Boris Johnson umiliato in Parlamento, sterlina in recupero. Ma Ue si prepara a no-deal Brexit
Boris Johnson perde la maggioranza in Parlamento e il suo mantra Brexit a tutti i costi inclusa una no-deal Brexit va a pezzi (per ora): la disfatta si consuma anche per opera di 21 parlamentari Tories ribelli, che pagano il loro ‘tradimento’ con l’espulsione dal gruppo parlamentare dei conservatori di Westminster.
Nessuna maggioranza parlamentare, a questo punto, appoggia i piani di Johnson. La sterlina festeggia, nonostante la crisi costituzionale conclamata e a dispetto di dati economici che paventano la prima recessione UK in dieci anni, e riconquista e supera la soglia di $1,21.
Ma attenzione: il rischio no-deal Brexit esiste ancora, tanto che Bruxelles ha affermato che, sebbene progressi sul processo di divorzio siano stati fatti, non ci sono ancora proposte “concrete” da parte del Regno Unito per risolvere la questione del backstop sul confine irlandese.
Di conseguenza, afferma la portavoce della Commissione europea, lo scenario di un no-deal Brexit viene considerato “una chiara possibilità”.
European Commission spokesperson answered several questions on #Brexit today in Brussels.
Key messages:
Our working assumption is Brexit on 31 Oct; #NoDealBrexit is a distinct possibility.
College of commissioners will discuss Brexit preparedness measures on Wednesday. pic.twitter.com/zKmhI8e5Qm— EC in UK (@EUlondonrep) September 3, 2019
Nella giornata di ieri, l’ennesimo political drama targato UK ha avuto come palcoscenico Westminster dove, riunitasi dopo la pausa estiva, la Camera dei Comuni ha votato a favore della mozione presentata da alcuni parlamentari per lanciare un dibattito di emergenza sulla Brexit.
House of Commons votes 328 to 301 to approve the emergency debate motion on European Union (Withdrawal).
This removes control of the business on 4 September 2019 from the Government, enabling the introduction of further EU Withdrawal legislation. pic.twitter.com/CDRsRZli6S— UK House of Commons (@HouseofCommons) September 3, 2019
L’esito del voto comporta che, a partire dalla giornata di oggi, 4 settembre 2019, il governo non ha più il controllo del processo sulla Brexit. Ciò significa che è possibile, da parte di Westminster, avanzare nuove proposte sul divorzio del paese dal blocco europeo.
Sarà votata a tal proposito stasera la proposta di legge che lega le mani al premier Boris Johnson, impedendogli di far uscire il Regno Unito dal blocco europeo in assenza di un accordo con Bruxelles.
Dal canto suo, Johnson ha annunciato la presentazione di una mozione per il ritorno alle urne, affermando che non si recherà a Bruxelles per chiedere un nuovo rinvio. “Non andrò” a Bruxelles a chiedere un altro rinvio, ha detto.
Sterlina in rialzo, ma no-deal Brexit non è scongiurato
La sterlina guadagna, con gli operatori che scommettono su un ulteriore rinvio della Brexit, e risale dal minimo dal flash crash del 2016 a cui è capitolata ieri, quando ha bucato al ribasso anche la soglia di $1,20, scivolando fino a $1,1968.
Gli analisti si dividono in bullish e bearish, anche se il caos politico avalla la cautela di molti.
Boris Johnson potrebbe però aver fatto i conti senza l’oste. Affinché le elezioni generali possano essere indette è necessaria la maggioranza di 2/3 del Parlamento.
E questa maggioranza non risponderà alla mozione del premier, a meno che stanotte non sarà approvata la proposta di legge anti-no-deal Brexit.
A dispetto del rialzo della sterlina, c’è così chi paventa il peggio per la valuta. Il rischio di una Hard Brexit, Brexit senza accordo, rimane presente e a dirlo è stata tra l’altro la stessa Ue.
Ranko Berich, responsabile della divisione di analisi dei mercati presso Monex Europe, prevede un tonfo della valuta britannica pari a -7% circa a $1,10 nei confronti del dollaro, nel caso in cui si dovesse concretizzare il worst scenario.
Ribassista sulla sterlina è anche Peter Rosenstreich, responsabile strategia di mercato di Swissquote:
“Fare dei pronostici su come andrà a finire è impossibile. La situazione politica che si è prodotta potrebbe significare che lo scenario potrebbe mutare a seconda delle notizie. In momenti come questi sarebbe meglio stare sul divano a sgranocchiare popcorn osservando l’azione di lato perchè abbiamo la sensazione che la Gran Bretagna si stia avvitando verso un’altra inutile estensione del periodo pre-Brexit. Una cosa certa però c’è: non ci poteva essere niente di peggio per l’economia britannica e i suoi potenziali investitori. Ieri il dato PMI sulle costruzioni e oggi quello sui servizi hanno messo chiaramente in luce il danno che questa prolungata ambiguità sta producendo sulle attività di business”.
Rosenstreich continua:
“Considerato il numero dei Conservatori ribelli, possiamo credere che oggi la legge per uscire dall’Unione con un accordo passerà, nonostante il Premier Johnson abbia già fatto sapere che non sarà lui a recarsi a Bruxelles col cappello in mano per rinegoziare un ennesimo periodo di estensione dell’uscita e che pertanto chiederà nuove elezioni a rinnovo del Parlamento. Oltre il rumore di fondo, continuiamo a credere che la probabilità di una ‘no-deal Brexit’ continui a rappresentare l’opzione più probabile e in tale scenario ci aspettiamo che la BoE torni all’azione per stabilizzare l’economia tagliando i tassi di interesse. L’inflazione ha superato il 2% a causa della svalutazione della sterlina soprattutto per il rincaro delle merci importate ma in questo caso specifico non dovrebbe costituire motivo sufficiente per fermare la banca centrale. I rendimenti sui titoli a dieci anni sono scesi al record dello 0,382% sulla possibilità di elezioni anticipate. In tempi normali, la risalita dei prezzi spingerebbe la BoE ad inasprire la propria politica monetaria alzando i tassi e questo provocherebbe una pressione ulteriore sulla curva dei tassi provocando una caduta ben più ampia della sterlina. Noi riteniamo che lo scenario ‘no-deal Brexit’ non sia ancora totalmente prezzato dalla divisa britannica pertanto riteniamo che questa settimana vi possa essere un’ulteriore discesa nel cambio contro il franco svizzero e lo yen”.
Rialzista sulla sterlina è invece Philippe Waechter, responsabile economista presso Ostrum Asset Management:
“Siamo in una fase spettacolare: Boris Johnson è uscito sconfitto e la decisione finale sarà presa domani, poiché il Parlamento voterà a favore della possibilità di assumere il controllo dei negoziati per evitare un “no deal Brexit”. Subito dopo, Boris Johnson convocherà le elezioni generali. E dopo ancora potremmo avere quello che tutti chiedono fin dal primo referendum: una conferma sulla Brexit o meno”.
Waechter continua:
“Potrebbe essere questa la soluzione migliore per chiarire la situazione politica, dato che il voto alle elezioni generali continuerà a essere contrario alla Brexit. Nessuno potrà più dire “non lo sapevamo”. Il risultato è ancora di difficile interpretazione anche se i sondaggi sembrano essere favorevoli a Johnson. I risultati delle urne daranno sicuramente una risposta: il Regno Unito rimarrà nell’Unione europea o uscirà. Un voto di uscita significherebbe probabilmente un ‘no deal Brexit’. Di conseguenza prevediamo un rapido rialzo della sterlina, il cui andamento sarà poi legato ai risultati dei sondaggi dopo la chiamata alle urne. Sondaggi pro-Brexit probabilmente indeboliranno la sterlina e, viceversa, registreremo un suo rialzo quando i sondaggi saranno favorevoli al ‘remain’. Il mercato azionario seguirà lo stesso andamento. Il punto è che tutti sapranno che queste elezioni chiuderanno definitivamente il discorso referendario. Sull’altra faccia della medaglia vi sarà l’enorme incertezza: possiamo aspettarci grande incertezza e volatilità se i sondaggi mostreranno la medesima volatilità della fase precedente al referendum. Ciò perchè gli investitori sanno di essere dinanzi a una seconda possibilità, che può essere fonte di un’improvvisa battuta d’arresto dell’attività economica, dato che sarà difficile che qualcuno promuova forti scommesse sul futuro”.