilità a questo punto remota, visto che la copertura per l’aumento di capitale, così sembra, è stata trovata.

L’altro ostacolo porta il nome della famiglia Malacalza, primo azionista di Carige con una quota superiore al 27%. Ad ora non si sa neanche se la famiglia sottoscriverà l’aumento. Mentre si sa che, quando è stata chiamata a farlo lo scorso dicembre, ha detto di no, aprendo la strada al commissariamento dell’istituto da parte della Bce.

La svolta è arrivata ieri sera, con la riunione della Ccb (Cassa Centrale Banca) che, stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, ha deliberato la proposta per intervenire nella partita.

Il gruppo delle Bcc ha deciso di entrare nel capitale di Carige con 65 milioni di euro, acquistando così una quota nell’istituto del 10% circa; e ha deciso, anche, di rilevare, per un valore di 100 milioni, il bond tier 2 che sarà emesso per 200 milioni.

L’avvicinamento tra l’Fitd e la CCB sarebbe stato reso possibile grazie a quest’ultima, che avrebbe deciso di ammorbidire quelle richieste che non erano state viste con favore dalle banche italiane dell’Fitd, relative alle condizioni dell’opzione call per rilevare la quota del Fondo: sarebbero state ammorbidite, in particolare, la richiesta di uno sconto del 90% e di un esercizio a quattro anni.

Vale la pena ricordare che il fabbisogno patrimoniale di Carige, calcolato in 900 milioni di euro, sarà in parte in equity (700 milioni) e in parte in bond (per i restanti 200 milioni).

Riguardo alla parte equity, i 65 milioni di Ccb si andranno ad aggiungere ai 320 milioni che saranno liberati sotto forma di azioni con la conversione dei bond dello Schema volontario; mancano all’appello altri 320 milioni, che saranno coperti – precisa il Sole 24 Ore – sempre dall’Fitd per 170 milioni circa e attraverso una “garanzia ulteriore (da parte dello stesso fondo) per altri 150 milioni sull’eventuale inoptato dei soci”.

La cordata per salvare Carige dal rischio liquidazione o bail-in dovrebbe vedere così protagonisti le  banche italiane riunite nel Fondo tutela depositi, Cassa centrale banca, Tesoro e i soci genovesi. Malacalza, per l’appunto, permettendo, perchè ci sarà bisogno del suo ok perché si possa procedere all’aumento di capitale. E se ne saprà qualcosa soltanto a settembre, sembra, visto che l’assemblea dovrebbe essere indetta dai commissari straordinari per quel mese.

Intanto, la parte che sarà finanziata in bond per 200 milioni di euro, oltre che da Cassa Centrale Banca, pronta a sottoscrivere 100 milioni, sembra raccogliere l’interesse di diversi soggetti finanziari. Il Sole 24 Ore riporta oggi che “ci sono da segnalare alcune trattative in corso con alcuni dei protagonisti passati delle discussioni su Carige, cioè i fondi Varde e Apollo. Anche quest’ultimo, tramite la compagnia assicurativa Amissima, potrebbe partecipare rilevando una parte dei 200 milioni della emissione in vendita”.

Tra i possibili sottoscrittori del bond vengono fatti anche i nomi di Mediolanum e Cattolica. Il bond Tier 2 presenta un rendimento del 10%.

La partecipazione di questi soggetti privati potrebbe rendere più leggero il carico che si dovrebbero accollare Mediocredito Centrale e Credito Sportivo che, con i Malacalza, sembrano anch’essi al momento soggetti non pervenuti, visto che del via libera ufficiale del Ministero dell’economia non si ha avuta ancora notizia.