Bombetta e ombrello, Piazza Affari esordisce a Londra
E’ una prima volta da matricola anche per Piazza Affari, abituata a raccogliere nei suoi listini le società esordienti nostrane. Le azioni di Borsa spa vengono infatti scambiate da oggi nel tempio della finanza mondiale, la City londinese. Naturalmente non sono titoli denominati Borsa Italiana, ma si tratta di quel 28% di azioni di Lse Group (la holding al vertice dei due floor), pari a 79,5 milioni di pezzi derivanti da aumento di capitale e consegnati ai nuovi soci italiani.
L’operazione, autorizzata dall’assemblea della Borsa londinese a inizio agosto, si è conclusa settimana scorsa con la consegna materiale dei titoli secondo il rapporto di concambio di 4,9 nuove azioni Lse per ogni titolo di Borsa Italiana. Un concambio stabilito all’atto della firma dell’accordo di fusione in giugno che valorizzava Piazza Affari 1,6 miliardi di euro circa a fronte della quotazione dei titoli Lse a 1.400 pence. Oggi però quegli stessi titoli valgono di più, 1.643 pence per una valorizzazione che si avvicina ai 19 miliardi di euro.
Una situazione che non può che avere soddisfatto chi quei titoli ha in mano, ovvero i principali istituti di credito nazionali azionisti di Borsa Italiana tra i quali Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banca Montpaschi. Con il 28% del capitale della nuova Borsa, il blocco italiano è il primo azionista della nuova entità, affiancato dagli arabi i quali hanno recentemente raggiunto un accordo per rilevare i titoli della City in mano al Nasdaq.
Sempre oggi si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione che vedrà l’ingresso dei vertici di Borsa Italiana Angelo Tantazzi e Massimo Capuano rispettivamente con le cariche di vicepresidente e vice amministratore delegato. Insieme a loro faranno parte del consiglio anche l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, il vice amministratore delegato di Unicredit, Sergio Ermotti e il direttore generale di Banca Imi, Andrea Munari. Presidente sarà l’attuale numero uno del London Stock Exchange, Clara Furse.
Dalla fusione nasce un colosso con più di 3.500 società quotate che sarà presto dotato di piattaforme e tecnologie comuni. Le sinergie porteranno, secondo le previsioni, a risparmi di costi fino a 29 milioni di euro all’anno dal 2009.
In apertura di contrattazioni il titolo Lse ha quotato poco oltre 1640 pence in sostanziale parità.