Borsa Cina: al Beijing Stock Exchange scatta il divieto di sell
La Cina vieta i sell al Beijing Stock Exchange. E’ quanto emerge da un articolo di Reuters, che si riferisce al divieto di vendita che, secondo alcune fonti, sarebbe scattato alla piattaforma di Borsa made in China.
Tre fonti vicine al dossier hanno rivelato all’agenzia di stampa che le autorità di Pechino hanno imposto il divieto, per la precisione, ai principali azionisti delle società quotate su questo indice, lanciato due anni fa circa, e nato con la missione di facilitare la raccolta di finanziamenti a favore delle piccole aziende che scommettono sull’innovazione. Piccole aziende che in Cina vengono chiamate “piccoli giganti”.
‘No Sell’ al Beijing Stock Exchange. Divieto ai maggiori azionisti
La notizia ‘No Sell’ è stata riportata dall’articolo di Reuters “Beijing bourse tells ‘major shareholders’ to refrain from selling, sources say”.
Vale la pena spiegare intanto cos’è questo indice azionario che è stato lanciato in Cina due anni fa, ovvero il Beijing Stock Exchange, con ticker BJSE.
L’indice azionario cinese è nato nel settembre del 2021: si tratta del terzo listino azionario principale della Cina continentale, che affianca le borse di Shanghai e di Shenzhen.
Sul listino sono quotate piccole e medie imprese.
Le contrattazioni di Borsa al Beijing Stock Exchange sono iniziate nel novembre 2021: 81 le società quotate nel primo giorno di trading, di cui 71 che hanno traslocato dal livello più alto, noto come “Select Tier” , del National Equities Exchange and Quotations (NEEQ), piattaforma del mercato OTC dove oggetto di trading sono azioni di società cinesi più piccole.
Il motivo per cui ai maggiori azionisti è stato vietato di vendere le azioni delle società sotto il loro controllo è semplice: per due anni, il Beijing Stock Exchange non è riuscito ad attrarre l’interesse degli investitori.
La situazione si è capovolta nell’arco dell’ultimo mese, con l’indice di riferimento 50 Index che è schizzato del 46%, sulla scia di alcune misure che sono state adottate dalle autorità finanziarie.
Tra queste, la decisione di abbassare l’ammontare richiesto di fondi che un investitore deve detenere per investire, il miglioramento dei meccanismi di trading e provvedimenti che hanno facilitato la partecipazione al mercato dei fondi di investimento.
Borsa Pechino: cosa si intende per ‘maggiore azionista’
Ora, l’applicazione di questo divieto, che colpisce i maggiori azionisti. Ma cosa si intende per azionisti di maggioranza in questo caso specifico?
Per maggiori azionisti si intendono, nel caso del Beijing Stock Exchange, quegli azionisti che hanno in mano una partecipazione pari almeno al 5% nel capitale della società cinese quotata.
Finora, stando alle regole delle borse cinesi, un qualsiasi “maggiore azionista” aveva l’obbligo di informare il mercato riguardo alla sua eventuale intenzione di vendere le azioni. La piattaforma Beijing Stock Exchange ha tuttavia rifiutato le stesse documentazioni, lanciando “de facto” il divieto.
Non è chiaro al momento per quanto tempo la nuova prassi appena introdotta avrà efficacia, ma le fonti interpellate da Reuters hanno detto chiaramente che l’obiettivo delle nuove disposizioni è di proteggere il rally recente.
In assenza del divieto, è stato infatti riferito, i rialzi dei titoli “potrebbero portare gli investitori istituzionali a ridurre le loro partecipazioni, affossando così di nuovo l’indice”.
Allo stato attuale, la Beijing Stock Bourse conta 232 società quotate, con una capitalizzazione di mercato pari a 366 miliardi di yuan, l’equivalente di 50 miliardi di dollari.
Per fare un paragone, la borsa di Shanghai conta 2.256 società, per un valore totale di 47 trilioni di yuan, mentre a Shenzhen sono quotate quasi 3.000 società, con un valore di mercato totale di 31,9 trilioni di yuan.
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Va detto che, in un momento in cui persiste sui mercati la preoccupazione per i fondamentali dell’economia cinese, Pechino si sta muovendo per blindare almeno le sue borse dalla minaccia di nuovi sell.
Basti pensare che, verso la fine di agosto, le autorità finanziarie cinesi hanno deciso di dimezzare la tassa di trading sulle azioni nella speranza di ripristinare la fiducia degli investitori. L’imposta di bollo è stata tagliata per la prima volta dalla crisi del 2008.
Ancora prima, sempre ad agosto, le autorità di Pechino avevano lanciato un appello ai fondi pensione, alle grandi banche e istituzioni finanziarie cinesi affinché aumentassero i loro investimenti in azioni, al fine di supportare l’azionario.