Borsa Hong Kong esce da mercato orso. Buy scatenati su hi-tech, volano Tencent e Alibaba. C’è anche l’effetto Cathie Wood
Secondo giorno consecutivo di boom di buy alla borsa di Hong Kong, trainata da un’ondata di acquisti sui titoli dei colossi cinesi hi-tech. Ondata che ha visto tornare protagonisti anche i fondi capitanati da Cathie Wood, numero uno di Ark Investment Management.
Stando a quanto riportato da Bloomberg, il colosso americano ha fatto incetta, in particolare, delle adr di JD.com, dopo che il gruppo ha annunciato di aver chiuso il secondo trimestre con un bilancio migliore delle attese.
I buy di Wood in Cina sono tornati così alla ribalta, dopo che la società di investimenti focalizzata sul settore hi-tech aveva ridotto al lumicino mesi fa le proprie partecipazioni nell’azionario cinese.
Hang Seng, vola l’hi-tech. Tencent e Alibaba fino a +9,5%
L’Hang Seng, indice benchmark della borsa di Hong Kong, ha terminato la sessione odierna in rialzo del 2,46%, sostenuto dal trend delle azioni che compongono il sottoindice Hang Seng Tech Index, volato di oltre il +7% dopo il +2% della vigilia.
I pesi massimi del sottoindice, Tencent e Alibaba Group, hanno segnato rally rispettivamente pari a +8,8% e +9,5%.
Tencent, il gigante che tra i vari asset conta anche il servizio di messaggistica WeChat, ha beneficiato anche dell’annuncio di una operazione di buyback azionario.
Tornando a JD.com, il gruppo dell’e-commerce ha annunciato di aver chiuso il trimestre terminato a giugno con un giro d’affari balzato del 26%; i vertici hanno inoltre affermato di non prevedere un forte impatto dai nuovi tagli sull’utilizzo e sulla raccolta di dati, stabilita da Pechino con una legge sulla privacy particolarmente severa.
Il risultato è che le quotazioni di JD.com hanno chiuso la giornata di contrattazioni schizzando del 15% e incassando così il guadagno giornaliero più forte di sempre.
Il boom di Tencent è stato a sua volta il più forte dal 29 luglio scorso, e ha seguìto il suo buyback di 230.000 azioni della giornata di lunedì.
Occhio anche ad Alibaba, che l’altro ieri ha visto il titolo scivolare al record minimo alla borsa di Hong Kong.
Le quotazioni del gigante di food delivery Meituan sono volate del 14%, mentre la piattaforma di live-streaming Kuaishou Technology ha visto il titolo balzare del 15%, al record dallo scorso di febbraio.
Certo, sui titoli dei titani cinesi incombe ancora la spada di Damocle dei controlli e minacce di sanzioni delle autorità cinesi di regolamentazione dei mercati che, nei mesi scorsi, hanno dato filo da torcere, in generale, ai gruppi quotati sia a Hong Kong che a Wall Street.
Che dire dell’attacco sferrato al gigante di ride-sharing Didi, noto anche come Uber cinese, finito nel mirino di Pechino quasi in concomitanza con il suo sbarco alla borsa di New York, ripetutamente attaccato nei giorni seguenti al lancio dell’Ipo, alle prese con ispezioni nei suoi uffici e minacce di tutti i tipi?
E l’Hang Seng esce dal mercato orso. La view di JP Morgan
Attacchi pesanti sono stati sferrati anche contro Tencent e società cinesi
attive nel settore delle scuole private.
MSCI, società fornitrice di indici di Borsa numero uno al mondo, ha cercato di tamponare il nervosismo che ha colpito la borsa di Hong Kong e i dubbi sull’ “investibilità” delle azioni cinesi, ricordando quanto avvenuto in precedenza, quando l’azionario era rimbalzato a seguito di pesanti smobilizzi.
Il rispetto delle regole delle autorità, ha ricordato il presidente e il ceo di MSCI Inc Henry Fernandez in un’intervista a Bloomberg Television, ha pesato sull’azionario cinese “ogni tre, quattro, cinque anni, e ovviamente in quei momenti i mercati sono stati colpiti dalle vendite. Ma poi, molto velocemente, hanno recuperato terreno, puntando verso nuovi massimi“.
Quanto accaduto a Hong Kong è stato commentato anche da Gabriela Santos, global market strategist della divisione di asset management di JPMorgan Chase:
“Abbiamo assistito alla stessa cosa nel 2018, 2015 e 2011, e i fenomeni ogni volta erano slegati dal ciclo economico, connessi piuttosto alle campagne di riforma e di regolamentazione della Cina – ha detto Santos, intervistata anch’essa da Bloomberg – Ci vuole tempo per ricostruire la fiducia, ma passati tre mesi l’azionario cinese tende a salire”.
I continui smobilizzi che si sono abbattuti sulla borsa di Hong Kong hanno portato l’indice benchmark Hang Seng a capitolare la scorsa settimana nella fase di mercato orso. Il listino è precipitato a un valore superiore a -20% rispetto al record testato alla metà di febbraio.