Mps, servono ancora soldi dallo Stato. Ultimi rumor: Bce chiede 700 milioni per facilitare M&A

Mps verso la strada della ripresa attraverso la vendita degli NPL ad Amco e le nozze con un’altra banca italiana? All’inizio della settimana il riaccendersi del risiko bancario a Piazza Affari aveva scatenato diversi buy sul titolo.
Alcune indiscrezioni sulla futura sposa dell’istituto senese, con tanto di benedizione del padre Stato, avevano riproposto sia l’opzione di un M&A con Banco BPM che con Bper.
Il rilancio dell’ops di Intesa SanPaolo su Ubi Banca e i rumor anche su UniCredit avevano fatto tornare in primo piano il futuro di Mps senza più la stampella del Mef.
D’altronde la scorsa settimana la stessa banca aveva comunicato la nomina di Mediobanca come advisor per valutare le alternative strategiche disponibili. Moody’s aveva poi posto in “review” i rating di Mps per un upgrade.
E invece fermi tutti. Il quotidiano La Repubblica ha riportato indiscrezioni secondo cui la Bce avrebbe chiesto al Tesoro un nuovo intervento per un valore di 700 milioni di euro. Dal canto loro gli analisti intervistati da Bloomberg hanno commentato i rumor del quotidiano affermando che “un possibile nuovo intervento del Tesoro è un passo credibile” e una condizione cruciale per rendere Mps attraente agli occhi di potenziali pretendenti.
La cessione degli NPL infatti, indebolirebbe la posizione del gruppo, facendo scendere il parametro Cet1 dal 12,7% all’11,1%. Più che auspicabile sarebbe di conseguenza un rafforzamento patrimoniale da parte del Tesoro, che riporterebbe sul CET di nuovo sopra la soglia del 12%.
Così gli analisti di Equita SIM in una nota:
“Secondo quanto riportato da Repubblica, nell’operazione di cessione degli NPL ad AMCO, la BCE avrebbe richiesto alla banca un ulteriore rafforzamento patrimoniale da 700 milioni per concedere l’autorizzazione dell’operazione. A fronte delle cessioni il CET1 di BMPS sarebbe sceso dal 12,7% all’11,1% e un ulteriore rafforzamento patrimoniale da 700 milioni stimiamo possa portare il CET1 nuovamente al di sopra del 12%. Ricordiamo che, in seguito all’approvazione da parte della UE del ‘quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19’, i governi possono ricapitalizzare le banche senza ricorrere al burden sharing degli azionisti o dei creditori subordinati (la misura ha carattere temporaneo e ed è consentita entro il 31 dicembre 2020), lasciando quindi spazio per un ulteriore intervento patrimoniale. Riteniamo che un rafforzamento del capitale renderebbe la banca maggiormente appetibile in ottica di M&A, visto che ad oggi il principale ostacolo ad un’integrazione con un altro soggetto bancario – oltre a rischi legali per circa 4 miliardi – era rappresentato dal rischio di effettuare un aumento di capitale post-fusione”.
Così si legge su La Repubblica nell’articolo firmato da Andrea Greco:
“Monte dei Paschi è quella banca in cui i nodi arrivano due alla volta. Il primo è la decisione del cda di valutare, il 30 luglio, l’azione di responsabilità contro i passati vertici, da anni richiesta da alcuni soci e trascurata dal Tesoro, che dal 2017 ha il 68% delle quote. Il secondo riguarda la necessità di ulteriore capitale regolamentare: risulta da fonti finanziarie che la Bce abbia chiesto un rafforzamento patrimoniale di 700 milioni, per poter autorizzare lo scorporo di 8 miliardi nominali di crediti deteriorati al gestore pubblico Amco. Operazione in rampa da mesi, e necessaria per allineare la qualità del credito Mps al resto del settore e rendere di la banca, in teoria, “vendibile”, come da impegni di Roma con Bruxelles entro il 2021. Una nota Mps, il 29 giugno, già ammoniva che a fronte della cessione in corso il patrimonio primario “Cet1” sarebbe sceso dal 12,7% all’11,1% degli attivi di rischio ponderati: e senza contare i dati del primo semestre 2020, poco allegri. Il Tesoro, che tre anni fa dovette iniettare 7 miliardi (in gran parte bruciati in Borsa) per salvare la banca, si prepara dunque a un altro obolo di denaro pubblico: sempre il 30 luglio dovrebbe impegnarsi a versare i 700 milioni”.