Notizie Notizie Italia Boom rumor su Mps: da lancio bond Tier2 ad assist dl Agosto. Fino a interesse banche francesi o spezzatino

Boom rumor su Mps: da lancio bond Tier2 ad assist dl Agosto. Fino a interesse banche francesi o spezzatino

6 Agosto 2020 11:43

Nuovi rumor sul futuro di Mps, dopo le indiscrezioni riportate giorni fa dal quotidiano La Repubblica, secondo cui la Bce avrebbe chiesto al Tesoro un nuovo intervento per un valore di 700 milioni di euro. La richiesta avrebbe senso, visto che la cessione degli NPL indebolirebbe la posizione del gruppo, facendo scendere il parametro Cet1 dal 12,7% all’11,1%. Più che auspicabile sarebbe di conseguenza un rafforzamento patrimoniale da parte del Tesoro, che riporterebbe il CET di nuovo sopra la soglia del 12%.

Mps: rumor su lancio bond subordinato con garanzia pubblica fino a 300 milioni per soddisfare richieste Bce
Photo Bianchi/Lo Debole/LaPresse31-10-2014 Siena (Italia)CronacaProcesso monte dei Paschi presidente del consiglio giudicaleNella foto:RoccaSalimbeni

Oggi il Sole 24 Ore scrive che, proprio al fine di soddisfare le richieste della Bce, Mps starebbe pensando di “emettere subito un’obbligazione subordinata, della tipologia Tier2, per un valore di 2-300 milioni di euro circa”.

L’operazione avverrebbe in vista della cessione di circa 8,1 miliardi di crediti deteriorati ad Amco.

Il rumor sull’ipotesi bond fa scattare in avanti il titolo fino a oltre +4%.

Qualche informazione in più potrebbe arrivare oggi, vista la riunione del cda prevista in giornata per l’approvazione dei conti. Le indiscrezioni continuano ad accavallarsi, se si considera che, scrive ancora il quotidiano di Confindustria, “ieri da Roma filtravano rumors che vedevano Siena beneficiaria di un intervento complessivo di ricapitalizzazione fino a 1,5 miliardi da parte del Governo nell’ambito del Decreto Agosto”. Di conseguenza, “è possibile che il bond Tier2 sia solo un primo tassello di un mosaico più ampio, da completare anche con altri subordinati”.

Così come è possibile che, per convincere gli investitori a puntare sul bond subordinato, la banca controllata per il 68% dal Mef decida di lanciare l’emissione con una garanzia pubblica, oppure che lo stesso Tesoro confermi l’impegno a intervenire “con una sottoscrizione anche parziale dell’investimento”.

Da ricordare che l’operazione di rafforzamento patrimoniale sarebbe una condizione sine qua non per procedere allo spin off della zavorra degli NPL ad Amco.

A sua volta, una volta liberatasi dal giogo dei crediti deteriorati, una nuova Mps ripulita potrebbe finalmente disporre di una qualità del credito, tale da poter essere venduta senza troppi problemi. Ma chi si la prenderà?

L’uscita del Tesoro dal capitale è fissata al 2021, ricorda il Sole 24 Ore, sottolineando che “assistito dall’advisor Mediobanca, l’istituto sta sondando il mercato, che però rimane freddo. Si guarda a UniCredit, BancoBpm e Bper, in particolare, che avrebbero al momento declinato”.

UniCredit per esempio – protagonista oggi con i propri risultati di bilancio – non sembra pensarci proprio ad andare a caccia di eventuali prede. A dispetto degli ultimi rumor su un presunto interesse dell’istituto a valutare una sorta di sposa ideale, l’AD Jean-Pierre Mustier lo ha ripetuto oggi: “No M&A. Il nostro piano è basato su assunzioni di crescita organiche” – ha detto il ceo, nella conference call con le agenzie di stampa sui risultati del primo semestre 2020.

Il ceo francese si è mostrato del tutto indifferente all’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca, conclusasi lo scorso 30 luglio con successo:

“Pensiamo che l’Italia abbia bisogno di banche molto forti, noi siamo una banca molto forte. Non faccio commenti sui concorrenti”. Il Sole sottolinea anche che, a declinare l’invito a nozze con Mps, sarebbero stati Bper e Banco BPM. Fattore che fa sorgere dubbi sul rischio/possibilità che la banca senese finisca con l’essere fagocitata da un istituto estero.

Ipotesi rilanciata oggi da MF, secondo cui potenziali acquirenti di Mps potrebbero essere le banche francesi attive da tempo in Italia, ovvero Credit Agricole o Bnp Paribas. MF, in realtà, non esclude neanche che UniCredit possa ripensare al dossier Mps, una volta completata l’operazione di smobilizzo degli NPL ad Amco.

Una cosa è sicura: Mps sembra confermarsi una preda per cui nessuno si sta mettendo in prima fila, almeno in Italia. Lunedì scorso Affari e Finanza di La Repubblica ha riportato che, nelle ultime settimane, il Tesoro avrebbe cercato di sondare un eventuale interesse a rilevare Mps da parte di UniCredit, Banco BPM e Bper, con scarso successo, tanto che il titolo durante la sessione è scivolato del 6%. Quello stesso giorno MF scriveva: “Secondo alcune fonti di mercato, è possibile che ci sia qualche gestore che sta scommettendo su uno spezzatino dell’istituto senese per permettere allo Stato di poter uscire dalla compagine azionaria e che a rilevare certi asset sia la stessa Piazzetta Cuccia, che ha dimostrato di aver il 16,1% di Cet 1, a giugno, un livello decisamente alto di liquidità in cassa. E che è appena stata nominata advisor del Monte per l’uscita di scena del Ministero delle finanze”.

Il quotidiano ha ricordato però che è stato lo stesso numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, ha ribadito giovedì scorso in occasione della presentazione dei conti che “non siamo interessati a comprare banche retail”. E che “quello che possiamo fare è stringere accordi con loro per favorire accordi di distribuzione nel segmento consumer, oppure possiamo aiutare come advisor in operazioni di consolidamento”.