Bruxelles boccia il Def, Di Maio: ‘Nessun piano B, questa Europa tra sei mesi è finita’
Bruxelles boccia il Def, nuovi botta e risposta tra i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini da una parte e i funzionari Ue dall’altra. Che la bocciatura fosse nell’aria, era più che evidente: nelle ultime ore si erano messe in evidenza le dichiarazioni di alcuni funzionari europei, che avevano evocato scenari apocalittici, quali ristrutturazione del debito, risparmi degli italiani azzerati, commissariamento e praticamente l’avvento della troika.
Quella correzione sui target deficit-Pil decisa dal governo M5S-Lega, con cui era stato stabilito che il deficit sarebbe stato pari al 2,4% solo per nel 2019, per poi scendere al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021, ha continuato a far storcere il naso nei corridoi dei piani alti di Bruxelles.
Il Pomo della discordia non è rappresentato inoltre ‘solo’ dal target deficit-Pil. Nel mirino c’è anche il deficit strutturale, che l’Italia si era impegnata a ridurre dello 0,6% e che invece, con la prossima manovra, sarebbe destinato a salire addirittura dello 0,8%.
E ora?
Rapporti sempre più tesi tra Bruxelles e l’esecutivo italiano. E se il numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ha rilanciato nuovi scenari terribili per l’Italia – dopo che il vicepremier Matteo Salvini aveva accusato lui e il commissario Pierre Moscovici di rovinare l’Italia e l’Ue – replicando “Spero che Salvini non debba raccogliere le macerie“, il vicepremier Luigi Di Maio ha pronosticato la fine stessa dell’Europa:
“Sono giorni importanti, non sono qui per alzare i toni con l’Europa, anche perché questa Europa qui tra 6 mesi è finita. Tra 6 mesi ci sono le elezioni europee e, così come c’è stato un terremoto politico in Italia il 4 marzo (nelle elezioni politiche), ci sarà un terremoto politico in Europa a maggio”.
Parlando ai giornalisti al Villaggio al Circo Massimo che è stato allestito da Coldiretti, il leader pentastellato ha fatto capire che il governo non farà alcun dietrofront:
“Non c’è nessun ‘piano B’: lo voglio spiegare benissimo, altrimenti a Bruxelles o nei mercati qualcuno si convince che questo governo, se messo alle strette, arretra”. Invece “proprio perché non vogliamo arretrare, proprio perché non vogliamo assolutamente tradire i cittadini italiani, perché arretrare significa non fare il reddito di cittadinanza, non fare superamento della legge Fornero o non tagliare le tasse alle imprese, non esiste un piano B: non si arretra”.
Idem, in un tweet, il vicepremier Salvini:
“L’Europa dei banchieri, quella fondata sull’immigrazione di massa e sulla precarietà, continua a minacciare e insultare gli Italiani e il loro governo? Tranquilli, fra sei mesi verranno licenziati da 500 milioni di elettori, noi tiriamo dritto! #primagliitaliani”.
Juncker nelle ultime ore si è espresso con toni meno allarmistici, o almeno ci ha provato:
“Non ho paragnato l’Italia alla Grecia”, me sicuramente “l’Italia si trova in una situazione difficile”, ha detto intervistato dal quotidiano austriaco Der Standard.
Sulla legge di bilancio, Juncker ha detto addirittura che “non spetta alla Commissione” entrare nel merito delle misure come la flat tax o il reddito di cittadinanza ma “spetta ai politici italiani impostare misure che consentano all’Italia di rimanere entro gli obiettivi di bilancio concordati”.
Su Salvini che avrebbe intenzione di parlare solo con persone ‘sobrie’ e non con Juncker, il diretto interessato ha risposto:
“Non ho sentito cosa ha detto, solo letto. Sono cose che non prendo neanche in considerazione. Il fatto che due vicepremier italiani si esprimano in modo estremamente sboccato sulla Ue fa capire tante cose”.
E ora, dopo la bocciatura del Def da Bruxelles, la parola tocca davvero allo spread.