Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce taglia tassi di 25 bp, politica monetaria “sensibilmente meno restrittiva”

Bce taglia tassi di 25 bp, politica monetaria “sensibilmente meno restrittiva”

6 Marzo 2025 14:26

Come previsto, la Bce ha deliberato un altro taglio dei tassi di 25 punti base, dopo quello decretato a gennaio e i quattro dell’anno scorso. Il tasso sui depositi scende così al 2,50%, ad un passo dal limite superiore dell’ipotetico livello neutrale. Il Consiglio direttivo rivede anche le stime su inflazione (al rialzo) e crescita (al ribasso) della zona euro. Importante svolta nella comunicazione: ora la politica monetaria è “sensibilmente meno restrittiva”. Focus anche sui dazi di Trump e gli investimenti dell’Ue nella difesa nella conferenza stampa di Christine Lagarde.

La Bce taglia i tassi di 25 bp, tasso sui depositi al 2,5%

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di abbassare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. La riduzione del tasso sui depositi presso la banca centrale, strumento chiave per orientare la politica monetaria, è stata adottata sulla base di un’analisi aggiornata delle prospettive inflazionistiche, dell’evoluzione dell’inflazione di fondo e dell’efficacia della trasmissione delle misure monetarie.

Con la decisione odierna, il Consiglio direttivo ha stabilito che, a partire dal 12 marzo 2025, i tassi di interesse saranno così modificati:

  • Tasso sui depositi presso la banca centrale: 2,50%
  • Tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali: 2,65%
  • Tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale: 2,90%

Inflazione rivista al rialzo ma sotto controllo

Il processo di disinflazione procede in linea con le attese. L’andamento dell’inflazione è rimasto coerente con le previsioni e le ultime proiezioni degli esperti indicano che l’inflazione complessiva si attesterebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. L’incremento delle stime per il 2025 riflette principalmente la dinamica dei prezzi dell’energia. L’inflazione depurata da energia e alimentari dovrebbe invece raggiungere il 2,2% nel 2025, il 2,0% nel 2026 e l’1,9% nel 2027.

Le precedenti stime indicavano un’inflazione del 2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026 e 2,1% nel 2027, con un indice core dei prezzi al consumo al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e nel 2027.

Gli indicatori dell’inflazione di fondo suggeriscono un progressivo assestamento attorno al target del 2% nel medio termine. Tuttavia, le pressioni interne sui prezzi restano elevate, a causa del ritardato adeguamento di salari e listini rispetto ai precedenti rialzi dell’inflazione. Sebbene la crescita delle retribuzioni si stia gradualmente moderando, il suo impatto sull’inflazione viene in parte mitigato dalla compressione dei margini di profitto.

Politica monetaria Bce “sensibilmente meno restrittiva”

La politica monetaria diviene “sensibilmente meno restrittiva”, con la riduzione dei tassi di interesse che rende il credito più accessibile per famiglie e imprese, favorendo una ripresa delle erogazioni. Tuttavia, gli effetti delle precedenti strette monetarie continuano a pesare sul credito in essere, mantenendo contenuti i volumi complessivi di prestiti.

Bce taglia stime crescita eurozona

L’economia dell’area euro affronta ancora difficoltà, tanto che le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso: +0,9% nel 2025, +1,2% nel 2026 e +1,3% nel 2027. In precedenza, il Pil era previsto a +1,1% nel 2025, +1,4% nel 2026 e +1,3% nel 2027.

Il ridimensionamento delle stime per i prossimi due anni è riconducibile alla contrazione delle esportazioni e alla debolezza degli investimenti, penalizzati dall’incertezza sulle politiche commerciali ed economiche. Nel medio periodo, l’aumento dei redditi reali e il graduale allentamento degli effetti delle precedenti strette monetarie dovrebbero favorire una ripresa della domanda interna.

Programmi di acquisto di attività

La riduzione dei portafogli del Programma di acquisto di attività (PAA) e del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) prosegue secondo un ritmo graduale e prevedibile, dato che l’Eurosistema ha interrotto il reinvestimento del capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Decisioni Bce restano legati ai dati

Il Consiglio direttivo resta fermamente impegnato a garantire la stabilizzazione dell’inflazione sul livello obiettivo del 2% nel medio termine. In un contesto di crescente incertezza, le decisioni di politica monetaria continueranno a seguire un approccio basato sui dati, valutando di volta in volta le prospettive inflazionistiche, i dati economici e finanziari e la dinamica dell’inflazione di fondo, senza vincolarsi a traiettorie predefinite dei tassi di interesse.

Inoltre, i funzionari sono pronti a intervenire, se necessario, adeguando tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire il raggiungimento dell’obiettivo del 2% di inflazione a medio termine e il regolare funzionamento della trasmissione della politica monetaria. Infine, lo strumento di protezione della trasmissione resta disponibile per contrastare eventuali turbolenze di mercato che potrebbero compromettere l’efficacia della politica monetaria nell’area euro.

La reazione del mercato e la view degli analisti

Dopo l’uscita del comunicato della Bce, l’euro ha toccato un nuovo massimo degli ultimi quattro mesi, con un rialzo dello 0,5% a 1,0844 dollari. Per quanto riguarda l’azionario europeo, Dax e Ftse Mib scambiano poco mossi mentre arretrano gli altri listini. Sull’obbligazionario, il rendimento del Bund si attesta al 2,85%, spinto al rialzo dalle misure fiscali allo studio in Germania, mentre il Btp è poco sotto il 4%. I mercati monetari scontano almeno un altro taglio dei tassi nel corso del 2025 e un secondo molto probabile.

Per gli analisti di ING, la nuova frase sull’orientamento della politica monetaria indica che i tassi di riferimento si stanno avvicinando al territorio neutrale. Tuttavia, le delibere odierne sono basate su un set di informazioni parzialmente obsoleto e non tengono conto dei nuovi investimenti della Germania e dell’Unione europea in difesa e infrastrutture. Una conferma degli stimoli “consentirebbe alla Bce di interrompere l’attuale ciclo di tagli dei tassi prima di quanto previsto in precedenza”.

Nel complesso, “la direzione di marcia non è più così chiara” e “una pausa ad aprile sembra una possibilità”. Inoltre, “i crescenti rendimenti obbligazionari sulla base di un debito pubblico più elevato potrebbero presto portare un altro tema nell’eurozona: il controllo della curva”.

Le dichiarazioni di Lagarde

Lagarde ha innanzitutto analizzato la situazione economica, sottolineando che l’elevata incertezza in patria e all’estero, legata alle tensioni geopolitiche, sta danneggiando esportazioni e investimenti e che questo peserà sulla crescita più di quanto previsto in precedenza. I rischi per la crescita rimangono orientati al ribasso mentre, per quanto riguarda l’inflazione, la maggior parte delle aspettative stima un ritorno al 2% e i dati sulle trattative salariali segnalano un allentamento delle pressioni.

“Un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe aumentare l’inflazione, attraverso il suo effetto sulla domanda aggregata”, afferma la presidente. “Tuttavia, l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso laddove la politica monetaria rallentasse la domanda più del previsto”.

Interrogata sul cambiamento di linguaggio su quanto sia restrittiva la politica, Lagarde afferma che non è “innocua”. La differenza ora è che la valutazione adotta un approccio “evolutivo” piuttosto che una valutazione statica. In ogni caso, la Bce “non si sta impegnando anticipatamente su un determinato percorso di tassi”, anche se alcuni colleghi potrebbero esprimere le loro “opinioni individuali” nei prossimi giorni.

Infine, la presidente ha aperto ad una pausa nei tagli dei tassi ad aprile, qualora i dati dovessero supportare tale decisione.