Notizie Notizie Italia Boeri: dietrofront totale Fornero “non possibile”. E “quota 100 costerebbe 20 miliardi l’anno”

Boeri: dietrofront totale Fornero “non possibile”. E “quota 100 costerebbe 20 miliardi l’anno”

4 Luglio 2018 14:02

Smantellare del tutto la riforma Fornero sulle pensioni “non è possibile”, mentre l’applicazione della quota 100 pura costerebbe 20 miliardi l’anno, oltre a far crescere il numero dei pensionati di 750.000 unità. L’immigrazione è una risorsa, in quanto cruciale per la sostenibilità del sistema pensionistico, e il vero problema non sono certo i migranti, ma la fuga all’estero dei giovani. E’ a questi, in particolare, che il nuovo governo M5S-Lega deve pensare, se si considera che “ai ritmi attuali, nell’arco di una sola legislatura, la popolazione italiana secondo scenari relativamente pessimistici, ma non inverosimili, potrebbe ridursi di circa 300.000. È come se sparisse una città come Catania“. Nel commentare la relazione annuale dell’INPS, il presidente dell’istituto Tito Boeri rimarca alcune delle posizioni già rese note in precedenza.

Ancora sui giovani, Boeri sottolinea che la loro storia recente “nel nostro paese è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettattive”. E che “tra queste delusioni c’è anche quella di ritrovarsi sempre, quale sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”.

Detto questo, l’economista afferma che è vero che “possiamo permetterci una maggiore flessibilità di quella consentita dalla riforma Fornero quanto alle scelte di pensionamento”. E’ questa una delle poche concessioni che Boeri fa all’esecutivo giallo-verde. Per il resto, il numero uno dell’INPS snobba del tutto l’avvertimento-minaccia che arriva dal leader della Lega, vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Interpellato a margine dell’assemblea degli assicuratori dell’Ania, Salvini invita Boeri a ” rendere efficiente il lavoro della sua azienda, che non sempre risponde bene e velocemente ai cittadini italiani”;  e, in sostanza, a “non fare politica”. Aggiungendo: “che siano gli immigrati a pagar le pensioni degli italiani e a tenere in piedi questo Paese è abbastanza curiosa come ipotesi. Gli immigrati regolari per bene che lavorano sono parte integrante di questo Paese. Però penso che il diritto alla pensione venga prima dei diritti di esternazione del presidente Boeri che si dovrebbe preoccupare di rendere efficiente il lavoro dell’Inps“.

In un video postato su Facebook, Salvini va anche oltre, minacciando praticamente di sfrattare Boeri dallo scranno più alto dell’INPS:

“L’immigrazione positiva, pulita, che porta idee, energie e rispetto è la benvenuta. Il mio problema sono i delinquenti, come quello che ha ammazzato un italiano di 77 anni a Sessa Aurunca, preso a pugni da una di queste ‘risorse’ che ci dovrebbero pagare le pensioni. Perchè c’è ancora qualche fenomeno, penso anche al presidente dell’Inps, che dice che senza immigrati è un disastro. Ma ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici“.

Boeri non si fa certo intimidire dalla voce grossa di Salvini e fa riferimento anche alla disinformazione presente in Italia. A suo avviso gli italiani stanno infatti sottovalutando la quota di popolazione con una età superiore ai 65 anni e sovrastimando, contestualmente, il numero di immigrati: una situazione che riflette una “vera e propria disinformazione”.

Il rimprovero è netto: “la deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata da noi che altrove. Non solo pregiudizi. Si tratta di vera e propria disinformazione”.

La verità è che per “mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese”.

Piuttosto, il vero problema è la fuga dei giovani all’estero. Di conseguenza, oltre al rimprovero, Boeri invita sia il Parlamento che il governo a puntare su questa categoria, spesso dimenticata.

“Siamo all’inizio di una nuova legislatura con un nuovo Parlamento e un nuovo esecutivo che hanno da poco iniziato a operare. Nell’augurare a entrambi buon lavoro non possiamo che reiterare con forza il nostro invito a pensare al futuro. Nel confronto pubblico degli ultimi mesi si è parlato tanto di immigrazione e mai dell’emigrazione dei giovani. Nessuno sembra preoccuparsi del declino demografico del nostro paese”, quando la stessa INPS nei precedenti rapporti annuali ha messo in evidenza  la situazione di “abbandono” dei giovani.

“Purtroppo la fuga all’estero di chi ha tra i 25 e i 44 anni non sembra essersi arrestata neanche con la fine della crisi”, visto che nel 2016 sono emigrate 115mila persone, l’11% in più rispetto all’anno precedente.

Salvini non si trattiene e, dopo l’intervento di Boeri, torna di nuovo alla carica: “‘Servono più immigrati per pagare le pensioni… cancellare la legge Fornero costa troppo… servono più immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare...’ Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?“.

Ma Boeri una risposta al ministro l’ha già data, nel momento in cui ha affermato che “i dati sono la risposta migliore e non c’è modo di intimidirli”.

“La mia risposta  è nei dati e i dati parlano – sottolinea il numero uno dell’INPS – Oggi presentiamo quella che è la verità che bisogna dire in Italia“.

Boeri affronta anche la proposta quota 100, contenuta nel contratto di governo M5S-Lega. Proposta che, nella sua versione pura, costa secondo le stime dell’Inps fino a 20 miliardi l’anno.

Sempre l’INPS rende noto che quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi l’anno, e che la somma scenderebbe a 16 miliardi se si alzasse il  requisito anagrafico a 65 anni.

Infine, quota 100 con 64 anni minimi di età ed il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anziantià contributiva indipendenti dall’età costerebbe fino a 8 miliardi.

Una tale spesa, sottolinea Boeri, “dovrà essere coperta aumentando il prelievo fiscale su ogni lavoratore, innescando un circolo vizioso in cui più tasse riducono l’occupazione e dunque scaricano l’onere di finanziare le pensioni su un platea sempre più piccola”.

Insomma, no a quota 100, perché “ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più“, in un paese in cui ci sono  più di 5,5 milioni di pensionati che percepiscono un assegno lordo sotto i mille euro al mese.