Notizie Notizie Italia Bpm: acque agitate attorno a Piazza Meda. Dal cda probabile fumata nera su aumento

Bpm: acque agitate attorno a Piazza Meda. Dal cda probabile fumata nera su aumento

13 Aprile 2011 10:04

E’ arrivata l’ora della verità per la Popolare di Milano e il suo aumento di capitale. Nel giorno in cui a Piazza Meda si riunisce un cda straordinario per analizzare le risultanze dell’ispezione della Banca d’Italia sulla qualità dei crediti, l’organizzazione interna e la governance, il titolo dell’istituto imbocca la via dei ribassi in Borsa lasciando sul parterre l’1,20% a 2,798 euro. Se anche il banchiere di sistema, Corrado Passera, ha dovuto cedere alla moral suasion di Banca d’Italia e del Tesoro, la frenesia delle ricapitalizzazioni potrebbe lambire presto anche Bpm. Dall’altra parte Mps ha rotto gli indugi l’altro giorno. Ubi, Intesa Sanpaolo la settimana prima. Da Piazza Meda l’ipotesi di ricapitalizzazione non è passata sulla linea Maginot dell’ultimo consiglio di amministrazione. Le barricate nella banca cooperativa restano alte. Ma nessuno può escludere qualche sorpresa.


Tira aria di fronda però nei corridoi dell’istituto. I sindacati-azionisti della Bpm continuano a fare muro alla proposta del presidente Massimo Ponzellini. E’ una battaglia portata avanti sul filo del rasoio: il rischio della Milano è quello di ritrovarsi ultima tra le grandi cooperative a ricapitalizzare a un prezzo sempre più salato. Ma non solo. A inizio mese lo scontro tra Ponzellini e l’associazione Amici della Bpm, il “parlamentino” dei sindacati cui fa capo la maggioranza del cda di Bpm si è spostato su un altro fronte: quello della governance con la richiesta del presidente di mettere a verbale la votazione in cda sull’aumento di capitale da 500-600 milioni di euro su cui 13 consiglieri su 18 hanno risposto picche. Per poco non si è arrivati alla richiesta di porre un voto di fiducia sulla presidenza. E questo la dice sul lunga sul clima di confronto-scontro che regna in Piazza Meda. Ed oggi le premesse per una fumata nera ci sono tutte.


Ha affidato alle colonne del Corriere della Sera il suo messaggio il vicepresidente dell’istituto, Graziano Tarantini. Con quell’aumento di capitale non è l’unica strada per rafforzare il patrimonio e non deve essere un’operazione frettolosa la strada resta chiaramente in salita. I tempi si allungano, almeno al secondo semestre. Tarantini ha indicato però anche la via: “un’eventuale richiesta al mercato dovrà andare di pari passo con la presentazione di un nuovo business plan”. Si tratta, in sostanza, dello schema utilizzato da Intesa SanPaolo e Monte dei Paschi. Indicazioni che non colgono inaspettata la comunità finanziaria. “Queste dichiarazioni vanno nella direzione da noi ipotizzata da alcuni mesi – scrive Intermonte -, ovvero una ricapitalizzazione di 500-600 milioni di euro per rimborsare gli aiuti di Stato e finanziare la crescita degli impieghi”. Il broker si aspetta comunque un aumento di capitale, entro fine anno, “se non altro visto l’affollamento per le ricapitalizzazioni già annunciate da altre banche nel primo trimestre 2011”.


Eppure gli analisti di Nomura spezzano una lancia a favore di Bpm. Il broker, che dopo aver sfogliato i conti, ha confermato la raccomandazione neutral con target a 3,5 euro nota: “La Bpm ha è stata una dei pochi istituti italiani che non ha ridotto le sue stime dopo i dati di bilancio e questo è positivo”. E andando a toccare l’argomento principe che appassiona i mercati, quello della ricapitalizzazione è convinto che “ogni decisione relativa all’aumento di capitale sarà da collegare alle attività piuttosto che a un effetto a catena legato alla mossa di Ubi Banca”. Quel che appare sempre più certo è che il capitolo stress test renderà la vita un po’ più dura alle banche di Eurolandia, in primis a quelle che indossano la casacca tricolore. “Avrà un impatto negativo sul Core Tier 1 di -106 punti base rispetto ai -62 punti base del 2010”, calcolano gli analisti di Equita.


“Grazie al loro business model tutte le banche italiane passeranno il test. BP e, in misura minore, Unicredit sono in una posizione più debole. BP, con uno Core Tier 1 post stress del 6,2%, è la banca col minore livello di patrimonializzazione. Unicredit, con un Core Tier 1 di 7,1%, non ci sembra completamente tranquilla visto che è una Sifi ossia una banca sistemica”, argomentano gli esperti della sim milanese. “Tuttavia – avvertono – la minore patrimonializzazione di BP è più che scontata nel prezzo e BP può migliorarla cedendo alcuni asset minori e/o co i benefici dei modelli interni. Stress test e ricapitalizzazioni saranno secondo noi il punto di svolta per le banche italiane perché verranno meno due importanti freni al re-rating del settore, favorito dal rialzo dei tassi a breve e dalla normalizzazione delle perdite su crediti”.