Notizie Notizie Italia Report Fda mette ko la cannabis in borsa: rischi da uso prodotti a base di CBD

Report Fda mette ko la cannabis in borsa: rischi da uso prodotti a base di CBD

27 Novembre 2019 21:02

Una delle industrie in più rapida crescita al mondo, quella della cannabis, subisce un altro duro colpo. Nel mirino il CBD, un cannabinoide, una sostanza chimica non psicoattiva derivata dalla canapa, declassificata come marijuana ai sensi della Farm Bill del 2018 e usata per scopi terapeutici e non solo. Tanti oggi i prodotti che contengono CBD, comprese tinture e lozioni, un mercato in crescita tanto che secondo la società di ricerche di mercato The Brightfield Group, l’industria della cannabis legale dovrebbe passare dai 5 miliardi di dollari nel 2019 a quasi 28 miliardi di dollari entro il 2023.

Il report della FDA che fa tremare l’industria della cannabis

Molte le aziende che stanno facendo la fortuna con questa sostanza subiscono un brutto colpo con ribassi consistenti ieri in Borsa. Questo perchè la Food and Drug Administration americana (FDA) ha pubblicato un aggiornamento per i consumatori che cita i potenziali rischi dell’uso di prodotti a base di CBD. Un report che inevitabilmente ha provocato un calo dei principali titoli legati alla marijuana. Nel dettaglio la FDA ha avvertito i consumatori che l’uso del CBD potrebbe causare danni al fegato e ha inviato lettere di avvertimento a 15 aziende per aver venduto illegalmente i prodotti CBD. “I consumatori dovrebbero essere consapevoli che la FDA ha ancora domande senza risposta circa la sicurezza e la qualità dei prodotti CBD”. “Siamo preoccupati che alcune persone pensino erroneamente che la miriade di prodotti CBD sul mercato, molti dei quali sono illegali, sono stati valutati dalla stessa FDA e la cui sicurezza sia stata testata, o che possano pensare che il CBD non può far male” così il vice commissario principale della FDA Amy Abernethy. “Ci sono ancora una serie di questioni riguardanti la sicurezza del CBD – comprese le segnalazioni di prodotti contenenti sostanze contaminanti, come pesticidi e metalli pesanti – e ci sono rischi reali che devono essere presi in considerazione” ha continuato Aernethy.

Secondo la Food and Drug Administration ci sono pochi dati riguardanti la sicurezza del CBD e questi dati indicano rischi reali che devono essere presi in considerazione prima di prendere CBD per qualsiasi motivo. L’agenzia parla in particolare di lesioni epatiche, interazioni farmacologiche e anche effetti negativi sulla salute riproduttiva maschile.

Tra le aziende che hanno ricevuto gli avvertimenti della FDA se ne citano alcune come Koi CBD LLC, Pink Collections Inc., Noli Oil, Infinite Product Company LLLP, Bella Rose Labs, Healthy Hemp Strategies LLC, Sabai Ventures Ltd., Daddy Burt LLC. Seppure non citate dalla FDA, l’avvertimento non ha fatto bene ai titoli di tre delle più grandi compagnie legate alla cannabis– Canopy Growth Corp, Aurora Cannabis e Tilray- che hanno registrato un calo di quasi il 3% oggi in borsa, mentre tre aziende focalizzate solo sul CBD – Web, Medical Marijuana, Inc. e CV Sciences di Charlotte – hanno registrato un calo dell’8%. Un portavoce della Tilray ha sostenuto che l’azienda accoglie con favore un maggior numero di indicazioni da parte della FDA e si attiene alle sue indicazioni. Da Medical Marijuana fanno intendere invece che non esistono prove che la “forma naturale” del CBD causi “effetti tossici sul fegato”, mentre un portavoce di CV Sciences ha espresso delusione per l’avvertimento della FDAche ha “un tono allarmistico inappropriato”.

Certo è che l’avvertimento è l’ultimo colpo ad un settore già in affanno come ha mostrato poco tempo fa la canadese Aurora Cannabis Inc. che ha registrato un calo del suo fatturato del 24%, pari a 75,3 milioni di dollari (56,8 milioni di dollari) rispetto ai 98,9 del trimestre precedente, rallentando i suoi piani di espansione in Canada e all’estero. A pesare sul calo del fatturato di Aurora gli ordini che sono rallentati considerevolmente in estate e da qui il produttore ha annunciato l’interruzione della costruzione del suo impianto Aurora Nordic 2 in Danimarca e il rinvio di un altro sito, Aurora Sun, in Alberta, Canada.