BoJ aumenta ancora piano acquisto bond. Taglio dei tassi a sorpresa per la Corea
La Bank of Japan quest’anno già due volte (a febbraio e ad aprile) aveva aumentato l’entità del piano di allentamento quantitativo al fine di stimolare l’attività economica e favorire un deprezzamento dello yen, la cui forza grava soprattutto sull’export delle imprese nipponiche. Oggi il ministro delle Finanze, Jun Azumi, ha rimarcato che maggiori stimoli da parte della BoJ sono necessari per sostenere la crescita e combattere la deflazione. Da febbraio scorso la BoJ ha indicato un target esplicito di inflazione pari all’1%.
Il Fmi a giugno aveva invitato le autorità nipponiche ad aprire ulteriormente i cordoni della liquidità per sostenere l’economia e combattere la deflazione che caratterizza il Paese nipponico. L’istituto di Washington ritiene lo yen ancora sopravvalutato complice principalmente l’afflusso di capitali dettato dalla ricerca di asset rifugio.
A fine giugno la stessa Bank of Japan, per la prima volta dal 2009, ha alzato le stime di crescita economica su tutte le 9 regioni del Paese, rimarcando il rafforzamento delle spese per consumi. Il premier Noda ha recentemente posto l’accento sui problemi derivanti da fattori esterni (principalmente crisi del debito europea) che mantengono lo yen a livelli alti frenando così l’economia.
Lo statement della banca centrale nipponica ha rimarcato inoltre l’intenzione di concentrarsi maggiormente sugli acquisti di bond a breve scadenza rispetto ai precedenti acquisti che si erano focalizzati su quelli a lungo termine. L’azione della BoJ ha portato oggi il rendimento del di Japanese Government Bond (JGB) decennale a scendere fino allo 0,76%, livello più basso dal 2003. Negativa la reazione dell’azionario con la Borsa di Tokyo in netto ribasso oggi (-1,48% l’indice Nikkei a 8720,01 punti). Sul valutario si apprezza invece lo yen con cross $/Y in calo a 79,4.
Intanto a sorpresa oggi la banca centrale della Corea ha abbassato di un quarto di punto percentuale il suo tasso di riferimento, sceso al 3%. Il mercato si attendeva tassi invariati al 3,25%. La mossa è atta a contrastare l’atteso rallentamento economico a causa dell’indebolimento dell’outlook globale.