Bill Gross: tassi ai minimi storici creano zombie e favoriscono buyback, non curano l’economia
Tassi ai minimi storici non rappresentano la cura, sono parte del problema. Il giudizio di Bill Gross, Gestore del Janus Global Unconstrained Bond Fund di Janus Capital, è tranchant e improntato a un aperto scetticismo nei confronti della politiche monetarie adottate negli ultimi anni dalle maggiori banche centrali. Tassi a zero non servono a curare un’economia che si avvia verso una “Nuova Normalità”. Il nuovo scenario, di cui Gross parla dal 2009, contempla un indebolimento “strutturale” dei tassi di crescita a causa di fattori demografici, aumento della regolamentazione e innovazioni tecnologiche.
A questi si aggiungono i fattori negativi innescati dal costo del denaro ai minimi storici come la sopravvivenza di “aziende zombie” e il forte ricorso all’indebitamento destinato a piani di buyback (invece che a investimenti produttivi). “Nel 2015 i piani buyback approvati si attestano, in termini annualizzati, a 1,02 mila miliardi di dollari, il 18% in più rispetto al record fatto segnare nel 2007 a 863 miliardi”, si legge nell’ultima edizione dell’Investment Outlook.
Uno spiraglio è rappresentato dal recente report diffuso dalla Banca dei Regolamenti internazionali (BIS, Bank for International Settlements). “La BIS rileva con forza che, nel medio termine, ci sono costi sostanziali legati alle politiche monetarie ultra-espansive” visto che si tratta di misure che “causano un’errata definizione dei prezzi nei mercati finanziari…mettono a rischio la solvibilità delle compagnie assicurative e dei fondi pensione….e mettono sotto pressione i limiti tecnici, economici, legali e anche i confini politici”.
“La Grecia non è direttamente menzionata, così come non sono direttamente citate le turbolenze dei mercati azionari cinesi e la scarsa liquidità del mercato dei bond ad alto rendimento, e neanche…”, sottolinea Gross. “I bassi tassi di interesse non possono essere utilizzati per curare la febbre, nella realtà potrebbero aumentare la temperatura del paziente portandolo in pericolo di vita”.
Al momento non esistono evidenze statistiche che dovrebbero spingere la Fed a incrementare i tassi ma, continua il gestore, la Banca centrale statunitense potrebbe essersi resa conto che i tassi in quota zero tendono a provocare effetti negativi. “Potrebbe essere che i banchieri centrali che guidano i maggiori mercati finanziari globali – per ora la Fed e la BoE (Bank of England, ndr) – stanno diventando più saggi”. “I bassi tassi di interesse non rappresentano la cura, sono parte del problema”.